Giuseppe Maurizio Piscopo.
Penso che non solo i cittadini di Racalmuto, ma tutti i siciliani che amano la loro terra e le loro tradizioni debbano leggere il libro di Salvatore Campanella “Asini Preti Cantastorie in Racalmuto, la piccola Palermo”, edizione Armando Siciliano, per tuffarsi in un passato che appartiene a tutti noi e che non possiamo assolutamente perdere.
La Sicilia raccontata in questo libro, corredato da rare foto d’epoca inedite, non esiste più se non nella memoria dei più anziani. Eppure c’è la civiltà contadina, il lavoro in campagna, le serenate, l’emigrazione, la scuola, le maestre, le feste principali, la fortuna di vivere in un piccolo paese dove ci si conosce tutti e dove la vita scorre serena e la piazza e le strade danno il senso della comunità e della vita stessa. Un libro prezioso, che riporta moltissimi episodi inediti di microstoria e illumina dettagli su personaggi come la maestra Taibi, i sacerdoti Casuccio e Arrigo, l’inventore dei taralli, Piuzzu Lo Bue.
Il testo è stato presentato il 6 agosto a Racalmuto presso la Fondazione Sciascia in una sala gremita e attenta.
I lavori sono stati curati con professionalità dall’assessore alla cultura e scrittore Enzo Sardo. Ha relazionato Lia Lo Bue, Presidente dell’omonimo Centro Culturale sito in Racalmuto e scrittrice, che ha colto le sfumature, ha analizzato i temi di fondo del libro. Il sindaco Vincenzo Maniglia ha introdotto i lavori precisando che questa pubblicazione permette ai cittadini di Racalmuto di ricostruire la propria identità e fa rivivere momenti e personaggi storici che altrimenti sarebbero stati dimenticati. Le letture sono state curate con attenzione nei passaggi interpretativi dal giovane Giulio Seminerio.
Angelo Campanella, figlio dell’autore, ha raccontato la genesi del libro:“Prima ho avuto da mio padre un quaderno, poi altri e nel giro di pochi mesi gli appunti sono diventati un libro arricchito da fotografie storiche di Racalmuto”.Questa testimonianza mi ha ricordato la storia del testo di Tommaso Bordonaro “La Spartenza”, che è nato da un quaderno di appunti finito nelle mani dello scrittore di Bolognetta Santo Lombino poi pubblicato dalla Casa Editrice Einaudi fortemente voluto dalla scrittrice Natalia Ginzburg.
Il momento più toccante è stato quando Salvatore Campanella con voce commossa ha ringraziato tutti i partecipanti. Riporto uno stralcio del suo intervento: “Io descrivo i personaggi non per sottolinearne la bontà o la cattiveria, ma voglio che sia il lettore a giudicare. Non sono uno scrittore, ma un racalmutese che ama il suo paese e le sue tradizioni. Il libro riguarda il periodo nero del dopoguerra e racconta il passaggio da una società rurale e contadina a una società tecnologica. Sono stato testimone di questo rivoluzionario cambiamento. Un popolo che costruisce qualcosa di nuovo senza tenere conto dell’esperienza del passato è come se costruisse un palazzo senza fondamenta. Oggi soffriamo perché ci manca il superfluo, negli anni 50 si soffriva perché ci mancava l’essenziale.”
Dalla quarta di copertina: “Tutto quello che ho lasciato non esiste più. Abbiamo perso anche la voglia di lavorare e creare”.
Il libro alla sua prima presentazione ha avuto un grande successo e molti racalmutesi hanno voluto una dedica da parte dell’autore, essendo già stata esaurita la prima edizione del libro, una ristampa sarà disponibile in libreria a partire dal 30 agosto.