Giuseppe Maurizio Piscopo.
La maestra Nancy è una maestra speciale aperta al dialogo interculturale e multi-religioso. Nella scuola ha vissuto esperienze uniche, come tutor in un corso di Lingua araba.
Ha guidato circle time e incontri culturali, percorsi prematrimoniali in parrocchia.
Fa parte dell’associazione Famiglie di San Giuseppe Artigiano e di diverse associazioni
Teatrali. Attualmente collabora in maniera attiva con il centro “Guttuso” nella branca teatrale dal nome “L’uno completa l’altro”.
Ha partecipato come voce narrante alla “Passione di Cristo”, rappresentazione cittadina tenutasi nel giorno della Domenica delle Palme, alla Rassegna Teatrale “Rassegnati” come presentatrice e come attrice. Scrive sul sito “Scrivere.info” e per la “Love more Nation”.
Scrittrice di brevi performance teatrali scolastiche.
Scrittrice di brevi romanzi e di poesie pubblicate da diverse case editrici.
Traduttrice di copioni teatrali dal vernacolo napoletano a quello siciliano.
Dipinge nel tempo libero e scrive poesie, si dedica al teatro da circa 20 anni nel ruolo di
attrice,conduttrice, aiuto regista e costumista. Pubblica in esclusiva sul sito “Scrivere.
Ha pubblicato in antologie poetiche e di prosa:
• Viaggi di Versi
• Gocce di memoria
• Intolleranza zero
• Le Siciliane.
Ha partecipato a concorsi nazionali di poesia, ricevendo Attestati di Merito, Diplomi d’Onore e primi e secondi premi in Sicilia e fuori dalla sua regione.
E’ stata finalista al premio Kaos e al premio Città di Cefalù, 2^ classificata al premio “Buttitta” città di Favara e 1^ classificata al premio “Gufi e meloni”.
Un suo testo poetico ha vinto il premio “Città di Castelbuono” per miglior testo e musiche inedite. Conosce bene l’inglese.
Quali competenze deve avere una maestra del nostro tempo?
Competenze a trecentosessanta gradi, dal saper usare una lingua straniera, alla conoscenza, mediamente approfondita, di come si debba usare un PC, all’uso di piattaforme digitali, al saper navigare in rete e chi ne ha, più ne metta. Tutto questo per via delle nuove tecnologie che hanno invaso la nostra vita, ma restano ferme e immutabili quelle competenze che afferiscono al mondo personale:la capacità di mettersi in gioco, di rapportarsi, di essere disponibile al cambiamento, di entrare in empatia…
E’ vero che una maestra può cambiare la vita di un bambino?
Sì, ne sono certa, influisce sulla sua crescita e ne ricorderà per sempre l’imprinting; almeno per me, è stato così, ho amato la scuola, perché la mia maestra la amava.
Maestri si nasce o si diventa?
Si può non nascere maestri, ma diventare tali, perché affascinati e trasportati da un bravo maestro o maestra.
Una volta quando passava il signor maestro la gente si toglieva il cappello. Ed ora che succede?
Adesso succede che il cappello lo mettono, specie molti adolescenti, utilizzano le felpe con cappuccio, sta alla capacità dei maestri entrare in quel mondo e scoprirne i misteri. Per gli adulti che frequentano i maestri, reputo che sia importante il dialogo, già a partire dai primi incontri, deve crearsi un patto di corresponsabilità, nel quale l’insegnante deve far rispettare la sua autorevolezza e in cui dare alla famiglia il posto giusto, di sostegno e non sostitutivo nelle decisioni importanti. Non è certo facile…il mestiere dei maestri e neanche quello dei genitori, come si recita da sempre.
L’aspettano fuori per alzargli le mani solo perché ha messo un brutto voto o ha rimproverato il figlio che non si è comportato in maniera civile.
Questo è il rovescio della medaglia, purtroppo, accade sempre più spesso che molti insegnanti non vengano rispettati e finiscano pure in ospedale.
Ritengo che, oggi, è difficile parlarsi ed entrare in empatia non solo nel mondo della scuola, ma dappertutto; si scelgono facilmente le vie dell’aggressione verbale e, a volte, fisica, purtroppo, ci vengono mostrati modelli poco corretti di approccio sociale (vedi i Talkshow, e i tantissimi programmi spazzatura …).
Anche l’editoria scolastica ha bandito dai libri di scuola le belle storie di rispetto degli anziani, di buone azioni e delicatezze giornaliere da utilizzare già a partire dall’ambiente quotidiano familiare.
Cosa è diventata la scuola?
Purtroppo, non è più la sola agenzia ad educare ed istruire, si deve confrontare con mille sistemi nuovi che affascinano i ragazzi. Essa diviene, se ne è capace, chiave di lettura del mondo, altrimenti resta solo un’azienda fredda che fornisce titoli e diplomi inutili.
Un maestro è per sempre. Puoi commentare questa frase?
Vorrei commentare con alcuni miei versi, dettati da un incontro fortuito con la mia maestra dopo tantissimi anni che non la vedevo.
La mia maestra
In quell’abbraccio
Mi si sciolse il cuore.
E in pochi istanti potei tornar bambina
Quel viso dolce della mia maestra,
faro di luce della mia infanzia,
le spalle curve nel fiero portamento, vidi.
Le voglio bene- le sussurrai all’orecchio
e una lacrima
ambasciatrice di commozione piena
scese fra la cornice dei suoi capelli bianchi.
In quell’abbraccio mi si sciolse il cuore
di ciò che intorno stava non vidi più il grigiore.
Indelebile agli umani errori
Una speranza di affetti sempre eterni
mi sorse in cuore e non andò più via.
Hai mai vissuto la solitudine delle maestre?
Non dovrebbe esistere, visto che per tanti mesi vivono a contatto con bimbi e bimbe e conoscono tante famiglie; realmente, si crea una fitta rete sociale da non essere mai sole. Ma c’è, esiste la solitudine, nascosta nei pensieri fuori dal mondo scolastico e a volte proprio tra le mura scolastiche .
Mi spiego meglio, a volte, mi ritrovo a pensare diversamente da altri, perché ritengo sia , comunque, molto importante mettere in pratica ciò che si “razzola” e allora il modo di vivere e di relazionarmi , di rispettare l’ambiente, di rispondere con garbo, di tollerare e chiedere scusa, di discutere ascoltando le idee altrui, mi isola un po’ in questa società dell’Ego che primeggia. La maestra rimane maestra anche fuori dalla scuola e non avendo alunni a portata di mano, ai quali dare l’esempio, viene osteggiata, perché troppo “precisina”.
Cosa provi nei primi giorni di una prima classe?
Tanta ansia e preoccupazione. Sono al mio 39^ anno di servizio, ma è sempre la stessa storia, mi sento impreparata. Dicono, anche, conclamati studi scientifici, che tutto questo faccia da forza motrice per il raggiungimento di buoni risultati in campo lavorativo, perché vieni spinta a ricercare mezzi, metodologie e strategie sempre nuove per adattarle alla realtà che ti trovi di fronte e guai se non fosse così, anche perché il mondo è in divenire, la realtà si evolve e le spinte emozionali passate non è detto che funzionino oggi..Insomma bisogna cambiare per non cambiare la propria forza interiore a dare il meglio.
Cosa provi l’ultimo giorno di quinta elementare?
Tanto affetto verso quei ragazzini e ragazzine che ho preso in carico a sei anni, o giù di lì.
E’ un percorso di vita insieme e se è stato entusiasmante, non lo si vuole lasciare; sai che il bello di ciò che si sperimenta insieme in quegli anni, per loro, costituirà una parte della valigia della loro vita a venire e te ne senti, in buona parte, fautrice.
Di chi sono i bambini, appartengono ai genitori o al mondo?
Mille citazioni ci ricordano che dobbiamo donarli al mondo e che nascono per vivere in autonomia la loro vita.
Apparterranno ai genitori solo nell’eredità donata da noi, e proprio lì che saranno ancora nostri, il loro modo di essere costituirà la testimonianza di come li abbiamo seguiti, aiutati, sospinti e lasciati soli a sperimentare le cose imparate, anche a costo di sbagliare e fare i conti con la dura realtà.
Esistono ancora le maestre che alzano le mani, quelle che portano carbone, esistono ancora le maestre che offendono i bambini con un linguaggio offensivo e un atteggiamento da “caserma”?
Mi auguro non esistano più, certo è che vedere aule ben sistemate, con banchetti in ordine maniacale, ricreazione da seduti, file silenziosissime, incolonnate con rigore militare e occhi torvi, danno un po’ di sospetto…è bello scompigliare un po’ questo assetto, mi è sempre piaciuto. Purtroppo in tempo di emergenza Covid, occorrerà utilizzare un po’ di rigore e distanziare con fermezza.
A scuola mancano le figure maschili…
Credo proprio di sì, io, nei miei anni di carriera, ne ho incontrati pochi di maestri, però ho avuto sempre la fortuna di collaborare con loro in maniera straordinaria. Stereotipo da eliminare quello del maschio iscritto in Ingegneria e raramente in Scienze della Formazione. Si deve combattere questa abitudine mentale che fa credere che l’istinto materno sia più portato a meglio educare; si perde la possibilità del confronto, della molteplicità dell’essere e dunque, reputo necessaria un’opera di ripescaggio della nobiltà e bellezza dell’arte dell’insegnare al maschile. Tanti i nomi eccellenti sono stati nel passato figure di riferimento pedagogico e didattico molto influenti e dalle quali è venuta fuori una corrente educativa che ha rinfrescato e modernizzato tutto il mondo scolastico, basti pensare a Don Milani, a Gianni Rodari…
Esistono ancora i maestri nella nostra società’?
E’ dura fare i maestri, in una società nella quale i maestri sono visti come figure che bloccano la libertà di essere: non si accettano insegnamenti, meno che meno consigli, ognuno reputa importante solo il proprio modo di vedere e cerca di imporsi sugli altri.
La figura del maestro non deve insegnare ciò che sa,che, a volte, corrisponde ad un solo modo di pensare e tagliare così la divergenza e la ricerca di altre verità. Deve trasmettere con gioia il piacere del sapere, del non stancarsi di ricercare e di, naturalmente, difendere il proprio pensiero, sapere esporlo, dimostrandosi però, capaci di tollerare il pensiero altrui e conviverci.
La Tv in Italia ha cambiato la testa delle persone, li ha portati a ragionare in maniera acritica e passiva. Pasolini l’aveva previsto molti anni fa…
Come ho anticipato prima, è la pura realtà. I grandi pensatori la anticipano sempre, ecco il bisogno di conoscere, leggere, meditare sui “Grandi”. Il “Novecento” e i “Classici” insegnano molto. Ecco il bisogno di leggere, dico sempre ai miei alunni che, così come assumono cibo per dare energia al corpo e farlo crescere, debbono leggere per dare cibo alla mente, altrimenti si spegne.
Gesualdo Bufalino ha detto che un esercito di maestri elementari avrebbe sconfitto la mafia…
Poesia da brivido…letta e riletta. La chiusa, contiene la speranza che non deve mai morire, e la speranza sta nel bambino che diventerà capace di non farsi seppellire dall’omertà generata dall’ignoranza che ci circonda. Il luogo migliore per combattere l’ignoranza è la scuola attraverso l’azione dei maestri.
E’ vero, dobbiamo sentirci soldati di un esercito che ha il compito di testimoniare che la mafia va combattuta e prevenuta conoscendone i risvolti sociali e le negatività.
Sono felici i bambini di oggi?
La felicità è posseduta da tutti i bambini in maniera naturale, posseggono occhi che non vedono le cattiverie del mondo, vedono tutto con aspettativa e gioia, il gioco è per loro preparazione alla vita futura. Purtroppo, il bambino oggi, non gioca più, ma compete, fin da piccolo per essere il migliore.
Abbiamo creato un piccolo esercito di miniadulti che non agiscono in spontaneità giocosa, ma seguendo regole dettate da adulti; intessono relazioni sociali e vivono esperienze dove il campo della vita è seminato già dagli adulti e coltivato secondo regole che non possano ferire i piccoli. Così non fanno esperienza della vita, le amicizie vengono selezionate, i luoghi da frequentare pure, la scuola va scelta con cura…
Il bambino non si trova mai davanti ad una difficoltà, proprio per questo non può godere del piacere di una amicizia riconquistata dopo un litigio, di una difficoltà superata da soli, momenti che fanno gustare la felicità di avercela fatta con le proprie forze.
Che cosa non deve fare mai una maestra con i bambini?
Mi piacerebbe fare un brevissimo elenco, che ritengo sia basilare:
o stigmatizzare difetti
o abbassare l’autostima
o pensare di uniformare tempi e competenze
La scuola non è una fabbrica (input e output), è una bottega artigianale, il prodotto che ne viene fuori è un essere umano pensante e agente, non si può uniformare la formazione, bisogna diversificarla.
Quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Andare in pensione come il mio ottimo intervistatore e magari dargli una mano nel continuare e fare il “maestro, ti lancio la mia collaborazione fin da ora.
Curare le piante della mia casa in campagna e dedicarmi di più alla mia passione: la poesia.