OPEN PLAZA WORKSHOP – RESILIENT FAVARA è stato un interessante incontro promosso nell’ambito di “SI” il Festival dell’architettura in programma a Favara sotto la direzione di Farm cultural Parkr, progetto promosso dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea MiBACT.
Con il coordinamento dell’architetto professor Maurizio Carta dell’università di Palermo che ha organizzato l’incontro grazie all’Augmented city Lab del Dipartimento dell’Architettura di UNIPA, si sono confrontati Andrea Bartoli e Florinda Saieva, Giuseppe Bennica, Giacomo Sorce, Franco Criscenzo, Vincenzo Airò, Barbara Lino, Daniela Ronsisvalle, Carmelo Galati Tardanico e Nicola Costanza.
Si è parlato rinaturalizzazione e forestazione di Favara, di rigenerazione urbana, di riqualificazione dei centri storici, di ritorno ad abitarvi con un’ottica diversa, dove ad avere il ruolo principale è l’uomo in simbiosi con la natura, con centri urbani riadattati sotto un ottica ecologica e un pensiero al bello e all’arte.
Al termine dell’incontro è stata scritta e sottofirmata una lettera imbucata in una capsula del tempo che sarà aperta nel 2022 quando la lettera sarà recapitata ad un abitante di Favara di quell’anno, Ve la proponiamo integralmente.
“Caro abitante di Favara del 2022, Ti scriviamo dal passato, a Te che abiti in un futuro radioso, a Te che sei orgoglioso cittadino di una città resiliente, a Te che abiti una rivoluzione culturale.
Oggi abiti in alcuni quartieri ammirati e imitati in tutto il mondo, quartieri in cui la natura è un’alleata delle donne e degli uomini, delle bambine e dei bambini che lo abitano.
Quartieri in cui la Human Forest di Palazzo Miccichè è cresciuta rigogliosa, è fiorita e ha fruttato, è uscita dalle mura e si è protesa verso le strade e le piazze circostanti, si è arrampicata sulle mura e sui tetti delle case, è entrata in alcune animando della sua vitalità cortili e terrazze, e si è unita alla Valle degli Orti, primo polmone verde della città.
Quartieri dove sei tornato ad abitare dopo averli abbandonati con vergogna tanti anni fa, quando credevi che per Favara non ci fosse speranza, quando avevi persino timore di dire che abitavi a Favara.
Quartieri dove si parlano molte lingue, tante quante sono le persone che, sedotte dalla sua nuova vita, sono venute ad abitarvi da diverse parti del mondo, lasciando tristi scatole di cemento, buie strade di asfalto, noiose vite senza colori, per venire a respirare la vitalità della natura urbana, dell’arte, della creatività e della sostenibilità ecologica.
A Favara c’è un quartiere che ha perso le inutili automobili e si è arricchito di case per le famiglie, e stanno arrivando un museo, una scuola all’aperto, una biblioteca di quartiere, un ambulatorio, un piccolo teatro, spazi che mutano con il sentimento degli abitanti: vi giocano i bambini, vi si riuniscono i cittadini, vi si riposano gli anziani in sicurezza e in bellezza.
Un quartiere che prende energia dal sole e dal vento e la regala, che prende anima dall’arte e dalla poesia, che prende valore dalla qualità.
Lo sappiamo, potevi andar via e non lo hai fatto, potevi far andare via i tuoi figli e non lo hai fatto, potevi chiudere gli occhi e non lo hai fatto, anzi hai chiamato altri, perché la rigenerazione urbana si fa insieme, con molti compagni di strada, con vecchi amici e nuovi alleati.
E se tutto questo oggi è vero è stato grazie all’impegno che oggi una comunità creativa ha messo in atto.
Oggi la rigenerazione urbana ha messo insieme intorno ad un tavolo la rigenerazione degli spazi pubblici e privati, la rigenerazione delle persone e delle idee e la rigenerazione amministrativa. Solo con l’impegno condiviso di tutti noi è stato possibile realizzare il Tuo desiderio che noi abbiamo sognato e Tu, Noi, Voi, avete realizzato.
Non ci devi ringraziare, ma siamo noi che ringraziamo Te per averci offerto la sfida di questa lettera che è un impegno politico, culturale, urbanistico ed economico.
Noi ci abbiamo creduto perché Tu ci avresti creduto. E questa lettera è per ringraziarTi di abitare il nostro sogno.
Favara, 12 settembre 2020, Anno Zero della rivoluzione ecologica”.