Giuseppe Maurizio Piscopo
Michele La Tona è nato a Palermo nel 1947. Giornalista dal 1973, si è occupato di teatro, cultura, turismo. Dal 1974 al 1998 al Teatro Biondo Stabile di Palermo è stato capo ufficio stampa e successivamente Segretario Generale. Dal 2006 al 2011 è stato Direttore Artistico e Direttore Organizzativo Orestiadi. Ha diretto prestigiose iniziative legate al teatro presso enti e comuni.
Ha pubblicato: Camus, un testimone di libertà, Palermo a Teatro, Festività Religiose e Turismo in Sicilia, La vera storia della Baronessa di Carini, Come nasce un Teatro Stabile, Sagre e Turismo in Sicilia. Ha scritto saggi di storia teatrale ed articoli su quotidiani periodici e riviste specializzate. Ha ideato nel 1999 le albe teatrali di Segesta.
Conosco Michele La Tona da una vita. Michele rappresenta l’Arte e la magia del Teatro, quello vero. L’ho conosciuto al Teatro Biondo ed è nata subito un’amicizia profonda e di spessore che è durata tutta la vita. Tutte le volte che ho avuto il piacere di parlare con lui ho appreso sempre qualcosa che mi è servito nel mondo dello spettacolo. Non dimenticherò mai la possibilità che mi ha dato di realizzare al Biondo con i bambini dell’Ingrassia lo spettacolo: Il Cinema, i bambini e la Sicilia. Provate ad immaginare l’emozione che hanno provato quel giorno i bambini del quartiere di Corso dei Mille, che non avevano mai visto un Teatro, che avevano vissuto sempre per strada nel loro quartiere. I bambini hanno cantato e recitato nel tempio dell’Arte dove si sono esibiti i più grandi Artisti del mondo. Sono cose che non si dimenticano più.
Che cos’è il Teatro per Michele La Tona?
Una parte importante della mia vita, mi sono occupato di teatro per oltre 40 anni, ha segnato la mia esistenza, ha coinvolto gli affetti a me più cari, la mia famiglia, mio figlio. Il teatro mi ha portato in giro per il mondo, ho conosciuto tantissime realtà, gente, uomini e donne di cultura e di diversa estrazione sociale, ho visitato luoghi che da adolescente sognavo, ho intrecciato relazioni e rapporti con personaggi prestigiosi, ho avuto la possibilità di lavorare e confrontarmi con artisti che hanno fatto la storia della cultura mondiale.
Il teatro non è soltanto la rappresentazione delle gioie, dei dolori, delle miserie umane, ma è anche il modo per migliorare e costruire un mondo migliore?
Sicuramente il teatro ha un ruolo fondamentale nella crescita di un popolo, della società nei suoi aspetti più eterogenei. È luogo di incontro, di intrattenimento ma anche di arricchimento socio-culturale. È lo specchio della realtà che circonda l’uomo, è momento di aggregazione e promozione umana. Il teatro è portatore di idee, di progetti, delle istanze culturali di un paese ed è fonte di rinnovamento, di confronto, di partecipazione, di coinvolgimento. Ed i giovani, da questo punto di vista, sono i fruitori che maggiormente ne traggono profitto.
Quando hai iniziato ad occupartene?
Da giovane, nelle recite scolastiche, nei palcoscenici di scuola per poi trasferire questa passione giovanile nelle feste di piazza dove conducevo gli spettacoli, nelle discoteche durante le feste di fine anno e di carnevale.Poi il salto nel teatro che conta con il primo incarico da addetto stampa nel ’74 al Teatro Biondo.
Hai conosciuto e lavorato con i più grandi attori, musicisti e registi del mondo: Jean Louis Trintignant, Georg Springer, Giorgio Albertazzi, Jack Lang, Peter Klein, Pina Bausch, Peter Pecha, Giorgio Streler, Joseph Mifsud, Andrea Boccelli, Paolo Guerra, Thierry Salmon, Maurizio Scaparro, Giorgio Guazzotti. Puoi ricordare qualche altro artista?
Ricordo la severità ed il rigore del Maestro Riccardo Muti, che ho conosciuto a Vienna dove mi ero recato per acquistare dei costumi presso il Teatro dell’Opera, ma tra i miei ricordi più cari quelli con Gianni Santuccio, grandissimo attore, tutto genio e sregolatezza, con Nicola Piovani, musicista e Premio Oscar, con Nino Manfredi, grande attore ma uomo particolarmente parsimonioso, con la grandissima Rosa Balistreri, donna ed artista straordinaria, inimitabile, unica, con Turi Ferro che amava particolarmente Palermo, perché lo faceva sentire “non l’attore catanese ma l’attore che rappresentava l’intera Sicilia”, con Mimmo Cuticchio, un maestro il cui prestigio è riconosciuto in tutto il mondo, con Massimo Ranieri (vinse un Festival di Sanremo con “Perdere l’amore” nel periodo in cui era scritturato dal Biondo per lo spettacolo Liolà per la regia di Scaparro), con Valeria Moriconi (dopo un litigio diventammo molto amici e la ospitai a Segesta con il memorabile monologo “Emma B. vedova Giocasta), con Carmelo Bene (ricordo, al Biondo, una polemica condita da insulti con una spettatrice, si sfiorò la rissa), con Jack Lang ministro della cultura francese e direttore del Piccolo di Milano dopo la scomparsa di Strehler, con gli amici de La Comedie Francaise e quelli dell’Opera di Pechino, con Franco Franchi, uomo generoso, attore di immense qualità, persona perbene. Ed ancora i miei ricordi affettuosi con Franco Scaldati, un talento di eccezionale interesse, poeta, autore, attore. Ricordi che si inseguono nel percorso tracciato da Luigi Maria Burruano, Giorgio Li Bassi lo scrittore-giornalista Salvo Licata (prematuramente scomparsi) e da tanti attori palermitani con cui ho condiviso lavoro ed impegni.E poi il piacere di aver vissuto le carriere iniziali di parecchi giovani come Luigi Lo Cascio. Ricordo anche alcune piacevoli conversazioni con Ennio Morricone per un progetto di portare la sua musica al Tempio di Segesta.
Cosa si prova alla prima di uno spettacolo, dopo giorni di prove e cambiamenti?
Ansia, trepidazione, timore… Io vedevo sempre la prova generale ed evitavo sempre di vedere“prima”.Trascorrevo la durata dello spettacolo impegnandomi in lunghe passeggiate con il regista nelle vie intorno al teatro.Per rientrare a fine spettacolo e scrutare nei volti degli spettatori l’indice di gradimento.
Qual è lo spettacolo a cui ti senti più legato e perché?
Certamente il primo spettacolo prodotto dal Teatro Biondo che iniziava nel 76/77 il percorso di teatro di produzione che lo avrebbe successivamente condotto al riconoscimento, ambito ed inseguito da anni dal direttore artistico Pietro Carriglio e dal sottoscritto, di Teatro Stabile. Il titolo dello spettacolo “Cagliostro dei Buffoni” di Salvo Licata, Regia Accursio di Leo con in scena attori riuniti in una sorta di nazionale palermitana:Luigi Maria Burruano, Franco Scaldati, Lollo Franco, Giacomo Civiletti….
Chi sono i tuoi scrittori di riferimento?
Da sempre Pirandello e poi Albert Camus, Shakespeare, Eco e ho un grande amore (legato a Giorgio Albertazzi ed ad una sua memorabile interpretazione) per la Yourcenar e le sue “Memorie di Adriano”non disdegnando gli scrittori dei nostri giorni.
Hai scritto alcuni libri sul Teatro. Che cosa raccontano?
Storie legate al teatro ed ai suoi protagonisti in scena. Ricordo una lunga intervista con Luca De Filippo che mi parlò a lungo del padre Edoardo, con Enrico Maria Salerno, con Raf Vallone (e dei suoi trascorsi giovanili come calciatore del Torino).E poi un lungo racconto-storia sulle origini del Teatro Biondo fino ai primi anni ’90.
Sei l’uomo che ha inventato le albe teatrali. Il Teatro all’alba a Segesta nel luglio del 99 ha avuto un enorme successo. Ne hanno parlato anche i giornali stranieri. Quando ti è venuta questa idea strepitosa?
Già, le albe. Potrei dire che nascono dalla mia insonnia. Da sempre dormo poche ore e la mia sveglia suona intorno alle 4/5 del mattino.Mi incuriosiva la notte che volgeva verso il giorno, la luce. Pensai che sarebbe stato molto bello assistere all’alba che si apriva al mondo. Dal buio pieno di misteri alla luce piena di vita.E farlo da un luogo privilegiato:Il Teatro di Segesta costruito dall’uomo 2.300 anniprima.L’incontro tra ciò che aveva voluto il Creatore e l’uomo che aveva costruito, pietra sopra pietra, il teatro, diede origine alle albe teatrali che sarebbero diventate, nel mondo, un appuntamento ricorrente ed apprezzato. Ricordo che le albe teatrali nacquero tra un diffusissimo scetticismo (apprezzate inizialmente da qualche amico, dal Sindaco di Calatafimi Segesta Nicola Cristaldi, da Valeria Moriconi) salvo poi tutti pronti a ricredersi, salvo poi, anche in tempi recenti, a definire le albe teatrali (dimenticando chi le ha ideate, dove sono nate e quando sono nate) una “novità”. Una “novità”, sottolineo, nata il 25 Luglio 1999 al Teatro di Segesta con in scena Franca Nuti e Giancarlo Dettori, mitici attori de Piccolo di Milano.
Quali sono le difficoltà per allestire un’opera teatrale?
Ci vogliono i soldi (ed il teatro ne ha sempre di meno), ci vogliono buoni testi, ci vuole tanto coraggio, ci vogliono sacrifici ed impegno.La contribuzione pubblica sostiene maggiormente i teatri cosiddetti pubblici mentre le piccole compagnie e le piccole strutture notoriamente sono le più svantaggiate economicamente. Andrebbero sempre sostenute le piccole compagnie, il teatro dei giovani, la sperimentazione, il teatro nelle scuole.
Cosa è cambiato nel Teatro degli ultimi anni. È vero che la gente va meno a teatro?
Esiste una offerta variegata, ma lo spettacolo dal vivo soffre anche dei costi che si riverberano nel prezzo del biglietto, il FUS (Fondo Unico dello Spettacolo) andrebbe incrementato ed il teatro andrebbe aiutato con sgravi fiscali, con una contribuzione puntuale che eviterebbe alle strutture teatrali di indebitarsi con le banche che anticipano (con notevoli ricarichi di interessi) le somme, con interventi strutturali…Comunque dico sempre che chi fa teatro deve anche pensare al pubblico e alle sue esigenze per catturarne l’interesse.Diceva un grandissimo organizzatore e produttore teatrale, LucioArdenzi, “fare teatro per il pubblico”.Un atteggiamento che ho perseguito sempre nel corso della mia vita professionale. Andare sempre incontro agli interessi e ai gusti del pubblico.
Che ricordo hai del Teatro Biondo?
Vi ho trascorso 25 anni di intensa attività, ho contribuito a farlo diventare Teatro Stabile (unitamente a Pietro Carriglio e con l’apporto dei lavoratori, delle maestranze, degli artisti), ho messo tantissime firme pesanti in assegni, documenti, contratti, cambiali, ho attraversato momenti di grandi difficoltà gestionali legate ad una stagione di grandi conflitti nelle relazioni aziendali, ho goduto,insieme a tutti, dei 13 mila abbonati alle stagioni teatrali e dei 14 turni che registravano il “tutto esaurito”dei circa 1000 posti in agibilità. Ho vissuto momenti di grandi difficoltà economiche con stipendi erogati con ritardi di 5/6 mesi ma ho avuto il privilegio di apprezzare momenti bellissimi come i tanti “biglietti d’oro”ricevuti dalla SIAE per l’attività e l’alto numero presenze di spettatori. Un’esperienza che mi ha particolarmente appagato professionalmente anche se non sono mancate talune amarezze. È il ricordo di chi, con spirito fortemente aziendale, ci ha messo personalmente sempre la faccia, di chi fronteggiava schiere di creditori e fornitori riuscendo ad onorare sempre, seppur con ritardo, gli impegni economici assunti:di questo ne sono orgoglioso.Al Biondo ho conosciuto gente splendida, ottimi e leali lavoratori (non tutti), eccezionali amministratori. Voglio fra questi ricordare il compianto prefetto Corrado Spadaccini, un uomo che seppe traghettare, con grande capacità, il Biondo dalla Fondazione Andrea Biondo all’attuale Associazione tra Regione, Provincia, Comune e Fondazione Biondo.In seguito la mia vita professionale, oltre il Biondo, è continuata con risultati che lascio, dico sempre, al giudizio degli altri.
Hai diretto Festival internazionali, sei stato in Canada, Stati Uniti, Argentina, Grecia, Spagna. Provi nostalgia quando pensi a questi luoghi della tua gioventù?
Nostalgia?No.Considero quei periodi, quel tempo come un attraversamento verso una fase diversa della vita.In quegli ambiti ho sempre cercato di rappresentare al meglio delle mie possibilità i miei datori di lavoro, le istituzioni di riferimento, il mio ente. Naturalmente sono state esperienze professionali ed umane che mi hanno profondamente arricchito. Rimpianti o nostalgie,proprio no!
Hai rappresentato in Italia il Teatro dell’Opera di Praga diretto da Daniel Dvorak con l’opera Mozart e la Prague Chambre Armony di Praga.Che ricordo hai di questa esperienza?
Ho compiuto una strada differente nell’ambito della cultura teatrale occupandomi di musica e di un ente lirico straniero di grande prestigio.La Repubblica Ceca che avevo già frequentato in ragione della scrittura di compagnie di “teatro nero”si è rivelata fonte di crescita per me. Una organizzazione perfetta, quasi maniacale, con grandi professionisti, musicisti di talento.
Hai creato gli antipremi. Sei andato in soccorso ai perdenti?
Appartengono al periodo che considero “goliardico”. La fase del gioco, del sorriso, delle battute, dello stupire per far parlare del mio paese, Cerda. Si premiavano i vincenti ed io premiavo i perdenti, si premiavano i primi ed io premiavo gli ultimi. Andavo controcorrente e tutti (organi di informazioni,radio, tv, agenzie di stampa…) si occupavano di queste “trovate”.Con il risultato che tutti, a costo zero, scrivevano e parlavano di Cerda, che tornava alla popolarità dopo la fine della Targa Florio.Cerda si affidava a queste trovate per far parlare di se!E quindi sulla scia di queste “follie” giunse il Monumento al Carciofo inaugurato il 24 aprile 1987 in diretta televisiva con Portobello condotto da Enzo Tortora.Un trionfo con migliaia di visitatori per la Sagra del Carciofo e boom per le attività commerciali!Nell’occasione della trasmissione televisiva presentai il mio libro di ricette “Il carciofo a tavola” con 111 modi per cucinarlo.Una autentica “zingarata”unica ad oggi nel suo genere!
Quanto c’è di vero nella storia di Cicciolina nuda a cavallo di fronte alla chiesa di Cerda e il prete che suona le campane a distesa e la tua ex insegnante di catechismo che ti toglie il saluto?
Tutto vero!Pacentro, comune abruzzese da cui era originaria la famiglia della cantante Madonna, aveva pensato di dedicarle una statua nella piazza principale del paese destando l’ira di quasi tutti gli abitanti. Io attraverso un comunicato stampa offrii la piazza di Cerda per realizzare la statua a Madonna sostenendo, con buona dose di faccia tosta, che la cantante era “figlia del nostro tempo”.Naturalmente finimmo su tutti i giornali,il prete suonò a distesa le campane in segno di calamità, i miei parenti furono subissati di proteste, la signorina Mariannina Del Castillo, donna eccezionale e guida spirituale di tutti i giovani cerdesi, si offese e mi tolse il saluto, un suo fratello farmacista mi rintracciò per dirmi che sua sorella era in collera con me… Successe il finimondo. Ed io imperterrito,non contento del pandemonio scatenato, continuai aggiungendo che Cicciolina nuda su un cavallo bianco avrebbe inaugurato la statua.Inoltre in una sorta di esasperato delirio goliardico nottetempo con un gruppo di amici burloni venni a Cerda per prendere le misure, trovare lo spazio per collocare la statua e spostare la chiesa… Poi tutto si concluse con un nulla di fatto.Intanto Cerda era sui giornali (dopo anni la signorina Mariannina mi perdonò).
Sei riuscito a promuovere il carciofo di Cerda in tutto il mondo a costo zero?
Si, con il Monumento al Carciofo che divenne l’attrazione (lo è tuttora) del paese richiamando visitatori e turisti per l’immancabile foto-ricordo all’ombra del “carciofo”. Agli inizi, e per molto tempo, gli sposi lo hanno utilizzato come sfondo per le loro foto!Con il monumento sono nati numerose trattorie e ristoranti tematici che propongono piatti a base di carciofi.Di recente ho chiesto al Sindaco di toglierlo dalla piazza.Ha fatto ormai il suo tempo e…il suo dovere!
Cosa ha rappresentato lo scrittore francese Albert Camus nella tua vita?
Sin da giovanissimo l’ho amato moltissimo. Mi intrigava la sua versatilità, la sua produzione letteraria, la vicinanza al teatro. Scrisse Caligola e I Giusti portati in scena da Giorgio Strehler e dal Piccolo Teatro di Milano, Caligola. Ispirò la mia tesi di laurea e successivamente, su sollecitazione di Ugo Ronfani, critico letterario, corrispondente da Parigi de “Il Giorno” e amico dello stesso Camus scrissi un piccolo saggio (“Camus, un testimone di libertà”) a lui dedicato.Un piccolo omaggio al Premio Nobel scomparso nel gennaio del ’60 a soli 47 anni.Uno scrittore che ancora oggi, per le sue idee, il suo pensiero, il suo stile è di grande attualità.
Che cos’è il mondo all’incontrario di cui i giornali hanno parlato nel raccontarti?
Mi piacerebbe vedere lo stupore nel viso della gente che vede piovere dal basso verso l’alto oppure MontePellegrino capovolto con la vetta che sfiora il mare e con il mare che prende il posto della vetta.Con il parapioggia girato verso il basso per ripararsi dalla pioggia… Sognare sorridendo?Che male c’è?
Quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Aprire al pubblico un anfiteatro di pietra (da me denominato “anfiteatro della luce”) con oltre 1.500 posti realizzato a Cerda in una collina che guarda l’entroterra siciliano e che è stato ultimato (e mai inaugurato) oltre 21 anni fa con una spesa di 2 miliardi a carico della Regione Siciliana. Sarebbe molto bello toglierlo dall’abbandono, dal degrado, dal saccheggio per essere utilizzato dalla comunità e dagli artisti.