Giuseppe Maurizio Piscopo
I fortunati presenti ieri al Circolo Empedocle di Agrigento alla presentazione della lectio magistralis del grande maestro Carlo Aonzo sulla storia del mandolino, nella loro vita potranno raccontare ai loro figli noi c’eravamo. Lasciatemi iniziare così questa storia. Qualcuno ha già scritto sui social una bella e rara iniziativa sulla Sicilia dal cuore antico… Ieri Carlo Aonzo ha vergato una pagina di musica straordinaria nella città di Agrigento.
E’ entrato in scena quasi in punta di piedi e dopo aver sistemato i suoi attrezzi: mandolino e microfono, ha iniziato a raccontare lo strumento della sua vita, dalla nascita alle varie epoche storiche, ricordando gli inizi con suo padre, che l’ha avviato alla musica. Le sue mani accarezzavano il mandolino che ha fatto il giro del mondo e lo facevano vibrare in cielo, con una serie di sfumature e segreti da artista, lasciando tutti a bocca aperta e con il fiato sospeso.
Dopo la colta presentazione di Antonio Zarcone che ha organizzato questo incontro frutto della sua fantasia e del suo estro, con il fine di rilanciare il mandolino nel mondo agrigentino, dove esiste una grande squadra di grandi appassionati di questo strumento.
Carlo Aonzo ha intrattenuto il pubblico con suonate raffinate tratte dai grandi Autori classici, serenate, suonate popolari napoletane, tanti ricordi, molte storie e ricordi in un viaggio nel mondo della musica per sessanta minuti.
Un mandolino raffinatissimo, come non l’avevamo mai sentito in tutti questi anni. Il colpo d’occhio era dato dalla presenza di chitarre, mandole e 25 mandolini antichi e di pregio. C’è stato lo spazio per le domande del pubblico veramente intriganti.
Il gran finale: i musicisti agrigentini presenti: Mimmo Pontillo, Giovanni Lo Brutto, Lorenzo Puma, Lillo Marino, Giuseppe Marino, Dario Mantese, Giuseppe Calabrese, Peppe Ballacchino, Maurizio Piscopo hanno preso uno strumento tra le mani, tra le decine di mandolini di grande valore e chitarre preziose ed insieme a Carlo Aonzo hanno eseguito delle musiche di barberia: una tarantella, la suonata in mi minore e un altro brano. Dopo molti anni i mandolini della fine dell’Ottocento hanno riavuto voce, ed hanno creato un’atmosfera magica in una giornata autunnale, riuscendo a fermare la pioggia. Uno di questi mandolini, “racconta Giovanni Lo Brutto”, era di proprietà del barone Agnello di Favara, che l’ ha regalato a mio padre, il barbiere Filippo Lo Brutto che aveva il suo salone in piazza Cavour, per farsi perdonare delle sue manchevolezze, un mandolino che ha una storia lunga 160 anni.
Foto di Angelo Pitrone