E’ un libro che raccomandiamo. Per scoprirlo, per comprenderlo meglio, abbiamo sentito Pasquale Cucchiara, scrittore e storico di Favara, appassionato di uomini e fatti della nostra terra.
“Leggere il libro di Gaspare Agnello significa, innanzitutto, inoltrarsi nel mondo delle sue frequentazioni – ci dice Cucchiara – come, appunto, Leonardo Sciascia ma anche Matteo Collura, Bufalino, Consolo, Montalban, Manuel Vazquez Montalban Cecilia Kin, Amos Oz, tre premi Nobel come Pamuk, Kazuo Ishiguro, Vargas Llosa e tanti altri che hanno segnato la letteratura italiana e straniera del ‘900”.
La terrazza della Noce, dove Sciascia passava l’estate, è stata una vera e propria “Agorà” dove sono passati i personaggi più influenti del XX secolo tra cui Guttuso, Craxi, Pannella, Consolo, Bufalino, Collura e tanti altri. “Poeti, pittori, incisori, fotografi, editori, uomini di cultura che l’autore tratteggia sapientemente con una scrittura “asciutta”, “essenziale” alla portata di tutti – scrive Pasquale Cucchiara – come a rimarcare i suoi solidi ideali, figli della migliore tradizione socialista italiana e della concezione gramsciana della letteratura”.
Ma cosa troviamo nel libro dell’illustre Gaspare Agnello. “Nel libro ci sono le vicende legate al prestigioso premio Racalmare, da cui tutto nasce essendone stato Sciascia presidente e Agnello membro della giuria – ci spiega lo storico Cucchiara – Si parla del tragico suicidio dello scrittore Antonio Castelli, delle affinità e delle divergenze tra Agnello e Sciascia, della franchezza dell’autore nel dire dove aveva “torto” ma anche dove aveva “ragione” (si intende rispetto a Sciascia) quella Ragione volterriana che era il cruccio di Sciascia, ragione che era lontana dalle nostre contrade.
Mi piace ricordare – evidenzia Cucchiara – che Camilleri, in una sua celebre intervista disse testualmente: “c’erano tre gruppi attorno a Sciascia: quelli che lo chiamavano Nanà, quelli che lo chiamavano Leonardo e quelli che o potevano solamente chiamare Sciascia”.
Andrea Camilleri apparteneva a quelli che lo chiamavano Leonardo mentre Gaspare, per gli amici “Gasparino” Agnello lo chiamava, in piena confidenza, Nanà.
“Ed è proprio questo il punto del libro – sostiene Pasquale Cucchiara – il rapporto fra Gasparino e Nanà, ricordi, riflessioni, annotazioni, delusioni, politica, la grande questione della giustizia di cui Sciascia si fece una vera e propria ossessione e tanto altro. Infine, credo sia doveroso, da favarese, fare un passaggio, sul rapporto, fra Sciascia e Antonio Russello”.
Dalle pagine del libro emerge un Russello risentito, quasi prevenuto, nei confronti di Sciascia per una recensione che lo scrittore di Racalmunto scrisse al celebre libro di Russello intitolato “La luna si mangia i morti” e che Russello non capì.
“Pensò che Sciascia lo avesse voluto definire scrittore folcloristico. Invece in quella recensione lo scrittore di Racalmuto vide tutta la grandezza di Antonio Russello. Sciascia era un uomo influente nel mondo della letteratura e, soprattutto, non era una geloso dei successi degli altri e avrebbe certamente potuto aiutare Russello, forte della sua scrittura “impervia”, ad essere riconosciuto come il grande scrittore che in effetti è stato”.
Gaspare Agnello è in possesso di documenti inediti proprio su Antonio Russello di cui è un convinto estimatore tanto da essere stato il Presidente del Centro studi a lui dedicato. A breve, potrebbe regalarci una nuova opera proprio nell’anno in cui ricorre il centenario della nascita di Antonio Russello.
“Per concludere – ci dice Pasquale Cucchiara – mi piace rispolverare una citazione di Salvatore Bosco: “Conosco giovani di 80 anni e vecchi di 20 anni”. Ecco! Gaspare Agnello è un giovane di 86 anni che, certamente, continuerà a deliziarci con la sua scrittura e con le sue conoscenze”.