di Giuseppe Maurizio Piscopo
Si dice che dietro un grande uomo c’è sempre una donna saggia che ha vissuto e ha conosciuto i segreti della vita. Dietro un film, un’opera, un concerto c’è sempre un ingegnere del suono che fa i salti mortali affinchè il suono arrivi perfetto e diretto al cuore di tutti. Il suono fa la differenza in un disco, in un’opera, in un film, in una rappresentazione teatrale. Il suono è la chiave di comunicazione universale con cui ci confrontiamo ogni momento della nostra vita. Oggi a causa dei rumori nelle città abbiamo perduto le percezioni del vento, il cinguettio degli uccelli, il frinire delle cicale, il gracidare delle rane nei laghetti, il passaggio delle stagioni, l’arrivo della pioggia, la musica delle onde del mare, la caduta delle foglie dagli alberi secolari… Non conosciamo più il silenzio della notte. Sono gesti e liturgie che sanno cogliere i bambini che sono più avanti dei grandi e si lasciano ancora incantare dal gioco dei gatti e dal loro miagolio. In questa intervista Cristian Vassallo racconta la sua storia, fatta di sogni, musica, viaggi e suoni intorno al mondo.
Cristian Vassallo è un Musicista. Un personaggio eclettico che ama molti strumenti musicali il pianoforte, la tastiera, la chitarra, il basso, il contrabbasso, la batteria, la fisarmonica, il mandolino, le percussioni ed altri strumenti). E’ un appassionato di computer, montaggi audio-video, internet e di computer-music, ama la Sicilia e soprattutto ama viaggiare e scoprire nuovi posti e nuove culture vicine e lontane.
Nel 1996 si trasforma in tecnico del suono quando è stato “scoperto” ad un provino da Franco Capitano e Pietro Puma per la realizzazione dello spettacolo Komodia Akragas, che avrebbe poi superato le 900 repliche all’interno del Teatro Le Stoài. Lì per la prima volta ha ricoperto il ruolo contemporaneamente di tecnico audio, luci, video e macchinista.
“Da lì, racconta Cristian, presi la strada della mia vita…..” sì, quello fu il mio trampolino di lancio, grazie soprattutto alla conoscenza di Giovanni Buzzurro, mio principale promoter di quel tempo (all’amicizia fraterna che mi lega a suo fratello Pierpaolo) che me l’ha fatto conoscere, in due occasioni last minute, Joe Castellano prima e Claudio Criscenzo dopo, due grandi organizzatori del tempo, che assieme a Giovanni e Francesco Buzzurro hanno contribuito a farmi accumulare tanta esperienza e a farmi conoscere i migliori artisti del panorama siciliano e non solo e decine di altri organizzatori e promoter con cui negli anni ho poi instaurato rapporti di lavoro sempre più impegnativi.
Quando hai scoperto il suono nella tua vita?
Da bambino a 11/12 anni mi divertivo a sistemare l’amplificazione nella mia parrocchia per le messe domenicali, poi a 15 anni, complice anche di alcuni amici dell’Ipsia, ho sperimentato anche la costruzione delle casse acustiche (molti dei miei primi clienti se le ricordano ancora! Poi è capitato che assieme al mio amico (oggi Ing.) Peppe Bellia, abbiamo fondato un gruppo, gli ORYS. Per girare con questa formazione avevamo bisogno di un impianto audio e per evitare di dover chiamare sempre dei service, comprai i primi apparati e un impianto della FBT… E un bel giorno, come per magia, Giovanni Buzzurro mi chiese se potevo fare un service al suo gruppo. Il giorno successivo a una serata che avevo presso al Moravia Club con gli Orys, mi disse che potevo e dovevo fare solo il fonico e fargli usare la mia amplificazione… Mi avrebbero pagato lo stesso prezzo che prendevo per il concerto!!! In testa mi si accese una lampadina. Il gruppo si chiamava Joe Castellano & Michel Allen… Parte tutto da qui… il resto è storia!
Da chi hai imparato questo mestiere?
Sinceramente, non saprei come rispondere a questa domanda. Il mio lavoro è frutto soprattutto di un bagaglio culturale da musicista e cultore della musica, anche in giro per il mondo, grazie al folklore mi ha permesso di conoscere e sperimentare sonorità diverse. E’ facile ricordare che ai miei inizi, i riferimenti del tempo qui in zona erano: il mio amico Riccardo Liotta, che mi ha accompagnato centinaia di volte quando facevo il musicista e in special modo nelle esperienze dei Giovani in festa – nei quali suonavo al fianco del mio fraterno amico Cristiano Bruccoleri, grazie al quale ho suonato anche in occasione della venuta di Papa Giovanni Paolo II a 16 anni, e della Visita del presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro a 18 anni-; altra figura mitica ed emblematica del mio percorso in questo campo è stato il compianto amico Paolo Punturello, che mi ha dato grande fiducia. Un giorno si è allontanato dal mixer per lasciarmi mixare in un concerto (inimmaginabile da pensare per qualcuno che lo ha conosciuto!). Il salto di qualità comunque è nato grazie alla partecipazione ai corsi c/o al centro musica di Modena, dove erano presenti grandi maestri del calibro di Fabio Vignaroli, Daniele Tebaldi, Andrea Taglia (fonico di Bocelli, giusto per citarne alcuni) Queste esperienze mi hanno aperto un mondo, facendomi cancellare centinaia di “sentito dire” frutto di invenzioni e pressappochismo del tempo.
Come si diventa tecnico del suono?
Sinceramente, lo si diventa studiando tanto e non fermandosi davanti al “gli altri fanno così…”,! Questo l’ho scoperto nel 1999 al mio primo corso di sound / System Engineer al centro musica di Modena, nel quale hanno rivoltato tutte le mie convinzioni del tempo, dandomi un imprinting e una propensione allo studio e alla ricerca della tecnologia che non mi sarei mai sognato di trovare in Sicilia.
Quali sono i migliori microfoni del mondo?
E’ una domanda con una risposta aperta. Certamente non li ho provati tutti i microfoni del mondo! E’ tutta una questione di gusto, l’utilizzo di un dato microfono all’interno della catena audio per la ripresa di un suono… o come direbbe il mio grande amico Graziano Mossuto: “è una questione di Pasta!” Se devo dirla tutta, i microfoni sono la parte del circuito sonoro che negli anni sono cambiati di meno! Lo standard mondiale è sempre lo Shure Sm 58 o il 57 da oltre trent’anni, i mitici microfoni Akg 414, il D 112 o il Neumann U87 sono sempre dei riferimenti mondiali. Sono cambiate invece le tecniche di ripresa e, comunque, tutto il resto del percorso sonoro della catena audio.
Cosa è cambiato invece nella musica, dall’analogico al digitale?
Tutto, direi! E io mi ci sono trovato perfettamente dentro! Ricordo quando ho acquistato il mio primo mixer 01 Yamaha digitale, non avevamo neanche un furgone! E dovendo scegliere tra un mixer da 24 canali che pesava 80 kg e misurava circa 2 metri rispetto a uno che stava quasi in una valigetta 24h…. a voi la scelta! Scherzi a parte, sono sempre stato entusiasmato dall’elettronica, fin da quando da bambino andavo al lido Aster a San Leone a sentire (e vedere) come suonava Tano Di Trapani, che con quelle sue tastiere collegate in MIDI e l’uso dei sequencer, in quell’epoca in cui i Midi files ancora non esistevano, ha fatto scattare in me un amore travolgente per l’audio digitale!
Dal film muto al dolby surround, perché l’effetto suono è diventato così importante nella società in cui viviamo?
Probabilmente, perché si è scoperto solamente dopo, quanto la musica fosse importante per l’essere umano e quanto potesse trasmettere un arrangiamento piuttosto che un rumore, inserito su un video o su uno spot, per esempio. Poi l’utilizzo dei subwoofer ha cambiato radicalmente la nostra storia, perché l’uso di frequenze che non si trasmettono solamente via aerea ma con vibrazioni via terra e a livello di percezione anche sui vestiti o sulla pelle del corpo, ha cambiato radicalmente la concezione di effetto “visivo” nel film e nella produzione video e audio.
Oggi tutto viene rimasterizzato: dischi, film, foto, ricordi. Ma vale veramente la pena far questo lavoro?
Assolutamente sì, perché il nostro orecchio si adatta, si adatta molto presto a ciò che ci circonda, quindi interpreta come vecchio magari un suono che anni fa poteva sembrare bellissimo all’interno di un disco. Adesso, si ha l’abitudine ad ascoltare suoni più compressi con l’utilizzo del subwoofer… lo stesso vale per foto, video… e anche per le cose vecchie… che dopo qualche anno per piacere ancora come un tempo vanno… rimasterizzate.
Qual è la differenza tra le sale di incisioni italiane e quelle russe?
Devo dire la verità: le sale russe che ho frequentato sinceramente erano un po’ più indietro rispetto ad alcune sale Italiane, ma so che anche lì ce ne sono di tecnologicamente più avanzate. Quello che cambia in primis, secondo me, è il gusto musicale dei fonici, il loro essere più squadrati di noi e meno attenti alle regole. Noi italiani, e soprattutto, noi siciliani, siamo amanti della sperimentazione, dello scrivere fuori dal rigo… dell’essere solari anche nella registrazione della musica!
Cosa rappresenta la Russia nella tua vita, che cosa hai imparato da questo Paese?
La Russia ha cambiato la mia vita in un sacco di modi: in primis mi ha fatto conoscere Olga mia moglie , che mi ha donato tre bellissime principesse e grazie al suo carattere e “format” russo, sono cresciute fuori dai canoni siciliani…
Dai russi comunque ho appreso la puntualità e la precisione, e anche il fatto che se dico una cosa, mi impegno e la devo anche fare… Un impegno che qui in Sicilia a volte viene sottovalutato.
Chi sono i grandi musicisti che hai amplificato nei concerti dal vivo?
Sicuramente hanno lasciato un segno nella mia vita l’esperienza con la Blues Brothers Band, penso sia stato il primo grosso concerto della mia vita, ma anche gli Heart Wind and Fire, e altri grandi che Joe Castellano ha portato in Sicilia all’interno del Blues and Wine Festival. Una super esperienza è stata quella di fonico con il gruppo dei Tinturia di Lello Analfino per alcuni anni, ero giovanissimo, con i tour in giro per l’Italia. Ricordo un aneddoto: a un concerto a Verona, se non sbaglio, il fonico residente non voleva farmi usare il mixer perché non mi riteneva all’altezza, probabilmente… poi quando gli ho detto la frequenza che doveva togliere per evitare il rimbombo di quel capannone in cui era allestito il Festival mi ha aperto la transenna della regia e se n’è andato, (lo ricordiamo spesso ridendo con Lello Analfino). L’ultimo grande concerto/collaborazione artistica in ordine di tempo, l’ho fatto prima del Covid con tre artisti che hanno fatto la storia della musica italiana e non solo: Danilo Rea, Massimo Moriconi ed Alfredo Golino.
Come vive ad Agrigento un tecnico del suono ?
Ahimè ad Agrigento ci vivo poco!! Anzi, in questo periodo di Covid sono stato forzatamente a casa ed ho potuto recuperare molto del tempo perduto ed ho scoperto una nuova dimensione della vita. Agrigento città, specie negli ultimi anni, non mi ha dato molte possibilità di lavoro.
Sinceramente, mi ritengo una persona assai fortunata, negli ultimi anni sono riuscito a rinunciare a qualche lavoro più lontano, perché mi bastavano i lavori in zona, ma specie negli ultimi due anni mi sono dovuto spostare un pò di più perché gli eventi più grossi qui vanno sparendo…
Molti tecnici del suono sono musicisti e anche tu lo sei. Quali strumenti sai suonare?
Suonare è un parolone che non utilizzerei nel mio caso. Mi piace suonare tanti strumenti perché ho una apertura verso la musica a 360 gradi, che mi ha portato dapprima allo studio della chitarra e del pianoforte, poi a scoprire la batteria, il basso e il contrabbasso, per non parlare della mia esperienza di 15 anni in un gruppo folkloristico, Antiche tradizioni popolari. Nel gruppo curavo anche gli arrangiamenti e il coro, nel quale ho imparato a suonare la fisarmonica, il mandolino e il tamburo siciliano.
Qual è il cantante o musicista italiano che ami di più?
Da sempre sono fan di Claudio Baglioni e degli arrangiamenti dei suoi brani dal 2000 in poi. Sono un amante in generale della musica leggera italiana, da Battisti (questa estate ho avuto l’onore di lavorare per un concerto di Mogol con un’ orchestra per un omaggio a Lucio Battisti al Teatro antico di Taormina), con Fabio Concato (che dal vivo fa un concerto bellissimo, tra i più belli che ricordo di aver amplificato ultimamente), poi c’è Gino Paoli che è tra le colonne portanti della musica italiana. Per quanto riguarda il panorama internazionale invece non ho dubbi: mi piace molto James Taylor!
Qual è la canzone russa che ami di più?
Sono innamorato di un brano della cultura russa che mi fa emozionare sempre quando lo ascolto, scrivo il nome del gruppo e il titolo in cirillico, così lo potete cercare: Canzone «Конь» del gruppo Любэ
Qual è il futuro delle amplificazioni del futuro negli spettacoli live?
Spero sia un futuro roseo e ricco di assembramenti! Il 2020 doveva essere una bella annata, ricca di eventi soprattutto ad Agrigento che si apprestava a festeggiare i 2600 anni di storia con decine di eventi in programma! Speriamo di recuperare il tempo perduto nel 2021!
Come vive tua moglie la Sicilia?
Sicuramente all’inizio l’impatto è stato duro, temperature, culture, knowhow, completamente diversi tra Sicilia e Russia, ma chi la conosce adesso, a prescindere dai lineamenti del viso, che la possono tradire, se non sai che è russa, la scambi persino per siciliana! Adesso si è perfettamente ambientata e la nostalgia iniziale della terra madre si è andata man mano affievolendo.
E tu come vivi la Russia?
Grazie ai rapporti che si sono creati e instaurati negli anni tra Perm e Agrigento, vedo nella Russia una possibilità in più per far decollare il comparto turistico agrigentino ed una grande occasione di scambi nel comparto artistico e culturale per entrambe le parti. Mi auguro, che il lavoro che abbiamo iniziato già con il gemellaggio del 2005, poi continuato con il Festival della settimana russa dal 2012 ad oggi, porti sempre più alla ribalta il nome della Sicilia e di Agrigento in Russia e ci permetta di lavorare in questo campo internazionale. Lo faccio soprattutto per gli sbocchi che si potrebbero creare nell’ambito lavorativo anche per le mie figlie, madrelingua russe, ma con un bagaglio culturale italiano, che grazie a una più stretta correlazione tra questi due mondi, potrebbero scegliere di lavorare “in Russia” o “con la Russia” decidendo di restare in Sicilia a portare avanti il nostro sogno!
Quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Primo tra tutti, riprendere a vivere una vita normale a livello lavorativo, inserendo i nuovi riferimenti di vita appresi in questo periodo di lock down, imparando anche a prendermi qualche pausa in più per godermi la famiglia. Poi i miei sogni e i miei progetti sono sempre tanti, come se avessi ancora 20 anni… continuare a girare il mondo, coltivare alcuni progetti in cantiere, (dei quali non voglio parlare per scaramanzia), riprendere a suonare, fare la reunion del gruppo folk per festeggiare i 30 anni di storia e, soprattutto… divertirmi quando lavoro, come se non fosse un lavoro! Questo, sinceramente, è quello che auguro a tutti, perché non c’è cosa più bella al mondo di fare un lavoro che si ama con tutto il cuore!