Hanno incrociato le scope questa mattina i netturbini dipendenti delle Ditte che hanno in appalto il servizio di raccolta dei rifiuti solidi urbani a Favara.
Invece di prendere servizio, ognuno nella propria zona e nel proprio ruolo, si sono dati appuntamento in piazza Cavour per protestare ed esternare tutta la loro rabbia sotto il palazzo municipale e chiedere un incontro con la sindaca Anna Alba. Il motivo della protesta, sembrerebbe spontanea e non ufficializzata dalle organizzazioni sindacali, è sempre lo stesso, ovvero il mancato pagamento degli stipendi. I netturbini lamentato la mancata corresponsione dei mesi di Novembre 2020, Gennaio e febbraio 2021, con il mese di Marzo che è praticamente in dirittura d’arrivo.
“La situazione è insostenibile con l’aggravante che si ripete a distanza di pochi mesi – ci dicono – mettetevi nei nostri panni e diteci come fa un operaio a “campare” la famiglia se non riceve lo stipendio, non per un mese ma per tre di fila”.
Una problematica diventata da tempo una costante. A Novembre l’ultimo sciopero dei netturbini favaresi con circa 15 giorni di astensione dal lavoro, con la città rimasta invasa dai rifiuti e gli stessi netturbini che hanno perso metà del loro salario mensile.
I netturbini, lo sappiamo, non dipendono dal Comune di Favara ma dalle Ditte che gestiscono il servizio dei rifiuti, quindi lo stipendio deve essere corrisposto da loro e non dal Comune. Ma il Comune deve pagare le fatture mensili che le stesse ditte presentano a fine mese. Qui nasce l’inghippo, il Comune non paga regolarmente le fatture, le Ditte non incassano e a loro volta non pagano lo stipendio ai netturbini. Ditte che, comunque, hanno l’obbligo per contratto, di anticipare due mensilità nell’eventualità che il Comune non paghi regolarmente le fatture. Adesso non sappiamo il quante fatture è in arretrato il Comune di Favara con le Ditte, e quindi non possiamo sapere se in effetti le Ditte coprono i due mesi “vacanti” come da contratto. Fatto sta che stamattina con l’inizio della Settimana Santa è iniziato anche il “calvario” dei netturbini che hanno incrociato le braccia e chiedono il loro sacrosanto diritto di avere corrisposto regolarmente il loro stipendio.