“La compagnia della solitudine”. È stata una riflessione che mi è stata sollecitata dalla omelia del mio parroco che immediatamente mi ha riportato a tante vicende della mia vita e della politica in generale.
Sono nato socialista e quando il partito cessò di esistere passai alla corte di Raffaele Lombardo con il quale mantengo solidi basi di amicicizia e di reciproca stima.
Perché si rimane soli? E lo si diventa quando non puoi più dare nulla? Perché’ la nostra gente ha bisogno del padrino di turno per vedere realizzare i propri sogni? Perché’ non viviamo in un Stato dove vige il sistema della meritocrazia e dei valori. Abbiamo necessità di fare compagnia ,in virtù della nostra prospettiva, dei nostri amati politici, i quali si nutrono del nostro affetto, delle nostre premure, delle nostre sensibilità per essere dominanti e dominatori per il loro consolidamento nella società dei pescecani.
Loro, fino a quando possono illudere,saranno sempre nella compagnia “sincera” delle persone, purché portino consensi! Qualcuno potrebbe definirlo consenso. Può darsi. Ma da cosa nasce? Perche si amministra bene ed onestamente? Perché’ si programma il futuro dei nostri figli? Perché’ si pensa al bene collettivo?Sarebbe cosa buona e giusta.Ma non è così,purtroppo. È il bisogno delle singole persone, della loro condizione economica e sociale, delle proprie ambizioni.Un inno a non farli sentire soli, accadrà dopo,quando non potranno illudere. Abbiamo bisogno di certezze e di sogni per poter alimentare il sentimento della prospettiva. Sono bravi a farci immergere nel modo onirico del sonno. Purtroppo sono eterni,come eterni sono i problemi della collettività. Ma non importa a nessuno.
Se arriva un signore che vuole amministrare con onestà senza guardare gli interessi individuali e garantendo il rispetto della collettività e di soldi dei contribuenti viene preso come un incidente di percorso, un pazzo.Vero sig Di Mauro? I mei compagni, oggi, sono i libri, la passione per il calcio e la cucina, la scuola che è per me una missione che mi relegano nella cosiddetta “compagnia della solitudine.
La nostra provincia ha bisogno del perdono (per ritornare al mio parroco) e noi da cristiani li perdoniamo.