Anna Alba lascia a mandato già scaduto ed in regime di prorogatio. Si dimette a 3 mesi dalle elezioni amministrative alle quali poteva anche ricandidarsi (lo aveva fatto intendere ultimamente). Si dimette quando doveva preparare il suo consuntivo da presentare alla città, alla quale aveva promesso di farlo ogni sei mesi aprendo il Municipio che doveva diventare un palazzo di vetro. Relazione sull’andamento del suo programma che non ha mai presentato in Consiglio comunale nonostante le norme lo prevedano.
Si dimette quasi con rabbia, con stizza e vorremmo anche usare il termine “ripicca” nei confronti dei netturbini che hanno costretto in ginocchio la città di Favara con i loro continui e ripetuti “scioperi arbitrari”, ma soprattutto contro i lavoratori precari del Comune che sarebbero stati utilizzati contro di lei per fini elettorali. Non lo stiamo ipotizzando noi, ma lo ha detto lei a chiare lettere ed esplicitamente in confernza stampa.
Due gocce che avrebbero fatto traboccare un vaso già rotto, con i cocci tenuti insieme dalla sua caparbietà, dal suo essere donna, nonostante i continui tentatvi mirati a screditare lei e la sua amministrazione, “solo perché ho scelto di stare fuori dal suo controllo, solo perché ho scelto di non essere una Pupa in mano ad un Puparo”.
Il chiaro riferimento all’onorevole Giovanni Di Caro ci fa tornare indietro nel tempo, ovvero al febbraio del 2018, a meno di due mesi dalla sua elezione, quando si dimette Lillo Attardo, vice sindaco e maggiorente del Movimento pentastellato di Favara, molto vicino, anzi vicinissimo, all’on. Giovanni Di Caro. Ecco! Allora avrebbero avuto maggiore senso e avrebbero trovato una maggiore attinenza ai “fatti contestati” le parole di fuoco usate oggi da Anna Alba contro il Movimento, contro i 20 deputati e contro l’onorevole “puparo”. “Sicuramente con 20 deputati regionali del tuo movimento, di cui uno persino favarese, ci si aspettava una collaborazione e un dialogo che avrebbe potuto fare la differenza. Purtroppo invece, chi doveva assumersi parte della responsabilità, non solo si è voltato dall’altra parte ma ha rappresentato un grosso ostacolo, un avversario capaci di colpirti dall’interno. Cosa ci può essere di peggio del fuoco amico?”
Allora si che avrebbero avuto un alto valore etico e politico le sue accuse, il gridare tutta la sua rabbia contro un Movimento “traditore” e le sue conseguenti dimissioni. Una seconda occasione poteva essere l’abbandono di metà del gruppo consiliare, altri amici che si sono rivoltati contro, proponendo addirittura la mozione di sfiducia. Ma a fine mandato, o meglio a mandato già scaduto, e dopo che si è continuato a governare “in solitudine” e con “Un onorevole latitante, che ha avvelenato i pozzi presenti sul suo territorio e reso arida tutta l’area circostante”, che senso ha?