Giuseppe Maurizio Piscopo
Da bambino ho ammirato molto la figura di questo indimenticabile maestro che con grande passione ha tirato su intere generazioni di favaresi che ancora lo ricordano con affetto e commozione. Erano altri tempi, ma la generosità, l’altruismo e l’amore per i bambini in questo Paese non è mai mancato. Mi auguro che presto al Maestro Iacolino possa essere dedicata una scuola, me lo auguro con tutto il cuore. Ed ora la parola alla figlia Melina che ci racconta di suo padre.
Mio padre è morto in attività di servizio, purtroppo prematuramente, stroncato da un infarto. Era il 18 dicembre del 1968 quando ci ha lasciati soli a 58 anni.
Chi era il maestro Iacolino?
Era un insegnante modello e un padre esemplare. Lo zio vescovo, fratello del padre e lo zio materno, sacerdote, forgiarono il suo carattere e lo indirizzarono verso una fede viva ed operante. Si prodigava, infatti, per tutte le opere di bene e, quando a Favara fu fondata la San Vincenzo fu tra i primi e più attivi confratelli. In seguito scrisse e pubblicò, dopo accurate ricerche un interessante volumetto sulla storia della Confratenita di Favara e sui primi 40 anni di attività della stessa ( 1928 -1968). L’opuscolo “Quarant’anni a servizio dei poveri” fu l’ultimo suo regalo alla società favarese e testimonia la sua anima ricca di fede e di carità per i poveri. Era presidente del Movimento Maestri di Azione Cattolica di Favara e organizzava incontri culturali e gite con l’entusiasmo e la passione che metteva in tutto il suo operare. Fu soprattutto come educatore, però, che rivelò le sue doti particolari di mente e di cuore e la sua naturale propensione per la formazione dei fanciulli. Molti genitori chiedevano al direttore didattico di iscrivere i loro figli nella classe del maestro Iacolino e molti ricorrevano alla sua preparazione privata per l’esame d’ammissione alla scuola media.
Com’era il maestro Iacolino in famiglia?
In famiglia era sempre sereno, affettuoso, attento a tutti i nostri bisogni. Era molto rispettoso con la suocera che abitava con noi e ci insegnava, il rispetto per le persone anziane.
Come era improntato il rapporto con i bambini?
Il rapporto con i bambini era, innanzitutto un rapporto d’amore. Egli amava i suoi alunni, considerava il suo lavoro come una missione e ci metteva la mente ed il cuore per promuovere lo sviluppo culturale, umano e spirituale. Con loro era autorevole, comprensivo, paterno e tutti gli volevano bene. Ancora oggi i suoi alunni lo ricordano come un Maestro speciale per i preziosi insegnamenti ed i valori che ha trasmesso loro.
E con i figli?
Con i figli era molto presente. Ci seguiva nella nostra attività scolastica, consigliandoci e godendo dei nostri progressi e dei nostri successi. Era premuroso ed affettuoso. Ricordo, che quando eravamo ragazzini, prima di andare a dormire, veniva a rimboccarci le coperte e ci faceva recitare le preghiere della sera. La sua opera formativa, infatti, sia a casa che a scuola era sempre in sintonia con la sua profonda fede religiosa. Il suo metodo era quello di educarci con dolcezza: se era necessario un rimprovero, dopo un po’ veniva a darci una carezza o un abbraccio.
Era un uomo religioso?
Era molto religioso e fu fedele a Dio e alla Chiesa in ogni atto della sua vita. Ricordo, che ripeteva spesso:”Voglio lasciare ai miei figli un nome senza macchia, che è l’eredità prima di un buon padre di famiglia.
Ha scritto molte poesie, le ha mai pubblicate?
Mio padre ha scritto molte poesie, monologhi, dialoghi divertenti per le rappresentazioni che si svolgevano in occasione delle festività scolastiche, ma non li ha mai pubblicati. Una delle sue poesie intitolate “Tempo che verrà”può considerarsi il suo testamento spirituale.
Tempo che verrà
Tenaci e cocenti
come raggi del solleone
siano i tuoi desideri
adeguate e coerenti
le tue azioni.
Segui la tua via
senza cedimenti a intrighi
o compromessi.
Forse vivrai solo e incompreso
in questo laido mondo,
saturo solo
di caotico gorgoglio
d’immonde brame
e di losco comando.
Ha scritto anche delle canzoni?
Ha scritto due canzoni in dialetto: “Di Chiaramunti discinnemu” e “Favara matria mia” che sono state radiotrasmesse il 28 aprile del 1964 dalla Piazza Cavour per Radiosquadra.
Come è stato il rapporto con i favaresi?
A Favara era stimato e benvoluto da tutti per la sua disponibilità, per la sua onestà, il suo carattere pacato ed equilibrato. Erano conosciute ed apprezzate, inoltre, le sue grandi capacità di educatore e la sua straordinaria dedizione all’insegnamento ed alla formazione integrale dei fanciulli.
Come trascorreva la giornata dopo che tornava da scuola?
Quando tornava dalla scuola mio padre si dedicava alla famiglia, ci seguiva nello studio, ci consigliava, ci aiutava, se era necessario. Nel tardo pomeriggio si recava al Centro di lettura. Era una biblioteca nata a Favara negli anni ’50, dietro sua iniziativa, e di cui Egli fu dirigente per oltre vent’anni fino alla sua dipartita. Sapeva inculcare nei giovani l’amore per la lettura ed essi, attratti dal suo entusiasmo frequentavano numerosi il Centro di lettura.
Egli li accoglieva ogni sera con il suo sorriso paterno, consigliava i testi più adatti ad ognuno di loro, dava spiegazioni. Con questa sua preziosa opera realizzò pienamente le finalità culturali e formative dell’istituzione. Nel settembre del 1968, pochi mesi prima della prematura morte, ebbe un alto riconoscimento dal Presidente della Repubblica Saragat con diritto a fregiarsi della medaglia di bronzo al merito educativo.
Che cosa ti ha insegnato tuo padre?
Mio padre mi ha insegnato quelli che sono i valori fondamentali: il rispetto per gli altri, la lealtà, l’onestà, la dirittura morale ed il disprezzo delle false altezze.
Qual è il ricordo più bello che conservi nel tuo cuore ?
Ho tanti bei ricordi di mio padre, ma quello che mi torna in mente più spesso è il momento della preghiera della sera che ci faceva recitare mentre ci rimboccava le coperte.
Ti farebbe piacere se gli dedicassero una scuola o una strada?
Mi farebbe piacere se gli intitolassero una scuola perchè Egli ha dedicato tutte le sue energie e tutta la sua vita alla formazione culturale e spirituale dei fanciulli.
Si racconta che organizzava degli spettacoli indimenticabili…
Per ogni festa che si svolgeva a scuola, mio padre aveva pronta una poesia, o un dialogo, o una scenetta comica. La commozione o il divertimento erano sempre assicurati!
Qual è l’ultimo ricordo che ti ha lasciato?
L’ultimo ricordo che mi ha lasciato mio padre è legato ad una poesia che ha composto per me pochi mesi prima della sua prematura scomparsa. E’ traboccante di amore paterno e rivela una perfetta conoscenza della mia anima e della mia personalità. Io l’ho trovata tra le sue rime, dopo la sua morte ed è il ricordo più bello che mi abbia potuto lasciare. Mio padre morì l’11 dicembre del 1968, lontano dalla mia famiglia, a Messina dove si trovava da 20 giorni per assistere il fratello gesuita gravemente malato. Il nostro dolore è stato indicibile, il compianto dei favaresi profondamente sentito ed unanime.
Testimonianza di Antonio Liotta
Il medico editore Antonio Liotta una delle figure più interessanti e creative della Sicilia è stato uno degli alunni di Melchiorre Iacolino ecco la sua emozionante testimonianza sul suo Maestro.
“ Insegnante, Padre, Amico, Maestro: quale definizione si può dare di Melchiorre Iacolino? Sicuramente tutte, perché lui racchiudeva tutte queste caratteristiche insieme e le sapeva gestire in rapporto ai momenti, alle situazioni,. Devo a lui la possibilità di avere libri (ero un accanito lettore) tramite la sua concessione privilegiata di ottenerli in prestito dalla biblioteca che gestiva presso la Scuola Elementare di via Roma, a Favara che teneva aperta la sera. Nel 1956 mi ha preparato per l’esame di ammissione alla scuola media. Altri tempi. E’ stato e continua ad essere il mio Vero Maestro”.
Testimonianza di Antonello Bosco
Anche Antonello Bosco mio compagno di banco ha voluto rilasciare una testimonianza sul Maestro.
Il Maestro Iacolino non è stato mio insegnante alle scuole elementari, ma lo conoscevo bene perché eravamo vicini di casa ed ero molto amico dei suoi figli, in particolare di Antonio ( che tutti chiamavamo Tonio) e di Stefano, mio compagno di scuola al liceo scientifico.
Quando il Maestro ci ha lasciati io avevo appena 15 anni di età , i miei ricordi quindi sono quelli di un ragazzino in via di formazione.
Nonostante la mia giovane età ricordo bene la casa Iacolino, perchè era uno di quei posti così affascinanti che colpiscono la mente e vi lasciano immagini che rimangono impresse per sempre.
Ricordo una casa tutta ordinata piena di libri ben disposti e sistemati nella libreria, una scrivania dove poter leggere e studiare, tutte cose assenti nella stragrande maggioranza delle case di quel periodo. Il silenzio che avvolgeva le stanze ma che allo stesso tempo sussurrava sapienza e voglia di conoscenza. Collezioni di francobolli, quadri, tutte cose che con il tempo sono diventate anche le mie grandi passioni; proprio per questo mi sento legato a questi ricordi e alla persona del Maestro Iacolino.