Il coordinamento Titano e altre sette associazioni in prima linea nel processo di ripubblicizzazione dell’acqua, dopo un lungo elenco di comunicati stampa che denunciano il gravissimo rischio di una morte prematura del servizio pubblico, quest’ultimo non regalato da nessuno e costato circa quindici anni anni e non quindici giorni di lavoro, di confronto, di lotte e di sacrifici in favore dell’acqua pubblica, oggi, questi volontari hanno pensato ad un “avviso” semplice per informare i cittadini sullo stato attuale delle cose.
Un volantino con ciò che serve per salvare il servizio pubblico diretto ai cittadini e, di più, ai politici.
Ecco alcune frasi del volantino. Su Aica si legge “un’azienda che perde 400mila euro al mese… un servizio pessimo con la tariffa tra le più alte d’Italia”; “I cittadini non abboccano! Sanno che se Aica non funziona è perchè manca la volontà politica di farla funzionare”.
Oltre le critiche ci sono i suggerimenti. “Se i cittadini vogliono salvare l’acqua pubblica devono aderire tutti e 43 i Comuni ad Aica e modificare il piano economico finanziario”.
Hanno ragione da vendere, innanzitutto perché conoscono il servizio idrico integrato fino nei minimi particolari ed è grazie a loro che siamo arrivati alla gestione pubblica nell’agrigentino e non certo per meriti della politica che ancora oggi menerebbe in can per l’aia con Girgenti acque.
Notevole è stato il contributo di Titano e delle altre associazioni firmatarie del “volantino” nell’affrettare i tempi della Prefettura di Agrigento che ha fermato il perditempo.
Hanno lavorato per un servizio pubblico che mettesse insieme le risorse idriche ed economiche della provincia con tutti i Comuni dentro. Con l’utente cittadino al centro di un progetto capace di migliorare il servizio e di abbassarne i costi.
Con il volantino sperano di svegliare gli agrigentini, di trovarseli accanto, prima che si distrugga il servizio pubblico. Riusciranno nei loro propositi? Loro denunciano il gravissimo rischio del ritorno al passato, del peggioramento del servizio, delle risorse idriche del territorio non sfruttate, di Aica fabbrica di debiti e l’elenco è lungo. Spetterebbe ad ogni agrigentino sollevare gli scudi, ad iniziare da quelli che siedono nelle aule dei Consigli comunali, alla deputazione locale, ai sindaci e, per finire, ad ognuno per la sua parte.