4 chiacchiere su equità di genere, maternità e ambizioni professionali
di Claudia Alongi
Donne equilibriste, enta o anta che siano, che si destreggiano tra lavoro e famiglia, donne single, fidanzate o coniugate, innamorate di un uomo, di una donna o del proprio lavoro, donne con o senza un bebè, perché non lo vogliono o perché non possono averlo, donne incinte o in menopausa, al terzo e quarto giro di boa. Mamme che temono a chiedere il part-time o cercano il coraggio per dire al proprio capo che la tata va via prima e devono rincasare per tempo dal pupo. Donne che aspettano lo scatto di carriera e allora non sia mai restare incinte adesso, donne che sono anche datori di lavoro di se stesse, donne realizzate e ai vertici, donne alle prese con pappette e biberon o con fatture e partita iva.
Donne. Che tra un’acrobazia e l’altra provano a far tutto… e ci riescono anche.
Perché l’identità di una donna non è fatta a compartimenti stagno e non si esaurisce nell’essere mamma, moglie, professionista. La solitudine o la rinuncia non sono la chiave che fa di una donna qualunque una donna di successo. Così come la cura della casa o della prole non è il destino esclusivo e ineluttabile di ogni donna. È tutta questione di punti di vista, di cultura ed educazione.
Se ci pensiamo… una considerazione dura a morire e difficile da sradicare ritiene che i figli vadano accuditi dalle madri, tanto che gli uomini che aiutano vengono chiamati “mammi” o “super papà”.
Conciliare carriera e vita privata è comunque tutt’altro che semplice.
E la polemica di questi giorni sul ruolo femminile nel mondo del lavoro o in posizioni apicali all’interno di aziende pubbliche o private ha forse sconvolto, più o meno ingenuamente, quanti credevano che la narrazione attuale sul tema fosse tutta fatta di progressi e opportunità.
E dunque puntare il dito solo verso qualcuno è fin troppo semplicistico. Si tratta di un problema ampio e sfaccettato cruciale per le politiche nazionali, regionali e territoriali, in cui si intrecciano carenze di servizi integrativi sul territorio e un insufficiente supporto alle lavoratrici madri. Persino il presidente Mattarella nel suo discorso di reinsediamento ha chiosato: “la dignità del Paese è non dover essere costrette a scegliere tra lavoro e maternità”.
Senza contare poi che, come l’emergenza sanitaria di questi due anni ci ha insegnato, alle già numerose difficoltà si aggiungono nuove complicazioni, pensiamo allo smart working che impone di trovare la quadra tra figli in età scolare in DAD, accudimento di quelli più piccoli tra costi del nido proibitivi o cure a parenti anziani.
Insomma, l’equità di genere a pensarci bene è forse un miraggio?
Stiamo toccando senz’altro un nervo scoperto e per farlo con la necessaria cautela abbiamo chiesto di dire la loro ad alcune donne agrigentine che, non senza fatica e impegno pantagruelico, sono state capaci di emergere e brillare nella carriera professionale.
Lo faranno all’interno di questa spazio che ho voluto chiamare “equilibrismo al femminile” in cui nei prossimi appuntamenti protagonista assoluta sarà la voce delle donne.