Avv. Adriano Barba
“Le dichiarazioni dei tre consiglieri comunali di sinistra e di chiara estrazione comunista sulle mie considerazioni circa l’opportunità di introdurre, in seno allo statuto comunale, un richiamo (inutile e sterile) sullo ius soli sono di una gravità fuori dal comune.
Come “fuori dal Comune” appaiono gli stessi rispetto alle gravi emergenze cui facevo riferimento nella mia nota relativamente a temi che non rientrano nella competenza dell’ente locale che amministrano.
La gravità, di cui non posso esimermi dal valutarne gli estremi della querela, è legata a temi di cui non ho mai parlato. Invero, infatti, non vi è alcuna traccia nella mia nota, della “purezza della razza” di cui io sarei “sempre in prima linea” quale sostenitore.
Strumentalizzare il tema dello ius soli automatico, che non esiste in nessun paese europeo e che comunque non è materia di competenza comunale, con la diffamazione a sfondo razziale è qualcosa di cui gli stessi si sono assunti le responsabilità per tentare (senza riuscirci) di screditare con una grave diffamazione la mia persona.
Atteggiamento, questo, di cui mi riservo di produrre innanzi alla Procura di Agrigento eventuale querela. Chi sostiene la “purezza della razza” è, per definizione, razzista e dare del razzista a mezzo stampa è reato.
Tra le altre cose, i comunisti che hanno scritto tale documento diffamatorio, mi accusano di tacere sull’aumento del gettone di presenza. Anche su questo tema, invece, mi sono più volte espresso per condannare l’atteggiamento populista di matrice grillina, cui gli stessi ora si ispirano.
Per quanto mi riguarda, invece, ho sempre pensato che l’attività amministrativa condotta con serietà ed impegno sia estremamente impegnativa e, come ogni attività lavorativa, anche quella dell’amministratore pubblico, come quella di ogni dipendente di funzione in seno alle strutture aziendali, debba essere retribuita in ragione alla qualità e agli obbiettivi raggiunti. In buona sostanza il tema non è, per quanto mi riguarda, determinare quale sia il compenso idoneo per un consigliere comunale, ma incardinare un sistema capace di premiare quanti raggiungo obbiettivi utili nell’interesse della collettività. Se gli stessi dedicano il loro tempo a discutere di ius soli fuori dalla loro competenza rispetto all’ente locale che amministrano allora dovrebbero percepire zero. Un sistema di incentivi credo sia la soluzione per stimolare i consiglieri a rendersi utili e raggiungere obiettivi.
Sorprende, per finire, come gli stessi ritengano dispreggiativo dare del comunista a qualcuno. Per quanto mi riguarda fanno bene a pensare che sia un termine di cui non andare fieri se si pensa che, proprio con esso, si identificano ancora oggi nel mondo diversi regimi totalitari più o meno radicali dove le libertà dell’uomo vengono ripetutamente violate”.