Oggi protagonista della nostra rubrica è una donna che non ho dubbi a definire eclettica, dinamica e creativa: Fatima Costa, architetto e interior designer. Una professionista che con grazia e disinvoltura si muove tra un cantiere e l’altro e ogni progetto che porta la sua firma è riconoscibilissimo per estro e ricercatezza. Sui social mostra con genuino entusiasmo il suo lavoro regalando insolite prospettive di bellezza che ben raccontano la donna che si cela dietro a ogni idea.
Alle nostre domande ha risposto con schiettezza e profondità mostrando il suo punto di vista.
Non resta che leggere…
Fatima che cosa rappresentano per te la carriera e il lavoro?
Il mio lavoro coincide con la mia più grande passione, ne consegue che sia una parte
fondamentale della mia persona e della mia vita. La carriera non è altro che una fortunata combinazione di passione, ambizione e impegno.
Quali sono stati i momenti più importanti nella tua carriera professionale e quale progetto l’ha segnata maggiormente?
I momenti fondamentali per me sono stati quelli in cui ho imparato una lezione, raramente dai momenti belli impariamo qualcosa, è sempre da quelli peggiori che nasce la crescita.
Il mio progetto preferito è sempre il prossimo, perché ogni progetto porta a un passo avanti. A voler fare un esempio mi viene in mente uno dei primi che ho seguito, dove imparai un piccolo e basilare concetto: tutto ciò che progetti deve poter entrare da porte o finestre, che sembrerà banale, ma quando hai una porta da 70 cm e devi farci passare una cucina profonda 75, non lo è.
Ancora rido se ci penso.
Ti sei trovata ad affrontare difficoltà in quanto donna e quali sono stati i momenti più appaganti?
In cantiere la donna è molto autorevole.
L’unica volta che qualcuno mise in discussione il mio ruolo in quanto donna ne pagò amaramente le conseguenze venendo immediatamente allontanato dal lavoro. Occorre sin da subito stabilire con rigore ruoli e confini.
La gravidanza del mio secondo figlio è stato un momento molto delicato, per una professionista può essere motivo di esclusione dall’ambiente lavorativo… chi sceglierebbe di affidare un progetto ad una donna incinta?
Sono fermamente convinta che specie nel primo anno di vita dei figli le mamme lavoratrici devono essere supportate. Occorre avere grande carattere e determinazione.
I momenti appaganti sono moltissimi, dalla fortuna di stare a contatto con grandi menti imprenditoriali, al viaggiare, ma in assoluto il più grande privilegio è quello di immaginare qualcosa, anche la più folle, e farla divenire reale, questo ha in sé una straordinaria potenza.
Cosa rispondi a chi dice che una donna di successo deve rinunciare a realizzarsi nel privato?
Dico che non è vero, di certo non è facile, ma tutte le cose straordinarie non lo sono.
Esiste una ricetta perfetta per conciliare appagamento professionale e personale?
Per alcuni la felicità è stare a casa e dedicarsi esclusivamente alla famiglia, per altri non lo è.
Di certo non si può pretendere di essere una professionista sempre sul pezzo ed essere anche una perfetta casalinga. Il tempo assume un valore diverso quando ne hai poco a disposizione.
Stereotipi duri a morire ci vogliono sposate giovani, mamme subito dopo e, se resta spazio, donne in carriera. Come la vedi?
Hai già detto tutto: sono banali stereotipi, come quello che le siciliane sono brune, ad esempio.
La vita è troppo breve e meravigliosa per sprecare tempo a seguire le regole degli altri.
Come credi possa realizzarsi pienamente l’empowerment femminile?
Sta già avvenendo mentre parliamo. Occorre impegnarsi, condividere i ruoli genitoriali, supportare chi ha bisogno, non cercare scuse. Impegnarsi l’ho detto?
Poi, da parte dello stato invece é fondamentale mettere a disposizione delle madri aiuti concreti, se ci fosse una tata di diritto, almeno per il primo anno di vita, ci sarebbero il triplo delle nascite.
Come ti approcci alla sfida di essere genitore e gestire tempo ed eventuali assenze?
I figli di genitori impegnati sono abituati sin dalla nascita a dinamiche e ritmi diversi. Questo non ha una connotazione negativa, anzi, acquisiscono skills organizzative, di flessibilità e capacità di adattamento che altri bambini non hanno. Le mancanze si compensano con la qualità del tempo passato insieme. Io quando posso porto i miei figli a lavoro, coinvolgendoli in prima persona nelle scelte, trasmettendo la mia passione e soprattutto il fatto che fare il lavoro che si ama è bellissimo.
Ti sei mai ritrovata nella condizione di pensare “avrei preferito essere un uomo”?
Chi non l’ha pensato almeno una volta nella vita mente! Certo che ci ho pensato, ma essere donna è di sicuro molto più divertente.