Un vero piacere sentire cosa ha da dire e come lo dice. E anche in questa occasione ci ha confermato quanta profondità riesca a mettere dentro ogni parola.
CHE COSA RAPPRESENTANO PER TE LA CARRIERA E IL LAVORO?
Il mio lavoro è sul podio dell’essenzialità, insieme alla famiglia e al benessere fisico e mentale.
Per questa ragione la mia sfera professionale rappresenta, oltre che una fonte di forte indipendenza economica, una forma di auto-affermazione sociale e personale. Non potrei mai sentirmi completa, se dovessi rinunciare al lavoro quotidiano, per qualsiasi ragione.
A CHI PARLA DI SCARTARE A PRIORI LE MAMME LAVORATRICI COSA RISPONDI?
Ti parlo da madre di un bambino di tre anni che, da quando ne aveva uno, ha dovuto rinunciare alla mia presenza in casa, otto ore al giorno.
Il primo anno di vita dei bambini è fondamentale: carico di nuove competenze, esperienze, prime volte che una mamma non dovrebbe (e vorrebbe) mai perdersi.
Da quando ho ricominciato a lavorare dopo il parto però, la mia mente ha subito uno switch, una suddivisione in compartimenti stagni – per così dire – che mi consentono di concentrarmi sul mio lavoro e, al contempo, non distogliere mai la mente dal mio bambino. Neanche per un secondo. Credo che questa capacità sia una prerogativa innata delle donne: fare più cose, senza mai mettere in pausa la visceralità che le lega ai figli. Ti dirò di più: il benessere di mio figlio è un carburante della mia produttività in azienda.
Probabilmente, se la vita di un altro essere umano non dipendesse così totalmente dalla mia, non sarei così motivata a fare sempre meglio, sempre di più. Scartare a priori le madri da posizioni lavorative che, per curriculum ed esperienze, potrebbero ricoprire con esiti positivi per un’azienda, è reato.
E lo dico senza mezzi termini: la discriminazione sessuale, la dequalificazione o demansionamento post-maternità, il mobbing e i fenomeni collegati, oltre che illegali sono eticamente imperdonabili nel 2022.
Spesso anziché fare squadra ci ritroviamo ad alimentare noi stesse stereotipi fin troppo consolidati che ci vogliono donne, mamme, mogli e lavoratrici super performanti. Forse il problema delle donne sono le donne?
Non credo, in generale, che le donne in quanto donne siano un problema verso lo stesso sesso o l’altro, in generale.
Penso che l’arrivismo, la competizione insana, in ambiente lavorativo sia un problema che riguarda entrambi i sessi senza differenze.
Ho la fortuna – non è poca cosa – di lavorare per un’azienda in cui il numero di donne e uomini si equivale, e in cui la collaborazione fra colleghi è un valore imprescindibile.
Bisogna ridefinire il limite di tolleranza ad ogni livello e accettare che i supereroi siano soltanto personaggi di fantasia: ogni essere umano è fallibile, imperfetto. Fare squadra sul lavoro e nella vita è una skill che non ci insegnano all’università, ma dovrebbero: da soli non si arriva mai in alto, in nessun ambito.
Anche io ho dei giorni in cui perdo il focus, le mie performance sono a livelli minimi. Comprendo che è il momento di fermarmi per qualche ora e passare del tempo di qualità con la mia famiglia o in solitudine, in silenzio.
Ti sei mai ritrovata a pensare “avrei preferito essere un uomo”?
Da quando ho scoperto di aspettare un bambino, ho fatto pace con la mia femminilità. Mi era successo spesso di pensare all’appartenenza al genere maschile come oggetto di invidia.
Il giorno in cui ho visto i prodigi che il corpo femminile può fare dando vita, ho rivendicato con fierezza e totalmente il mio essere donna, con tutte le fatiche che questo comporta. Naturalmente la maternità non è una legge o un debito da colmare, ognuno trova la sua compiutezza femminile nella dimensione che gli è più congeniale.
Purtroppo è innegabile che una donna debba faticare il triplo per ottenere stima e rispetto, non solo in ambito lavorativo. E’ opinione ancora troppo diffusa che siamo il sesso debole e il maschilismo impera, soprattutto – dispiace dirlo – nel nostro territorio. Sfuggire al patriarcato e alle logiche maschiliste è un obiettivo che ogni donna deve sentirsi libera di perseguire, con tutte le sue forze. Il supporto vicendevole è una componente essenziale di questo aspetto: la lotta per la parità e la riduzione sensibile delle differenze necessitano di sostegno reciproco e cooperazione.
Talvolta pare che le donne (e mamme) debbano faticare il doppio per ritagliarsi un ruolo professionale e conciliare vita familiare e lavorativa. La tua esperienza cosa ci dice in proposito?
L’azienda per cui lavoro è estremamente mom friendly, infatti posso contare sempre sul supporto e la comprensione da parte dei manager e dei colleghi, nel caso in cui si verifichi un imprevisto o una necessità programmata. Nella nostra economia familiare ogni attività legata al bambino è equamente portata avanti dal papà e dalla mamma, senza azioni svolte esclusivamente da una parte o dall’altra. Sono molto serena quando mio figlio è col papà e questo mi consente di potermi assentare senza troppe preoccupazioni. Siamo una squadra e questo certamente è un punto a favore della nostra generazione rispetto a quelle passate, in cui per antonomasia la cura dei figli era una prerogativa materna. Se da una parte ci sono meno certezze in generale, dall’altra il concetto di parità (non compiuto del tutto, ma sicuramente più diffuso) è una bella conquista. Siamo due genitori presenti, nonostante il nostro lavoro, ma crediamo che il dibattito sul congedo parentale paterno e un maggiore assistenzialismo debba essere proseguito e tenuto in vita con forza. Siamo veramente troppo indietro rispetto al resto d’Europa. In Svezia, ad esempio, ogni genitore ha diritto a 12 mesi di congedo da condividere. Quando è nato nostro figlio, mio marito ha avuto 3 giorni di ferie.
Per una donna non è mai troppo presto per… e non è mai troppo tardi per… ?
Il presto e il tardi sono concetti che non rientrano nel mio vocabolario biologico.
Ogni donna ha il pieno diritto di riscattarsi, ripartire, cominciare, terminare, seguire, fermarsi quando desidera. Il raggiungimento di obiettivi fissi nell’immaginario collettivo (la maternità, il matrimonio, l’inizio di un percorso di studi) è ormai un concetto superato da scardinare del tutto. Si è sempre perfettamente in tempo per fare o decidere di cambiare idea su qualsiasi cosa, di buttarsi, di tentare, senza dover mai fornire giustificazioni. La felicità di una donna dev’essere il suo unico orologio, il benessere e la soddisfazione personale le uniche lancette.