G.S.
Iniziata il 18 agosto scorso, e sviluppatasi secondo un pianificato percorso di testimonianze e preghiere, la decina di San Giuseppe di Favara si è conclusa ieri sera con la partecipazione di una rappresentanza dei Carabinieri della locale Tenenza.
Erano infatti presenti il Comandante – Ten. Fabio Armetta – accompagnato dal Maresciallo Francesco Scimé e dalla Carabiniera Ilaria Piergianni. Nel rispetto della migliore tradizione dell’Arma che vede le sue donne e i suoi uomini sempre vicini alle comunità su cui sono chiamati a vigilare e perfettamente a loro integrati anche sotto il profilo spirituale, i Carabinieri di Favara hanno accolto l’invito di partecipazione all’importante evento cittadino non solo per manifestare la propria vicinanza alla città in festa per il suo Patriarca, ma anche per dimostrare quelle prerogative tipicamente ed esclusivamente umane che, unite a quelle militari, fanno dei Carabinieri una eccellente risorsa della Repubblica Italiana, e che a ragione li fanno considerare patrimonio delle comunità e diffusamente apprezzare anche all’estero per la loro sperimentata affidabilità e per l’indiscutibile professionalità.
La presenza di un organo istituzionale, quale è la prestigiosa Arma dei Carabinieri, in un percorso, sia pur a sfondo religioso, che annovera associazioni civili di diversa estrazione, ha la sua indubbia importanza poiché sancisce quel fondamentale reciproco riconoscimento di ruoli e responsabilità che sta alla base di qualsiasi processo di efficace comunicabilità e di reciproca fiducia in grado di superare diffidenze, pregiudizi, scetticismi e timori vari sui quali, purtroppo, hanno trovato un fertile terreno di coltura forme di criminalità che, così, hanno potuto godere, nel tempo, di una certa impunità. Sviluppando sempre più numerose occasioni di incontro/confronto fra Istituzioni territoriali e comunità si potranno, invece, progressivamente correggere tutte quelle pratiche ed abitudini poco ortodosse sotto il profilo morale e civile che per troppo tempo hanno alimentato ingenerosi luoghi comuni e giudizi a dir poco sommari che pesantemente hanno appannato la reputazione delle comunità meridionali da parte di un immaginario collettivo prevenuto e, di conseguenza, spesso anche ostile.
Da iniziative come quella di ieri sera, infatti, potrà svilupparsi una nuova stagione di fattiva collaborazione che porterà senz’altro ad una superiore maturazione e ad una più consapevole percezione delle proprie e altrui responsabilità dalla quale sia le Istituzioni che le comunità avranno ben chiara la via da seguire per sviluppare INSIEME il futuro da poter consegnare con orgoglio alle generazioni del domani.
Tutto ciò si è intravisto nel corso della celebrazione di ieri sera nello scambio di sguardi, nella reciproca considerazione, nei ricambiati sorrisi , nella efficacia delle intenzioni di preghiera offerte da due giovani ragazze, nella quasi empatica integrazione culminata con uno scrosciante applauso dopo la lettura, da parte della presente Carabiniera, di una coinvolgente preghiera a cui è stato affidato il sentimento religioso dei militari della locale Tenenza.
Nel segno della Santità di San Giuseppe, con il virtuoso apporto delle testimonianze delle più conosciute ed apprezzate Associazioni/Gruppi/ Istituzioni e con il coordinamento della Chiesa locale, l’edizione 2022 dei festeggiamenti del venerato Patriarca di Favara sarà ricordata certamente per la sua sobrietà e per la sua quasi silenziosa semplicità, ma anche per la sua autenticità spirituale, per la sua concretezza civile e per il suo più maturo spirito di appartenenza comunitaria, premesse queste che lasciano ben sperare per un ulteriore successivo processo di crescita che ci avvicinerà sempre più a quel traguardo di civiltà da tempo sperato, a lungo inseguito e spesso smarrito, ma che ci compete per i nostri talenti, per i nostri sacrifici e per il nostro ritrovato e condiviso impegno.
Il futuro e lì che ci attende. . . sta a noi prendere coscienza di ciò e, con decisione e senza più indugi di sorta, puntare dritti a quel Bene che la Vita ha in serbo per noi come persone, come famiglie e come comunità. E per concludere vorrei condividere alcune delle intenzioni di preghiera che Sofia Salvaggio e Daniela Cinquemani hanno elevato a nostro Signore nel corso della celebrazione eucaristica conclusiva e che si prestano benissimo a suggellare l’ultimo atto di questo intenso percorso spirituale giunto alla fine: Per le nostre comunità e per la nostra terra, perché sulla spinta dei virtuosi esempi delle loro figlie e dei loro figli migliori possano indirizzarsi con un ritrovato entusiasmo verso una nuova stagione di conquiste sociali e di sviluppo economico, in un clima di Pace, Giustizia e Legalità, PREGHIAMO; per la nostra Favara, perché come famiglia di famiglie e ispirata dal modello di santità di San Giuseppe, uomo Giusto, possa abbracciare un nuovo percorso di legalità e di consapevole e condiviso progresso civile, attraverso la conversione a nuovi comportamenti che comprendano la percezione responsabile dei nostri doveri, fra cui quello di una fattiva collaborazione con gli Organi Istituzionali preposti alla salvaguardia del Bene Comune, PREGHIAMO. Dunque, non resta altro che ribadire: come San Giuseppe nella Fede, nella Famiglia, nel Lavoro e nelle Responsabilità per una più armoniosa e inclusiva civiltà.