di Giuseppe Maurizio Piscopo
Una sera al cortile dei sette cortili un’artista del nord in visita alla Farm mi disse che a Favara c’è uno straordinario falegname originario di Benevento che costruisce cose bellissime, che ha molta fantasia e per amore si è trasferito a Favara da alcuni anni. La ragazza non mi ha saputo dare informazioni dettagliate, la sua bottega,- mi disse- si trova di fronte alla Villetta della pace. Tanto è bastato per far nascere in me la grande curiosità per raccontare questa storia. L’indomani chiamai il fotografo-scrittore Salvatore Indelicato e insieme andammo alla ricerca della falegnameria. Entrammo in un panificio per sapere dove fosse ubicata esattamente la bottega, la signora che in quel momento non aveva clienti con molta gentilezza, ci accompagnò. Ai miei occhi si presentò il falegname Giuseppe Arganese, una persona molto gentile e colta.
Il signor Giuseppe è nato a Sant’Agata dei Goti in provincia di Benevento. La sua bottega è grande, sembra un atelier, pieno di luce, con oggetti ed attrezzi che non vedevo da molto tempo, da quando ero bambino e andavo dal falegname alla Batia per costruirmi la spada di legno.
Con Giuseppe Arganese abbiamo parlato delle proprietà del legno, un materiale che ha sempre fatto parte della quotidianità di ognuno di noi, a cominciare dai primi utensili della storia a quelli nelle case e nelle cucine, fino ai mobili e agli strumenti musicali. Il legno è qualcosa di davvero appassionante, mi dice il falegname che ci collega con la nostra storia e anche con la natura circostante.
Bisogna avere grande cura di questo materiale, il legno porta con sè moltissimi segreti sul passato, sul presente e anche sul futuro, è materia viva e si muove anche dopo molti anni. Abbiamo parlato anche del Museo del falegname, (una cosa che pochi sanno), Tino Sana che è in Valle Imagna, una valle prealpina in provincia di Bergamo dove si trovano antiche botteghe con i loro arnesi ricostruite nei minimi particolari, il seggiolaio, il modellista, il carraio, l’intarsiatore, il bottaio, il liutaio, in una parola la civiltà del legno. Nel Museo del falegname si trova la storia dei burattini, l’evoluzione della bicicletta, dalla draisina alle bici dei mestieri, a quelle dei campioni, con la collezione di Felice Gimondi. E ancora carri, slitte, barche, fino ad arrivare ad uno dei pezzi più affascinanti del Museo: l’aereo in legno del pilota bergamasco Antonio Locatelli risalente alla prima guerra mondiale. Ma andiamo a conoscere da vicino Giuseppe Arganese.
Da quanti anni vive a Favara?
Da 19 anni.
Come mai è venuto fin qui?
Per amore.
Vuole spiegarsi meglio?
Mia moglie Antonella Francolino è di Favara. Siamo sposati da 19 anni. L’ho conosciuta nel 2001, l’ho incontrata sul ferry boat sullo Stretto, tornava da Vicenza. In quel periodo stavo andando a montare dei mobili a Ucria in provincia di Messina. E’ stato un vero e proprio colpo di fulmine, da allora non ci siamo più lasciati e mi sono trasferito a Favara.
Come si è trovato a Favara, si è inserito?
Mi sono trovato a mio agio. Basta che lavoro e mi trovo bene dappertutto. Ho più amici di mio cognato che è favarese.
In che cosa consiste il suo lavoro?
Sono falegname e restauratore di mobili antichi.
Da chi ha appreso questo mestiere che rischia di scomparire?
L’ho appreso a Benevento da piccolo. Ho iniziato a lavorare all’età di dodici anni.
Qual è il maggiore pregio dei favaresi e il maggiore difetto?
I favaresi pregi non ne hanno, mentre i difetti sono i più grandi della faccia della terra, si capisce che sto scherzando, mi trovo bene in questo paese e ci lavoro con passione…
Cosa fa nel tempo libero?
Il mio tempo libero lo trascorro con i cruciverba soprattutto la sera, sono un vero appassionato. Certe volte esco con mia moglie e mia figlia che ha 18 anni, un vero gioiello a cui sono molto legato.
Riavvolgendo il nastro della sua vita, se tornasse indietro nel tempo, ritornerebbe a vivere a Favara?
Sa che rispondere a questa domanda è un po’ difficile. Sono indeciso, la gioventù che cresce mi preoccupa molto, per la scostumatezza e la volgarità. Quello che ho visto a Favara non l’ho visto nemmeno a Napoli, brutti comportamenti, maleducazione, ragazzi che si ubriacano…
Ritorna qualche volta a Benevento?
Ogni due o tre anni. A Benevento ho una falegnameria ferma da anni.
E’ vero che lei ama molto i bambini e costruisce i giocattoli?
Si. A Benevento ne ho costruiti parecchi.
Ha mai scritto delle poesie?
No. Mia figlia recitava ed io ho collaborato con la compagnia realizzando alcune scenografie teatrali.
Quali sono i suoi progetti per il futuro?
Non appena mia figlia finirà il liceo andrà a Roma, sarà questa l’occasione per trasferirci a Benevento, che si trova a 17 chilometri da Napoli. Abito ai confini con Caserta che dista solo sette chilometri. Da casa mia, bastano 90 minuti per arrivare a Roma. Questa sarà sicuramente un’altra storia, conserverò bellissimi ricordi degli anni trascorsi a Favara…