Giuseppe Maurizio Piscopo
“L’impossibile non può essere accaduto, quindi l’impossibile deve essere possibile nonostante le apparenze” (Agata Crhistie).
Una parte di questa storia me l’ha raccontata Giovanni Lo Brutto musicista e compositore, colonna del gruppo storico dei Dioscuri, che l’ha saputa da suo padre Filippo Lo Brutto di professione barbiere che aveva il salone a Favara in una discesa che portava a Piazza Cavour. Questo salone era sempre con le luci accese. Venne inaugurato nel 1947 e chiuse nel 1964. Un giorno u Pinnacchiu si recò per la prima volta nel salone di Filippo Lo Brutto verso le ore 20,00, all’ora di chiusura .
Aveva una storia spettacolare da raccontare. Quella sera molti vedendo arrivare u Pinnacchiu che aveva litigato con mastro Agostino, in quel salone di artisti e intellettuali, ci fu il parapiglia.
Gli astanti rimasero al loro posto e non andarono a cena e le mogli si trovarono da sole con i figli, preoccupatissime per i mariti che tardavano. I mariti si ritirarono a mezzanotte, dopo aver ascoltato u Pinnacchiu che esordì dicendo che quella sera avrebbe raccontato una vicenda che non si trova nei libri di storia.
Suo nonno era stato macchinista di un treno speciale l’Orient Express, il Grand Hotel su rotaie, inventato dall’ingegnere belga Georges – Nagel Makers, che entrò in servizio nel dicembre del 1883, rimasto in vita per quasi un secolo a percorrere 1446 chilometri collegando Parigi con Costantinopoli, l’attuale Istanbul. Il treno era formato da 3 carrozze, 2 vagoni letto, una carrozza ristorante e 2 vagoni per i bagagli.
Ogni vagone era realizzato in legno teak e riscaldato a vapore, era illuminato da lampade a gas ed era lungo circa 17 metri.. Fare un viaggio su quel treno era il massimo, era come fare un sogno ad occhi aperti, un viaggio nella leggenda della storia dell’umanità. Questo treno dei re ha attraversato due guerre mondiali ed è stato uno dei simboli della Belle Epoque, ha raggiunto posti lontanissimi. L’abito da sera era d’obbligo a cena, donne con l’abito e uomini in smoking o in frac. Le sedie del treno erano di velluto e le tende di damasco. Nel salone favarese c’era un silenzio profondo, non si sentiva volare una mosca, tutti si avvicinavano più che potevano, per non perdere una parola del racconto du Pinnacchiu.
Il menu, – continuò u Pinnacchiu- era strepitoso: con ostriche, zuppa di pasta italiana, pollo “a la chasseur” con pomodorini e scalogni, e poi filetto di manzo, una serie di dessert tartufo, serviti in piatti di porcellana raffinatissimi affiancati da champagne e cognac e vini per palati fini. Le lenzuola di seta profumatissime venivano cambiate puntualmente ogni giorno. Sul treno c’era un’atmosfera elettrica, gli invitati erano elegantissimi scelti uno per uno. Il biglietto costava un occhio della testa, pari ad un anno di lavoro. Ogni vagone era tenuto a caldo con l’aiuto di stufe a carbone che rendevano l’esperienza molto confortevole. Le carrozze di legno di teak erano illuminate col gas a vapore. In diverse occasioni la neve bloccò il convoglio e i passeggeri per affrontare le basse temperature furono costretti a dormire vestiti. I membri dell’equipaggio dovettero percorrere diversi chilometri nella neve per recuperare le provviste della cucina.
All’interno di questo treno chiamato il treno dei misteri si sono svolti complotti, intrighi e l’attentato a Lev Davidovic Trotsky che sopravvisse scappando dalla Russia di Stalin. Trosky fu salvato da mio nonno, disse u Pinnacchiu con voce passionale, che non si perde mai d’animo nelle situazioni difficili e impreviste. Infatti, con un’azione fulminea, per un attimo allontanò l’attentatore con una pala piena di carbone fumante, dandogli un colpo deciso sulle spalle, così l’attentatore cadde a terra e Trotsky nella confusione si dileguò, ma questo i giornali del tempo non lo scrissero e mio nonno rimase un anonimo macchinista e perse l’occasione della sua vita, non parlava l’inglese e in quella confusione nessuno guardò lui né volle sapere, ognuno cerò di salvarsi la vita…. Come dire che i favaresi e quelli della provincia ci sono sempre nei momenti difficili.
Nell’attentato a Palmiro Togliatti il primo a intervenire uscendo da Montecitorio fu il dottore Raimondo Borsellino di Cattolica Eraclea ma i meriti li prese tutti il professore Pietro Valdoni. Ma questa è un’altra storia… Con l’Orient Express hanno viaggiato teste coronate, trafficanti d’armi, grandi artisti, Marlene Dietrich che ha cantato per la prima volta la famosa canzone Lili Marlene, Jean Gabin, Lawrence D’Arabia, Mata Hary, Josephine Baker, Maria Callas, Greta Garbo e tante spie, attrici, principesse, marajà, scienziati, artisti, diplomatici, sultani e malviventi. In questo treno la grande scrittrice di gialli Agata Christie ambientò il suo romanzo Assassinio sull’Oriente Express. Anche il cinema popolare della saga di James Bond ha dedicato due film molto conosciuti, Dalla Russia con amore (1963) di Ian Fleming e Assassinio sul Nilo con la regia di Sidney Lumet. (1974). L’Orient Express finisce quando arriva la forza e il potere dell’aeroplano e nasce la seconda classe. Il sipario cala il 20 maggio del 1977. Questo treno ha fatto sognare scrittori, viaggiatori e persone comuni di ogni parte del mondo. Pochi sono i treni famosi come l’Orient Express.
Un serpeggiante viaggio in treno che portava i passeggeri in giro per l’Europa continentale da Parigi a Istanbul. L’Orient Express era un simbolo del fascino e dell’evasione del vecchio mondo, attirava personaggi illustri da ogni angolo del mondo ed ha ispirato numerose opere letterarie. La sua reputazione sfarzosa ha anche attratto una quantità di intrighi, scandali e persino la criminalità. Ha chiuso ufficialmente nel 2009, ma ha continuato a suscitare l’attenzione degli appassionati di locomotive e dei nostalgici. Nel 1883 la Gare de l’Est di Parigi era al centro dell’attenzione della città. Si era formata una folla di persone, dai giornalisti ai diplomatici, tutti accorsi per assistere al primo viaggio dell’Orient Express.
Circa 30 viaggiatori formavano il gruppo dei pochi fortunati ammessi a bordo del treno, una traversata che abbracciava tutta l’Europa, partendo da Parigi e arrivando a Istanbul, in un’epoca in cui viaggiare era sempre più di moda. Parigi e l’Europa stavano vivendo una rinascita culturale, oggi nota come Belle Époque, e l’Orient Express, creato dalla società ferroviaria belga Compagnie Internationale des Wagons-Lits, era visto da molti come il culmine dei passi avanti compiuti dagli europei nelle arti e nella tecnologia: simboleggiava lo sguardo rivolto all’esterno del continente e il desiderio di novità.
Due giornalisti che viaggiarono sull’Orient Express Edmond About romanziere corrispondente del giornale Le Figaro e Henry Opper de Blowitz corrispondente del Times of London produssero ricche e dettagliate cronache che catturarono la magnificenza del treno. Blowitz si divertì a descrivere la carrozza ristorante con “le tovaglie e i tovaglioli di un bianco abbagliante, piegati in modo artistico ed elegante dai sommelier, i bicchieri scintillanti, i vini rosso rubino e bianco topazio, i decanter di cristallo per l’acqua e le capsule argentate delle bottiglie di champagne, che scintillano agli occhi del pubblico, all’interno così come all’esterno”. About invece rimase estasiato nello scoprire che “le lenzuola venivano cambiate ogni giorno, una sofisticatezza sconosciuta persino nelle dimore più eleganti”. Ogni scomparto, naturalmente, era dotato delle comodità più moderne dell’epoca: riscaldamento centralizzato, acqua calda e bagni privati. L’arredamento dell’Orient Express era, senza dubbio, lussuoso e di classe. Ispirato ai migliori hotel del mondo, le carrozze sfoggiavano soffitti in pelle goffrata, tende in velluto, lenzuola di seta, mobili in mogano, posate in argento, bicchieri di cristallo, rifiniture in marmo e rubinetti in bronzo. Il treno era illuminato con lampade realizzate nella fabbrica del rinomato artista vetraio art nouveau Émile Gallé e le pareti erano decorate con arazzi della manifattura dei Gobelin, uno storico laboratorio di tessitura parigino, fornitore delle corti francesi fin dai tempi di re Luigi XIV… Che vi devo dire di più, -continuò u Pinnacchiu- non ci sono parole per raccontare l’Orient Express a voi che non avete viaggiato e non conoscete niente del mondo! E lu gaddru itta li pinni bonasira e iamuninni. Semu arivati a mezzanotti in puntu u restu dumani vi lu cuntu…
Quando u Pinnacchiu finì di raccontare la sua storia con la voce di un fine narratore, il giovane apprendista disse spazzola in maniera che tutti sentissero, aveva un sorriso di felicità stampato nel volto e gli occhi pieni di commozione e disse :-Vossia ni stu saluni ci havi a veniri cchiù spissu! Le sue storie parinu scritte nel libru masciu della Bibbia…Vossia havi a campari cent’anni parla comu un libru!