Vincenzo Cavaleri
Finito il covid, sono tornate in tutta la provincia le celebrazioni all’aperto, le processioni cristiane, i riti cattolici, le sacre rappresentazioni con la drammatizzazione della Passione di Cristo, le vie crucis con o senza drammatizzazione animata da attori locali.
Hanno trovato così concretizzazione la nostalgia e la voglia di rivivere le tradizioni popolari legate ai riti e alle processioni religiose, in genere, e alla drammatizzazione della Passione di Cristo, in ispecie.
La drammatizzazione della Passione di Cristo, messa in scena nelle vie e nelle piazze di alcuni comuni agrigentini, è stata anche stavolta basata sui copioni che si rifanno ad un dramma in versi scritto nel lontano 1750. Un dramma in tre atti dal titolo “Il riscatto di Adamo nella morte di Gesù Cristo”, noto anche più popolarmente come “Il Martorio di Cristo”, scritto dal poeta e drammaturgo palermitano Filippo Orioles, di cui parlano Giuseppe Pitrè (scrittore, letterato ed etnologo, vissuto tra il secolo scorso e quello antecedente) e Francesco Maria Emanuele Gaetani, marchese di Villabianca. (cronista e memorialista del ‘700)
Giuseppe Pitrè ricorda che il Martorio di Cristo è stato rappresentato per la prima volta a Palermo l’undici marzo 1783, mentre nella città agrigentina di Naro si rappresentava già da tempo. Ce n’è infatti testimonianza nel manoscritto di fra’ Saverio Cappuccino dal titolo “Naro Antico”, nei cui “Annali” il frate annota che, nell’anno 1774, “Il Dottor in Medicina D. Paolo Castelli e il R.mo Canonico Francesco Carcasola, promotori della dimostrazione del nuovo e vecchio testamento, ottendero licenza da S. Ecc. Vicerè di poterla rappresentare in processione ideale nella Domenica delle Palme di questo anno corrente. Questa rappresentanza riuscì a maraviglia, tanto che stupirono non solo i Paesani, m’ancora i forastieri nel vedere vestiti, ed adattati tanti personaggi, che giunsero al numero quasi di 400”.
Nell’ “anno di Cristo 1782” -sempre secondo il manoscritto di Fra’ Saverio– avviene la “Rappresentazione del Martorio di Cristo” durante tutti i giorni della quaresima (o “quadragesima” -come la chiama lui), attirando la partecipazione non solo dei paesani, ma anche e soprattutto di numerosi forestieri.
Fra’ Saverio, nel giornale degli anni successivi, non parla più delle rappresentazioni del Martorio. Sino all’anno 1795: quando torna a farlo, titolando testualmente: “Dimostrazioni della Passione di Cristo” e scrivendo: “A ventidue Marzo di quest’anno si rappresentarono in processione ideale li cinque misteri dolorosi dell’amabilissimo nostro Redentore, uscendo dalla Chiesa di S. Calogero con quest’ordine: primo fecero la funzione nel piano della succennata Chiesa, quando Gesù Cristo fu preso nell’Orto; 2 – la flagellazione, 3 – la coronazione, quarto Cristo col pesante legno della croce,+per ultimo+ il Corpo di Cristo esangue disteso sul feretro(…)”.
Sin qui, Fra Saverio Cappuccino sulle “dimostrazioni della Passione di Cristo” nell’anno 1795 a Naro. Dove quest’anno, invece, le sacre rappresentazioni sono avvenute sia per la domenica delle Palme sia per il Venerdì Santo, con una novità che ha suscitato molto interesse e curiosità tra gli spettatori, accorsi numerosi a vedere il Martorio, messo in scena dagli attori del gruppo I Contemplattivi.
La curiosità è stata destata dal personaggio Saled, creato un po’ di anni fa dalla vulcanica fantasia dell’attore Alfonso Marchica.
Saled è un mendicante forestiero che si intrufola fra la folla dei giudei per chiedere l’elemosina. Interagendo con la folla e chiedendo cosa stia succedendo, egli rimane inorridito dalla ferocia popolare nei confronti di Cristo, tanto che rifiuta la carità e comincia a provare compassione per Gesù.
Interpretato magistralmente da un intraprendente Alfonso Livatino, il mendicante Saled, come uno dei sei personaggi in cerca d’autore, esce poi dalla folla ed intona un breve monologo che commuove visibilmente il pubblico presente.
Pure a Cianciana, le sacre rappresentazioni del Martorio hanno radici lontanissime: il Pitrè le riporta al 1848. E risulta probabile che, da quell’anno in poi, la rappresentazione del Martorio sia avvenuta puntualmente ogni anno, per quasi cento anni, sino al 1940, sulla base del testo dell’Orioles.
La tradizione è stata interrotta a causa della guerra ed è ripresa soltanto nel 1968, svolgendosi però solo in alcune giornate della settimana santa.
Dal 1994 in poi, il Martorio ha assunto invece una dimensione nuova, grazie all’associazione locale “Settimana Santa” che è riuscita a coinvolgere tutte le famiglie ciancianesi sino a portare alla ribalta l’evento come tra i più belli della Sicilia.
Nel recente passato c’è stato il covid, mentre quest’anno le sacre rappresentazioni del Martorio si stanno svolgendo alla grande, sotto la solita direzione di Gerlando D’Angelo, col coinvolgimento di oltre 100 attori ad impersonare i protagonisti della tragedia, in un’atmosfera che, da un lato, sa di festa popolare e, dall’altro lato, rinnova la memoria della Passione e Resurrezione di Gesù Cristo.
Infine, a Raffadali, dopo trent’anni, sono state rivissute le rappresentazioni sacre del Martorio, con scene davvero stupende sia nella domenica delle Palme sia nella giornata del Venerdì Santo.
La promozione dell’evento è stata a cura di Giuseppe Ferro e Riccardo Ragusa, col patrocinio del Comune di Raffadali e col concorso delle locali Confraternite “Mater Salvatoris” e “Santissimo Sacramento”. I costumi d’epoca sono stati noleggiati. La regia delle sacre rappresentazioni è stata sapientemente condotta da Gero Galvano e Giuseppe Barbaro, mentre Enzo Alessi ha curato la direzione artistica.
Interessante l’esibizione durante le sacre rappresentazioni, del sindaco Silvio Cuffaro e del presidente del consiglio Santino Farruggio, i quali hanno indossato con ogni naturalezza i costumi d’epoca per presentarsi al pubblico cittadino.
Le due splendide foto del Martorio di Cianciana sono di Giuseppe Greco