Vincenzo Cavaleri
La paventata chiusura del reparto di chirurgia nell’ospedale “Barone Lombardo” di cui aveva tempestivamente parlato il capogruppo PD all’ARS, Michele Catanzaro, nella sua interrogazione al Presidente della Regione Renato Schifani e all’Assessore Regionale alla Salute, Giovanna Volo, è diventata realtà.
C’è adesso la chiusura ufficiale: al Presidio Ospedaliero di Canicattì non è più in funzione l’Unità Operativa di Chirurgia. Quell’Unità Operativa che, quando era diretta dal primario on. Michele Ricotta, era tanto rinomata e richiamava pazienti non soltanto dai Comuni del distretto di riferimento, ma anche dai vicini Comuni del nisseno. Un po’ come succede oggi con la Cardiologia-Utic che il territorio servito considera come un’eccellenza sanitaria e che richiama numerosi pazienti dell’hinterland distrettuale e di tanti altri Comuni agrigentini e nisseni.
Ma cosa è successo?
E’ successo che il dirigente medico Mauro Zanchi, responsabile del reparto che manteneva aperto, sottoponendosi a turni di guardia e di pronta disponibilità davvero spossanti, si è dimesso. Ed oggi ha reso nota una lettera aperta, rivolta soprattutto ai colleghi e agli operatori dell’ospedale e ai pazienti, con i quali quasi si scusa.
Nella lettera scrive che ha iniziato a frequentare l’ospedale di Canicattì da ragazzino, riferendosi quasi sicuramente al fatto che suo papà è stato, negli anni settanta, primario di questo stesso reparto di chirurgia ed aggiungendo che egli ha lavorato in questo ospedale per quasi trent’anni, cioè dal 1994 ad oggi.
“In questi anni” -scrive Mauro Zanchi– “ho incontrato tante figure professionali con le quali ho lavorato, persone dotate di grande senso di appartenenza a questo presidio ospedaliero, lo stesso da me condiviso”, ma “la situazione del reparto di Chirurgia mi costringe oggi ad andarmene, nonostante io abbia duramente cercato di fare quanto in mio potere per evitarlo; non mi sono arreso: è stata una scelta difficile ma necessaria”.
Il riferimento è quasi sicuramente alla carenza di dirigenti medici e quindi all’impossibilità di pianificare i turni di guardia, dal momento che negli ultimi tempi i chirurgi rimasti al reparto erano appena tre e poi addirittura due.
Una situazione analoga a quella del Centro Trasfusionale che sino a qualche anno fa funzionava a meraviglia, persino con reperibilità h24, e che oggi soffre pesantemente la carenza di dirigenti medici.
Una situazione analoga anche a quella dell’UOC Cardiologia-Utic, sempre piena di pazienti ricoverati e con importanti ambulatori da far funzionare (tra cui quelli richiestissimi di elettrostimolazione e di cardio-oncologia), ma costretto ad operare con soli 4/5 cardiologi.
Eppure, nell’hinterland territoriale, esistono ben due Comitati a difesa dell’Ospedale di Canicattì, i quali protestano, si riuniscono, scrivono…
Eppure, i Consigli dei Comuni del distretto socio-sanitario stanno sempre in allerta: quello di Canicattì, col suo Presidente, Mimmo Licata, che ha già convocato la conferenza dei capigruppo per affrontare il problema “ospedale”; quello di Naro, che dovrebbe riunirsi a breve, grazie al consigliere Lillo Licata, che ne ha chiesto la convocazione. E nei prossimi giorni faranno probabilmente sentire la propria voce anche i rappresentanti e componenti dei Consigli Comunali di Campobello di Licata, Ravanusa, Grotte, Racalmuto, Camastra e Castrofilippo.
Ma torniamo alla chirurgia del “Barone Lombardo” e al recesso di Mauro Zanchi che conclude la sua lettera di commiato: “Con grande commozione vi saluto tutti, non è un addio ma solo un arrivederci” .
Che significa “non è un addio, ma solo un arrivederci”? Che il chirurgo Zanchi potrebbe tornare al Presidio Ospedaliero di Canicattì qualora venissero assegnati un numero sufficiente di dirigenti medici al reparto?
Non sembra plausibile, ma l’art. 13 del vigente CCNL della dirigenza medica prevede la ricostituzione del rapporto di lavoro entro 5 anni dal recesso, su richiesta del dirigente medico, ove accolta dall’ASP.