- AreaZero
Ormai nella città dell’Agnello Pasquale l’adeguamento della tariffa TARI è diventato un caso di Stato. C’è chi millanta aumenti politici, chi dà la colpa ai morosi, chi agli evasori. Cosa però è vero di tutto quello che ci dicono? Cosa è propaganda (o strumentalizzazione) politica e cosa invece corrisponde al vero?
La TARI è la tassa sui rifiuti. E questo lo sappiamo tutti.
Quello su cui invece si fa ancora confusione, anche in aula Falcone Borsellino, è come viene calcolata la TARI e cos’è un adeguamento delle tariffe – oggetto degli ultimi dibattiti consiliari.
Senza entrare in tecnicismi poiché non è questo il luogo adatto, la TARI viene calcolata tenendo in considerazione la superfice calpestabile degli immobili dei contribuenti, il numero stesso dei contribuenti che abitano gli immobili e le famose tariffe. Queste ultime vengono moltiplicate per la superfice calpestabile degli immobili[1].
Le tariffe vengono calcolate seguendo una semplice linea guida: le entrate devono coprire l’intero costo del servizio e vengono declinate secondo la normative vigente.
Tutto ciò viene prodotto basandosi sulle proiezioni del PEF, piano economico finanziario, approvato dal Consiglio Comunale nella prima metà del 2022. Il PEF è un documento previsionale che proietta nel quadriennio successivo alla redazione del documento le entrate e i costi che il Comune dovrà sostenere. Il PEF, per legge, se redatto e approvato nel 2022 come nel nostro caso, si basa su tassi di crescita che derivano dai dati dell’anno 2020.
Semplice, no? No.
Per alcuni consiglieri di opposizione la propaganda attuale, condita da bellissimi comunicati stampa scritti ad hoc per veicolare informazioni sbagliate e prendere “like” facili con qualche titolo acchiappaclick, è la seguente:
- L’amministrazione ha aumentato le tariffe TARI;
- L’aumento è dovuto ad una mala gestione;
- L’aumento vesserà i cittadini;
- Loro non permetteranno questo scempio.
Ci sarebbe da indignarsi, se solo fosse vero.
Rispondendo per punti:
- Non è un aumento delle tariffe, ma un adeguamento. Esso deriva esattamente dal PEF, precedentemente citato che si basa su dati del 2020 e sui contratti di appalto già esistenti e non è un atto politico e quindi non è deciso dall’amministrazione. Se c’è da ascrivere a qualcuno le responsabilità dell’adeguamento, quei “qualcuno” sono le precedenti amministrazioni e la poca virtuosità delle stesse sul tema rifiuti;
- I dati prodotti dagli uffici pubblici ci dicono che la differenziata è in netto aumento dal 2021 e che, solo nel 2022, l’introito derivante dalla TARI è più che raddoppiato, sintomo di aumento
di base contributiva ed efficienza nella riscossione raggiungendo anche i furbetti che a Favara la fanno franca da troppo tempo. I numeri parlano;
- La vessazione riguarda circa 140 mila euro su circa 15 mila contribuenti. Parliamo di un adeguamento al rialzo di circa 3 euro in media. Ricordiamo che il pane, causa inflazione e guerra, è aumentato di più del 50% solo a Favara, nonostante il grano sia tornato a prezzi preguerra. Se consideriamo un’inflazione media annua a doppia cifra, l’adeguamento delle tariffe ci permette addirittura di risparmiare sul dovuto;
- Quale scempio? La riscossione delle tasse? Beh, se questo è uno scempio siamo a cavallo. L’adeguamento delle tariffe è un atto dovuto per il Consiglio Comunale, che non approvandolo si prende il rischio di causare del danno alle casse comunali, facendo slittare riscossioni e pagamenti. Potrebbero forse i cittadini essere veramente vessati dai disagi potenziali di una tale scelta?
- Punto Bonus, ma molto importante: la parte più incerta dell’adeguamento TARI è dato da scelte che il Consiglio stesso ha fatto. Infatti, si è approvato un regolamento TARI (con pareri negativi di Dirigenti e Revisori) inneggiando alla vittoria contro il caro tasse giusto qualche mese fa. Proprio da questo è scaturito un maggiore costo per i contribuenti che possiedono una sola casa e uno sgravio per quelli che ne possiedono più di una. Mentre col vecchio regolamento si aveva quindi un adeguamento al rialzo minimo per singola utenza, col nuovo regolamento le percentuali d’imposta potrebbero essere ben più alti per possessori di singola abitazione.
Citando le parole del Dirigente ai Tributi del Comune di Favara, dette durante la riunione consiliare: “In corso d’opera, quest’anno, si è cambiato il regolamento. […] Inevitabilmente, e già si sapeva, gli introiti dovevano diminuire, e sono diminuiti. Se mantenevamo quel regolamento, le tariffe aumentavano di pochissimo”. Ai lettori, il giudizio finale.
Non vogliamo neanche commentare le gaffe che si sono susseguite in Consiglio Comunale, a cui abbiamo assistito personalmente.
Commenteremo solamente dicendo che Favara si merita dei rappresentanti consiliari quanto meno onesti intellettualmente. Nonostante capiamo benissimo il diritto di fare opposizione, ci piacerebbe che quest’ultima venisse fatta con criterio e cercasse di migliorare l’operato dell’amministrazione comunale, trovando spunti di lavoro comuni che portino Favara a risplendere di luce propria e non sviando l’opinione pubblica con argomenti che poco si adeguano alla realtà dei fatti.
Perché fare opposizione fine a se stessa? Cosa si spera di raggiungere con queste continue pressioni che come unico risultato hanno quello di rallentare la burocrazia già lenta che abbiamo? Perché non proporre spunti di riflessione per migliorare il conferimento di differenziata e abbattere veramente i costi entro fine mandato? Di chi fidarsi allora, se neanche i rappresentanti che abbiamo votato riescono a dirci la verità?
Non lo sappiamo più neanche noi.
[1] Tutto seguendo i principi cardine dettati dall’ARERA, Autorità di regolazione per energia reti e ambiente