Ing. Ignazio Puccio
A Franco Pullara
“Gent.mo Direttore,
La mia condizione di persona avanti con gli anni, mi porta a dormire poco per cui occupo le mie anticipate mattinate a leggere i quotidiani on line, compresa la testata che Lei, con il suo consueto piglio ed acume, dirige.
Ho avuto modo di apprezzare il Suo articolo del 1° aprile sul fantomatico drone, trovandolo oltre che divertente, lungimirante, scritto da chi, come Lei, “vede” e “crede” in una società migliore, una società a misura d’uomo.
Ed ancora, sempre attento a ciò che accade intorno, ha narrato e commentato, in un articolo del 12 maggio scorso, ciò che è capitato al parabrezza dell’auto dei Vigili Urbani di Favara, apprezzando e condividendo la considerazione finale: “…ma che paese è?”.
Avevo appena finito la sera prima di leggere questo articolo quando la mattina successiva ho letto la notizia che, durante la notte, un’auto ha travolto un giovane, riducendolo in fin di vita pur in una pubblica via, e l’automobilista non si è fermato a prestare soccorsi anzi, è fuggito…..ma che paese è?….mi torna in mente il suo azzeccato commento del giorno prima.
Direttore, mi lasci dire con estremo sconforto perché sono padre di giovane dell’età di quello investito, che è molto prossima a quella dell’investitore: si tratta di una sfavorevole circostanza dove due soggetti, pur da direzioni opposte, si sono incontrati, anzi, drammaticamente scontrati in una immane tragedia per loro e per le rispettive famiglie.
Vede Direttore, anche la distrazione può essere comprensibile, ma non l’ebrezza dell’alcool o degli stupefacenti quando si guida un bolide a due o quattro ruote. Non è ammissibile l’alta velocita, in special modo nelle aree urbane.
….e vile resta la fuga, oltre che reato!!
La gioventù? L’inesperienza?….no! Senza giustificazioni né attenuanti.
Dove sono le famiglie? Dove la scuola? La Chiesa? …..e l’educazione? Quella del “questo si fà….questo non si fà”.
La società ha fallito, Direttore, hanno fallito le Istituzioni che non hanno saputo arginare tempestivamente ed in modo corretto un fenomeno di generico malcostume dilagante.
Altro che spazzatura sparsa per strada, costruzioni abusive, multe non pagate, soste selvagge, prospetti non finiti, commercio abusivo, segnaletica stradale bucata dai proiettili….e l’elenco potrebbe continuare.
Direttore, la statistica è fatta di numeri, di percentuali, infatti il fenomeno non è solo favarese ma…. tutto agrigentino? No, Direttore! Neanche….. È tutto siciliano. Una Regione dove un delinquente latitante per trent’anni vive indisturbato nel centro di una città, dove si sciolgono bambini nell’acido, si uccidono magistrati e poliziotti che fanno il loro dovere, si chiede il pizzo e le tangenti su lavori altrui. Tutti scavano nicchie più o meno grandi dove trovare agio e comodità senza faticare. A Favara, magari, la percentuale è più alta, come sarà forse anche in altre realtà territoriali come Palma di Montechiaro, Porto Empedocle, Campobello di Mazara, Castelvetrano o Palermo.
Allora? Direbbe Lei….
Direttore, pur avanti negli anni, vivo nella speranza del riscatto. Il paese non è quello che sonoramente viene fuori dai fatti di cronaca, quella rappresenta una goliardica e sparuta scoglionata minoranza. Dobbiamo sollecitare la “massa silenziosa”, quella fatta di persone perbene che rappresenta la stragrande maggioranza di quelle realtà territoriali vituperate, violentate, mortificate dalle scorribande di pochi scalmanati.
Dobbiamo sensibilizzare le persone oneste, invitandoli a ribellarsi a questo stato di cose. Protestare, far sentire la propria voce più forte di quella degli irresponsabili vituperatori e molestatori. Bisogna profondere il massimo impegno per ricreare le condizioni di una convivenza armoniosa, pacifica e civile. Sollecitare le Istituzioni quali Scuola, Chiesa, Pubbliche Amministrazioni, Forze dell’Ordine per il ripristino delle condizioni minime di legalità, isolando, ridicolizzando, bullizzando gli stupidi facinorosi ed i delinquenti che inquinano una terra ricca di storia, di cultura e di bellezze naturali.
Valorizzare una realtà che punti allo sviluppo della occupazione, dell’accoglienza, del turismo, dell’agricoltura attraverso il trionfo della legalità.
E’ tempo di riscatto, Direttore, e mi viene in mente l’orgoglio di Pier Capponi quando, nel 1492, disse all’arrogante Carlo VIII re di Francia: “Voi date fiato alle vostre trombe e noi suoneremo le nostre campane!”
Direttore, di corsa verso le campane, il batacchio è nostro!!
Con la consueta stima, affettuosamente La saluto”.
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Ho avuto l’onore di conoscere l’ingegnere Ignazio Puccio durante l’emergenza idrica siciliana causata dalla grande siccità del 1999. Lui faceva parte della commissione tecnica per arginare i disagi in provincia di Agrigento. È stato successivamente a fianco del generale Jucci, commissario regionale per l’emergenza idrica.
Io, all’epoca, collaboravo con il quotidiano de “La Sicilia” e raccontavo tutti i giorni l’emergenza.
L’ingegnere Puccio è il professionista, insieme ad altri, che riuscì a garantire il servizio idrico nella nostra provincia. Un uomo con la schiena dritta con l’obiettivo di migliorare la qualità di vita degli agrigentini.
F.P.