E’ ormai scontro aperto, a Canicattì, tra il sindaco ed il presidente del consiglio comunale.
E dire che i due si erano tanto amati, se è vero che Mimmo Licata (oggi presidente del consiglio) ha fatto una lista a sostegno di Vincenzo Corbo (oggi sindaco), grazie alla quale la loro coalizione ha vinto le elezioni amministrative del 2021, riportando -dopo l’intervallo di una sindacatura- Vincenzo Corbo nella poltrona di primo cittadino, con l’attribuzione 15 consiglieri comunali (su 24) che hanno poi assicurato la presidenza del consiglio a Mimmo Licata.
Allora i due gravitavano nell’orbita del deputato regionale Roberto Di Mauro, anche se sembrava ormai scontato l’allontanamento da quell’orbita di Vincenzo Corbo. Cosa avvenuta puntualmente dopo le elezioni amministrative, mentre Mimmo Licata restava e resta nella stessa posizione politica in cui storicamente è stato collocato: quella, appunto, vicina al deputato regionale Roberto Di Mauro.
Ma i motivi della polemica ormai scoppiata e destinata ad avere probabili ulteriori ripercussioni non è solo il divorzio politico. Mimmo Licata si sente infatti esautorato delle sue prerogative presidenziali da parte del sindaco e, perciò, non le manda a dire.
Andiamo con ordine.
Il presidente del consiglio comunale chiede al segretario generale del Comune Cinzia Chirieleson (al quale peraltro sono state conferite le funzioni dirigenziali della direzione degli affari generali e istituzionali) la predisposizione di una modifica al regolamento comunale per il funzionamento delle commissioni consiliari, in modo da consentirne le sedute anche in videoconferenza o comunque con la partecipazione online dei componenti eventualmente impossibilitati a partecipare in presenza.
Il segretario generale, però, non risponde e al suo posto (usando la carta intestata della segreteria generale, anziché quella del proprio gabinetto) risponde il sindaco.
E il sindaco dice che il presidente del consiglio comunale non può impartire direttive al segretario generale, non essendo un organo e potendo solo gli organi -in base ad un parere ministeriale- esercitare la potestà di direttiva nei confronti del segretario generale.
Inoltre, Vincenzo Corbo sottolinea come il segretario generale “dipenda personalmente dal sindaco, intrattenendo un rapporto funzionale con l’amministrazione comunale” (NdT: il virgolettato è testuale nella lettera del sindaco).
A questo punto il presidente del consiglio sbotta e scrive, a sua volta, al sindaco (e, per conoscenza, ai presidenti delle commissioni consiliari e al segretario generale) reputando “indecente ed inaudita” la dichiarazione secondo cui il segretario generale “dipenda personalmente dal sindaco”.
Inoltre, Mimmo Licata rammenta che il Testo Unico e l’Ordinamento Regionale degli Enti Locali dispongono che il segretario generale esercita, con competenza residuale di carattere generale, “ogni altra funzione attribuitagli dallo statuto o dai regolamenti”, tra cui quella -nel caso specifico, conferita dal sindaco- di dirigente degli affari generali e istituzionali (dirigente preposto alla collaborazione con la presidenza del consiglio) oppure quella dell’art. 24 dello statuto comma 3 dello statuto che testualmente prescrive: “il consigliere può avvalersi degli uffici comunali tramite il segretario generale”.
Sin qui la polemica. Alla quale non può che seguire questo opportuno interrogativo: con tutti i problemi che ci sono nei Comuni, specie in quelli finanziariamente dissestati, c’è bisogno di arrivare a tanto?
E’ complicato approntare una norma regolamentare che consenta le sedute delle commissioni in video-conferenza?
E il segretario generale che ne pensa?