Non si capisce più niente. Non c’è più religione -si sarebbe detto una volta.
Che cosa ci sta a fare la Corte Costituzionale se poi la Regione Sicilia sembra non accorgersi delle sentenze di illegittimità costituzionale che la riguardano?
E siamo ai livelli massimi della carta costituzionale. Immaginiamo poi se i Comuni -in materie di rango meno elevato- debbano adeguarsi alle delibere dell’ANAC (Autorità Nazionale per l’Anti-Corruzione) con riferimento agli accordi fatti con l’ASMEL (Associazione per la Sussidiarietà e la Modernizzazione degli Enti Locali) per l’utilizzazione degli elenchi degli idonei nei concorsi per assumere nuovo personale.
Ma, andiamo con ordine.
Giovedì 6 luglio, la Corte Costituzionale dichiara illegittima l’ultima legge della Regione Sicilia con cui vengono rinviate le elezioni provinciali e viene prorogato il termine delle gestioni commissariali nelle province al 31 agosto 2023 (la Regione Sicilia fa una legge di rinvio delle elezioni e di proroga dei commissariamenti ogni anno dal 2015 in poi). Tutti ad applaudire perché non è giusto che la politica nomini stabilmente un commissario per ogni provincia, al posto degli organi che dovrebbero essere scelti con elezione di secondo grado o con suffragio diretto.
Ma la Regione – dato che l’ARS aveva votato il 21 giugno scorso l’ulteriore legge di rinvio delle elezioni provinciali e di proroga dei commissariamenti- cosa fa? E’ presto detto!
Venerdì 7 luglio pubblica nella gazzetta ufficiale la legge con cui il termine delle gestioni commissariali viene addirittura spostato dal 31 agosto 2023 (sulla cui illegittimità costituzionale si è pronunciata, per l’appunto, la Corte) al 31 dicembre 2024.
Cioè: la Corte Costituzionale giudica illegittimo il termine del 31 agosto 2023, in quanto non si può continuare a prorogare le gestioni commissariali e rinviare metodicamente le elezioni provinciali; la Regione Sicilia, per tutta risposta, allunga il termine bocciato dalla Consulta sino al 31 dicembre dell’anno a venire.
Ma come? Se è incostituzionale la proroga precedente, puoi farne una successiva e pubblicarla in gazzetta con valore di legge?
“Un corto circuito istituzionale i cui esiti potrebbero essere imprevedibili”-scrive un noto quotidiano. Ma in politica c’è da creder poco all’imprevedibilità e, di fronte a certi avvenimenti, c’è solo costernazione.
Ma il mondo va così. A tutti i livelli.
Ricordate, la deliberazione dell’Autorità Nazionale per Anti Corruzione? Quella del 20 giugno scorso che dichiara la “violazione delle norme in materia di contrattualistica pubblica e dei principi comunitari di concorrenza, trasparenza e par condicio” con riferimento agli accordi tra ASMEL e Comuni per l’utilizzazione degli elenchi degli idonei nei concorsi per l’assunzione di personale.
Il ministro degli interni ha inviato una nota ai Prefetti per vigilare sull’osservanza della deliberazione dell’ANAC da parte dei Comuni.
Sapete cosa hanno fatto molti sindaci? E’ presto detto!
Sono insorti ed hanno aderito massicciamente ad una petizione lanciata dall’ASMEL attraverso una lettera aperta indirizzata al ministero degli interni per difendere gli accordi fatti per utilizzare l’elenco degli idonei nei concorsi per assumere nuovo personale.
Anche qui: quali esiti sortirà la vicenda?
I sindaci proseguiranno per la loro strada, assumendo tramite gli elenchi ASMEL, col rischio di un contenzioso allargato a più parti e con eventuali responsabilità anche con riferimento all’allarme lanciato dall’ANAC quando dice che non è chiaro se i Comuni aderenti “abbiano effettuato un calcolo del valore complessivo dei servizi correlati all’espletamento delle procedure concorsuali, né una valutazione in termini di costi/benefici”.
Ma tant’è. Quasi la nostra Repubblica si avviasse a diventare Babilonia City.