La più grande e migliore biblioteca tematica sulla Sicilia (suddivisa tra fondo antico e biblioteca moderna) sorgerà a Casa Morello, un complesso monumentale all’interno del parco della Valle dei Templi, allocato nei pressi delle fortificazioni dell’area archeologica, a poche centinaia di metri dal tempio di Giunone.
Custodirà, nell’ambito dell’immenso e qualificatissimo patrimonio librario e documentale, oltre diecimila testi antichi sulla Sicilia e molto materiale storico (per esempio, alcuni manoscritti originali di Giovanni Verga e Luigi Pirandello)
Unico neo? Si tratta di un patrimonio librario e documentale che è nella proprietà di Marcello Dell’Utri, siciliano d’origine, il quale ne fa donazione apponendo il modus dell’intestazione a suo nome dell’istituenda biblioteca.
Del tutto naturale, in definitiva: se uno dona, vuole che sia riconosciuto il suo atto di liberalità, a meno che non doni in forma anonima (e qui l’anonimato sarebbe il segreto di Pulcinella).
Comunque, non è soltanto quaestio di riconoscimento della provenienza; è principalmente un problema di rimembranza storica: tra cento o duecento o cinquecento o mille anni, si deve sapere a che cosa è dovuta questa donazione, da dove provenga, chi è stato il donatore?
Si spieghino bene i fautori del no a tutti i costi: vogliono che la donazione non avvenga? Vogliono che avvenga, ma non si citi il donatore?
Non ha un fondato senso il no al fondo librario della Biblioteca Utriana che sorgerà nella Valle dei Templi e sarà la più grande e completa biblioteca tematica sulla Sicilia, con alcuni manoscritti originali di Pirandello e Verga.
Voglio condividere una sorta di aneddoto.
Moltissimi anni fa, quando Marcello Dell’Utri non era ancora stato condannato e forse non era nemmeno indagato, un mio amico di allora -che oggi (ma pure ieri) è riconosciuto come uno dei filologi e dei critici letterari più importanti soprattutto in materia di novellistica medievale, letteratura barocca e opere manzoniane- mi ha svelato come Marcello Dell’Utri fosse uno dei più importanti collezionisti, a livello internazionale, di manoscritti, incunaboli, cinquecentine e libri rari e storici.
Ciò è sembrato strano, a me, profano della materia, che, di fronte alla rivelazione di Silvano Nigro, allora docente della Yale University, pensavo a Dell’Utri come al mero classico manager industriale e politico, al quale mal si associava la passione per la cultura e per i libri, specialmente quelli rari, antichi e preziosi.
Ma Silvano Nigro è parso farmi una curiosa e singolare rivelazione.
Egli era -ed è- geniale anche nelle rivelazioni: mi ha detto l’essenziale e mi ha svelato un mondo; ed io sono rimasto ammaliato nell’apprendere di un manager dell’industria e della politica che -secondo quanto palesato da Silvano Nigro– era appassionato anche di manoscritti e libri antichi.
Proprio come oggi -più di ieri- sono affascinato dei libri di Salvatore Silvano Nigro (allora intellettuale di sinistra, allievo -ma più collega- dello storico della letteratura Alberto Asor Rosa) che in questi giorni è uscitocon la ristampa del saggio-divertissement “Il portinaio del diavolo. Occhiali e altre inquietudini”, per i tipi di Bompiani. Libro che quasi dieci anni fa ho divorato in una giornata sola, immaginando senza un vero nesso che quel portinaio del titolo del saggio potesse anche essere il manager industriale e politico con la passione dei libri antichi -del resto, gran parte delle opere antiche, analizzate nel saggio di Silvano Nigro, dovrebbero trovarsi nella disponibilità del patrimonio librario di Marcello Dell’Utri.
Ma torniamo alla biblioteca Utriana, con annesso fondo antico.
Non c’entra nulla con la Biblioteca Lucchesiana (ormai tutt’uno con la città di Agrigento). Sono due entità completamente diverse, le due biblioteche. Distinte e separate. Ognuna ha la sua storia; ed ha il suo contenuto: totalmente differente e su piani dissimili. E sarebbe giusto ed opportuno che esistessero entrambe: ognuna nel suo campo e con la sua propria specializzazione.
Ma, fatto salvo ciò, non ci sarebbe nulla di straordinario se qualche giornale aprisse il fuoco su Dell’Utri in occasione della donazione alla Sicilia e alla Valle dei Templi, probabilmente dimenticando che a Milano, in via Senato n.14, c’è una Fondazione-Biblioteca tra le più importanti d’Italia, sorta proprio su iniziativa dello stesso Marcello dell’Utri, che l’ha istituita nel 1997 e che, tra i suoi scopi statutari, ha quello di agire nell’ambito della Regione Lombardia, a servizio di studenti, ricercatori, studiosi, turisti.
Nella Valle dei Templi non può starci una biblioteca tematica sulla Sicilia, di rilevanza nazionale, forse internazionale, che comunque nulla abbia da invidiare -ognuna nel suo territorio- a quella lombarda?
Forse non c’entra nulla, con la biblioteca tematica siciliana, il legato in favore di Marcello Dell’Utri nel testamento di Silvio Berlusconi.
Casa Morello è stata già restaurata ed allestita per allocarvi un fondo librario già prima che si sapesse di quel legato testamentario (il provvedimento per il restauro e la valorizzazione di Casa Morello –quale sede di fondo librario e di attività didattiche e di ricerca- risale allo scorso anno). E ha fatto benissimo il Parco Archeologico a portare avanti questo progetto di promozione culturale siciliana in favore di studenti, ricercatori, studiosi, turisti!
Non solo e non tanto perché Agrigento è capitale della cultura 2025. Ma soprattutto perché -da quel che sappiamo grazie alle interviste di Dell’Utri– la biblioteca tematica sulla Sicilia, nella Valle Templi di Agrigento, sorgerebbe e resterebbe a futura memoria: per noi e per tutte le generazioni a venire. Le quali avranno il diritto di saperne, oggettivamente e storicamente, la vera provenienza.