Sergio Vaccaro, primario dimissionario del Pronto Soccorso dell’ospedale di Agrigento è stato audito all’Ars da una delle sub-commissioni della sesta commissione legislativa permanente (salute e servizi sanitari e sociali).
E’ stato audito, in pratica, dalla sottocommissione sui pronto soccorso siciliani, coordinata dal deputato regionale Antonio De Luca e in presenza dei componenti Carmelo Pace, Giovanni Burtone, Giuseppe Geremia Lombardo, Margherita La Rocca Ruvolo, Angelo Cambiano e Carlo Gilistro (gli ultimi due in presenza gli altri 4 in collegamento telematico).
Il dottor Sergio Vaccaro, direttore dimissionario dell’unità operativa complessa di Medicina e chirurgia d’accettazione e d’urgenza dell’ospedale San Giovanni di Dio di Agrigento, ha ribadito le gravi motivazioni delle sue dimissioni che lasciano tutt’oggi sconcertati e inducono a pensare che numerosi altri primari (specialmente, negli ospedali di provincia più piccoli di quello di Agrigento che è pur sempre un DEA di primo livello) sono sottoposti a turni di guardia consecutivi e stressanti, nonostante i primari debbano essere esonerati dai turni di guardia ex art. 26 c.3 del vigente CCNL.
Del resto, se il primario -anziché essere esonerato come per legge- deve fare doppi turni di guardia (spesso consecutivi), come può svolgere le funzioni di direzione e organizzazione della struttura? Come può riuscire ad impartire serenamente le direttive a tutto il personale operante nell’ UOC? Come può adottare le determinazioni necessarie per il corretto espletamento del servizio e per la giusta garanzia relativa all’appropriatezza degli interventi con finalità preventive, diagnostiche, terapeutiche e riabilitative, eseguiti nella struttura che dirige?
Ecco le dichiarazioni del coordinatore della sub-commissione sui pronto soccorso siciliani, Antonio De Luca, dopo l’audizione del primario dimissionario Sergio Vaccaro:
“Abbiamo ascoltato le motivazioni che hanno portato il primario a gettare la spugna perché – ha tenuto a precisarlo – non c’erano le condizioni minime per lavorare, non solo in sicurezza ma anche in maniera dignitosa, stante la gravissima carenza di personale che – ha riferito il medico – lo ha costretto a turni di lavoro anche di venti o trenta ore, aprendo la strada a un potenziale e notevole rischio clinico per il paziente.
“Non vogliamo accusare nessuno, ma se è vero che nessuna risposta è arrivata dall’assessorato ad una lettera del primario, con la quale il medico denunciava le criticità del reparto che dirigeva, questo sì che è gravissimo.
“Il caso Agrigento, su cui sentiremo anche i vertici dell’Asp è la punta dell’iceberg di un sistema che sta collassando. (…)
“Stiamo correndo a grandi passi verso un punto di non ritorno e il governo regionale nicchia e, a quanto sembra, non risponde nemmeno alle richieste d’aiuto. Non si deve aspettare che ci scappi il morto per muoversi, perché operando costantemente in continua emergenza, questo prima o poi è inevitabile che succeda.
E non si può certo dare la colpa ai medici, cui, anzi, va dato il merito di tenere ancora in piedi un sistema che fa acqua da tutte le parti”.