E’ iniziato il festival dei borghi dei tesori che coprirà i tre week end compresi fra il 26 agosto e il 10 settembre
Si tratta quest’anno di 37 i borghi pronti a scoprire i loro tesori e ad accogliere turisti e visitatori. I quali -come scrive il web-site ufficiale, a titolo esemplificativo- potranno “scoprire cave di marmo dal fascino unico e andare in catamarano sulle rotte dei mercanti inglesi. Passeggiare a mille metri tra ruderi normanni e perdervi tra bagli, ascoltando gli anziani raccontare antiche tradizioni. Assistere a un concerto in un’antica tomba sicana e contare gli animali fantastici su un bassorilievo. Potrete visitare un museo del cinema nuovo di zecca e assaggiare, dovunque, dolci, pizze, pasta fatta a mano e formaggi”.
I comuni dell’agrigentino che si trovano sulle vie dei tesori sono otto: Bivona, Burgio, Caltabellotta, Montevago, Naro, Sambuca di Sicilia, Sant’Angelo Muxaro e Santo Stefano di Quisquina. E vanno a sommarsi agli altri 29 delle varie province siciliane per raggiungere dunque il numero complessivo di 37.
Per visitare tutti e otto i borghi partiranno, ogni week end, uno o più autobus da Palermo, piazza Politeama, con ritorno entro lo stesso giorno negli orari previsti dalla relativa calendarizzazione.
Non ci saranno soltanto visite a monumenti e luoghi, ma ci saranno soprattutto favolose passeggiate e incantevoli esperienze.
BURGIO E LA LAVORAZIONE DELLE CAMPANE IN FONDERIA
Tra le esperienze, merita di essere citata quella dell’arte di creare campane che si svolgerà a Burgio nei sabati dei tre week end. Perché Burgio è il borgo che ospita l’unica fonderia rimasta in Sicilia: quella dei Virgadamoche adesso è passata ad un nipote di Mario Virgadamo, l’ultimo
creatore di campane con quel famoso cognome.
Oggi, la fonderia appartiene al nipote, Luigi Mulè Cascio che ha ereditato l’arte e i segreti di famiglia, aggiungendo le personali migliorie grazie agli studi nell’accademia.
Il processo di lavorazione delle campane è cambiato nel tempo e verrà spiegato a turisti ed appassionati che scopriranno come ogni campana abbia una misura e un’accordatura musicale e si sviluppi su un modello cartaceo, poi trasferito su legno sagomato e su un’asse rotante per crearne la forma, usando anche creta bianca, concime stallatico e canapa per costruire tre pezzi sovrapposti: il maschio, la negativa o falsa campana e la cappa. Le iscrizioni e i fregi sulla parte esterna sono invece realizzati con getti di gesso e cera vergine d’api, con applicazione del disegno in creta a stampo sulla falsa campana. La pennellatura è eseguita con creta bianca e crine di cavallo tagliuzzato. Poi, la fusione a fiamma riverberata, usando stagno e rame rosso per ottenere il bronzo. Infine, pulitura e lucidatura, con attrezzi specifici, e completamento e rifinitura dell’iscrizione con martello e scalpello.
Ecco, chi vuole potrà assistere ad una simulazione di questo processo di lavorazione e costruzione delle campane. Magari dopo aver visitato il cuore medievale e quello barocco di Burgio.
NARO E LE SUE PASSEGGIATE ARCHEOLOGICHE, MEDIEVALI E BAROCCHE
Ci saranno delle passeggiate, in ciascun borgo, per scoprire luoghi e monumenti.
A Naro, per esempio, ci saranno otto passeggiate (una per ogni giornata delle sei programmate) lungo itinerari archeologici, medievali e barocchi, alla scoperta delle catacombe paleocristiane o del castello medievale o delle numerose chiese barocche.
Sempre a Naro sarà aperta la biblioteca feliciana e saranno esposti i pezzi più rinomati del fondo antico, composto da 56 manoscritti, 24 incunaboli, 591 cinquecentine e 3.500 libri editi tra il 1600 e il 1830. Un fondo antico ricchissimo, di cui fanno parte per esempio un manoscritto in pergamena con lettere gotiche e miniature in oro del secolo XII e una bibbia in 8 lingue del 1657.
SAMBUCA: I SUOI LUOGHI E LE SUE RIEVOCAZIONI
Poi, Sambuca di Sicilia, dove c’è davvero tantissimo da vedere: dalle visite guidate all’Antico Frantoio, con degustazione di vini locali, alla biblioteca navarriana; dalla casa di Tommaso Amodeo alla chiesa barocca di Santa Caterina; dalla chiesa madre, terremotata e riaperta, alla passeggiata sul monte Adranone; dallo spettacolo San Francesco e il sultano, con rievocazioni storiche e scenografie suggestive, al museo diocesano e/0 al teatro l’idea; dal palazzo Truncali-Panitteri al palazzo Planeta; dalla pinacoteca Giambecchina alle sculture tessili di Sylvie Clavel; dal laboratorio, con rievocazione storica, dei dolci minni di virgini alle passeggiate fra i vicoli e i cortili saraceni.
CALTABELLOTTA CON L’ANTICA SINAGOGA NEL CORTILE DELLA CASA RABBINICA
Poi, Caltabellotta: con l’antica sinagoga situata nel cortile di una Casa Rabbinica e, pure, con l’Eremo del Pellegrino che racconta, tra leggenda e storia, le grotte del male e del bene e l’impronta del santo che sconfisse il drago.
MONTEVAGO E I RUDERI DEL TERREMOTO
Poi ancora Montevago: coi ruderi del terremoto e soprattutto con quelli della vecchia Chiesa Madre e con l’esperienza del racconto drammatizzato di RussuMalupilu, in un avvincente monologo scritto e recitato da Paride Cicerello.
BIVONA E I LUOGHI DELL’INFANZIA DI SANTA ROSALIA
E Bivona, con il singolare tour cittadino, organizzato dall’associazione Sole Sui Sicani, per far conoscere da vicino i luoghi in cui visse la giovane Rosalia, santa patrona di Bivona e di Palermo. La passeggiata è legata alla storia bivonese di Santa Rosalia, ovvero a Rosalia ragazza, e si terrà proprio nei giorni dedicati ai festeggiamenti del suo culto. A fine percorso ci sarà una piccola degustazione di cubbaita, dolce tipico preparato con miele e mandorle caramellate.
SANT’ANGELO MUXARO E L’ANTICA REGGIA DI COCALO
La passeggiata nel borgo di Sant’Angelo Muxaro farà incontrare famiglie che magari stanno preparando lo strattu, o giovani pastori che portano avanti il mestiere di famiglia giunto ormai alla quarta generazione e oltre. E farà assaggiare olio profumato e piccantino, formaggi deliziosi e pane fragrante, sfingi col miele. E si scoprirà il MuSam, museo archeologico che racconta i Sicani dalla preistoria; l’antica Kamicos, inespugnabile reggia costruita da Dedalo, creatore del labirinto di Creta, per il re Kokalos; la chiesa Madre; i murales che decorano un’intera via e tanto altro ancora.
SANTO STEFANO DI QUISQUINA CON L’EREMO E LA ROVERELLA SECOLARE
A Santo Stefano di Quisquina (dove Andrea Camilleri ambientò il suo romanzo Le pecore ed il pastore) i formaggi genuina e di prima qualità e il latte fresco appena munto sono tesori locali. Soprattutto quelli dell’azienda agro-zootecnica Massaro di contrada Castagna. Dopo la degustazione, il percorso verso il secolare Bosco della Quisquina, sino alla famosa quercia granni, che sta lì da circa 700 anni, in un ammaliante luogo dove, secondo la leggenda, Santa Rosalia eremita in una grotta vicina, andava a pregare quotidianamente. Il percorso è suggestivo e termina all’Eremo di Santa Rosalia alla Quisquina dove si visiteranno, accompagnati da esperte guide locali, la grotta che ospitò la Santuzza (tra il 1150 e il 1162), il santuario e gli ambienti conventuali abitati dalla congregazione di eremiti.
Altro percorso naturalistico suggestivo: quello del monte San Calogero, mentre ricco d’ arte e monumenti è quello che parte dalla Chiesa Madre per arrivare sino a San Vito, attraverso viuzze, piazze, murali, ville e fonti d’acqua.