Una grande lezione di legalità (ma anche di civiltà) da parte del questore di Agrigento, Emanuele Ricifari: le processioni di San Calogero, a Porto Empedocle, il paese di Andrea Camilleri, si sono svolte nel rispetto delle regole e lasciando la mafia fuori dall’organizzazione e dall’esecuzione della Festa.
Un ottimo lavoro di prevenzione, portato avanti dal questore, che era pronto a sostituire i portatori del Santo Nero con i volontari delle parrocchie e con i poliziotti.
E’ andato tutto bene; tutto è fluito con ordine e regolarità, senza scorte da parte delle donne di condannati al 41 bis o degli affiliati e contigui alle organizzazioni mafiose, senza che la statua di San Calò giungesse nelle vie prescelte dai parenti ed amici dei boss, senza soste o inchini davanti a mammasantissima o a madri di mammasantissima.
Tutto diverso rispetto agli anni precedenti e soprattutto rispetto all’anno 2014, quando il quotidiano Repubblica denunciò apertamente che “San Calogero eremita era scortato dalle donne dei padrini al 41 bis” che applaudivano, sceglievano le strade da cui passare col Santo, sovraintendevano alle operazioni delle fermate e degli inchini della vara di San Calogero che ad un certo momento venne poggiata davanti una palazzina dal cui balcone centrale apparve la mamma di un boss “che in mano teneva un cesto pieno di muffolette e di bottiglie d’acqua, per rifocillare i portatori del santo. Che ringraziarono”.
Niente di tutto questo, quest’anno. Anzi, i 14 portatori di San Calò (su circa 90) che avevano problemi di appartenenza o contiguità con le associazioni malavitose sono stati esclusi e non hanno avuto quindi alcun potere durante la processione.
Una lezione di legalità. Una lezione di civiltà.
E quindi c’è oggi la legittima soddisfazione del questore, Emanuele Ricifari, intervistato da Lelio Castaldo, per il suo quotidiano online Sicilia H24 (intervista in questo link).
Ed altrettanto legittimo è lo sfogo dell’on. Carmelo Pace, deputato regionale eletto nel collegio della nostra provincia ed attuale capogruppo della DC all’ARS, il quale afferma senza mezze misure: “Ci schieriamo a sostegno del questore di Agrigento, Emanuele Ricifari, e diciamo fortemente ‘no’ agli inchini dei santi davanti alle case dei boss, così come diciamo ‘no’ ai portatori delle vare che siano pregiudicati per associazione mafiosa o altri gravissimi reati. Occorre un codice etico affinché vengano scongiurate infiltrazioni da parte di criminali nelle feste patronali e religiose e per fare ciò occorre la collaborazione di forze dell’ordine, istituzioni e cittadini“.