AGRIGENTO- Altre due richieste di rinvio a giudizio sono state inoltrate dalla magistratura inquirente per il caso della ragazza morta suicida a 17 anni. La ragazza si tolse la vita poco meno di due anni dopo essere stata costretta a fare sesso di gruppo mentre venivano filmate le scene. Ad accuparsi della drammatica vicenda è il pubblico ministero della procura presso il tribunale dei minorenni di Palermo, Massimo Russo. L’udienza preliminare, davanti al gup Antonina Pardo, è stata fissata per il 10 ottobre.
Gli altri due ragazzi, all’epoca dei fatti maggiorenni, sono imputati già da alcuni mesi: a uno di loro viene contestato anche il ricatto ai danni di una coetanea alla quale sarebbero stati chiesti 500 euro per non divulgare alcune foto esplicite
Il corpo senza vita della ragazzina fu trovato alla Rupe Atenea dove si era lanciata nel vuoto dopo avere annunciato il gesto con un lungo e straziante post pubblicato su facebook.
La squadra mobile, indagando sull’annunciato suicidio, avvenuto il 18 maggio del 2017, dopo avere scartato alcune piste come, ad esempio, quella delle sette sataniche, è risalita ad alcuni video che immortalavano la diciassettenne, due anni prima, mentre faceva sesso di gruppo con quattro ragazzi, di cui due all’epoca minorenni.
I quattro giovanissimi avrebbero abusato delle sue condizioni di inferiorità fisica e psichica “legata al consumo di sostanze alcoliche”. Alla ragazza sarebbe stato intimato di restare ferma e non si sarebbero fermati neppure davanti al suo espresso rifiuto avendo la quindicenne, sostiene l’accusa, pronunciato frasi dal contenuto inequivocabile. “Non voglio”, “non posso”, “mi uccido”, “no, ti prego.. mi sento male”.
Nonostante la ragazza avesse manifestato apertamente il suo dissenso i quattro giovani, a turno, l’avrebbero costretta a subire un rapporto sessuale completo e un rapporto orale mentre la scena veniva filmata con il telefonino. All’accusa di violenza sessuale di gruppo ai danni di minore si aggiunge quella di produzione di materiale pedopornografico.
Ai quattro indagati si contesta di avere realizzato e prodotto materiale pedopornografico con una quindicenne costretta “con violenza e abuso” a subire i rapporti.