L’immagine del videoclip, la cui regia è diretta da Rosario Neri, ritrae alcuni oggetti sospinti sulla spiaggia dalle correnti, o trovati a galleggiare in mare ed appartenti. ai migranti (per lo più bambini e donne)che si trovavano su qualche imbarcazione naufragata a poche decine di metri dalla spiaggia.
Imbarcazioni piena dei numerosi disperati che arrivano nella nostra terra per sottrarsi alla miseria, alle guerre ed ai regimi totalitari, vittime di persecuzioni e di violenza, nella speranza di una migliore prospettiva di vita. Per comprendere meglio il contenuto di questo progetto musicale, vi lascio alla prefazione, contenuta nel libretto allegato al CD, del caro amico giornalista Gianni Nicola Caracoglia.
“Mari matri”, la Sicilia è un “mare madre” che accoglie e nutre.
di Gianni Nicola Caracoglia
Il mare accoglie e nutre, quindi è madre per Peppe Calabrese, Il mare unisce i paesi che separa, scriveva nel XVIII secolo il poeta inglese Alexander Pope, ed il Mare Mediterraneo cui si riferisce Calabrese non è più “Nostrum”, strumento di potere, ma “Suum”, loro, di coloro che sull’Isola vengono da lontano: “E vennu e vennu e vennu di luntanu / picca è la forza / assai è lu curaggiu” canta Calabrese nella title-track che apre l’album, una ballata cullata dalla quieta vitalità del clarinetto e dalla dolcezza della fisarmonica. Il mare-madre tutti bagna, culla i bambini, il suo blu è l’unico colore ufficiale di tutti i vessilli in navigazione, ed è beneaugurante: “Sali di lu mari vinci la mala sorti”.