Del magnifico percorso d’arte urbana realizzato a Naro abbiamo parlato in appositi servizi di questa testata: da ultimo, qui. Adesso invece un’intervista all’ideatore e creatore di quel percorso.
Professore Vinciguerra vuole com’è nato il progetto di questi murali a Naro, nella via Vanelle?
–Il progetto di Via Vanelle nasce dal desiderio e dalla necessità di creare in quell’area elementi di richiamo e di interesse culturale; desideravamo che questo quartiere di Naro, un nucleo importante della città, tornasse a essere valorizzato e diventasse un vero e proprio museo a cielo aperto. Questo è il secondo anno dell’iniziativa, e le pareti superstiti dalle demolizioni stanno continuando ad accogliere diverse opere. Già da quest’anno abbiamo assistito, mentre lavoravamo lì, ad un alto numero di visitatori arrivati da diverse parti del mondo per ammirare la nuova realtà espositiva e culturale di Via Vanelle.
E di fatto come si è concretizzato questo progetto?
-Nel rispetto di nuovi interventi pittorici su aree vincolate da interesse storico, abbiamo messo a punto dei supporti mobili, quindi rimovibili in qualunque momento. Essi sono frutto di anni di ricerche e sperimentazioni e ci siamo avvalsi, nella loro preparazione, di materiali naturali come la calce idraulica NHL 3,5 e leganti a base di silicato di potassio. Questi elementi garantiscono lunga vita alle opere.
Hanno un trait d’union i murali della via Vanelle? Hanno cioè un comune messaggio da trasmettere?
-Non credo in un’arte basata sulla comunicazione, ma nell’arte come evento culturale. In questo caso siamo davanti a un’iniziativa in cui l’arte si manifesta in una nuova funzione, che sta proprio nell’esposizione pubblica permanente delle opere, fatto che consente un incontro non elitario con i cittadini, e rende l’operazione totalmente visibile a tutti permanentemente, senza distinzioni. Al contempo anche noi abbiamo modo di conoscere meglio la cittadinanza attraverso l’interazione della stessa con i nostri lavori. Questa è la caratteristica di quella che chiamiamo “arte pubblica” nel senso più alto del termine, appunto un luogo aperto a tutti.
E gli altri murali? Per esempio, quello di Rosario Livatino nella facciata della scuola secondaria di primo grado?
-Il dipinto sulla facciata della scuola media di Sant’Agostino è un omaggio all’eroe e al beato Livatino, al modello di uomo coerente con i dettati della legge degli umani e con la legge di Dio. È stato pensato come un emblema all’entrata della città – in questo modo, con la sua effige, si dichiara Naro città della legalità; Livatino guarda chi entra e noi guardiamo lui, ricordandoci il pegno pagato da un giovane che aveva un ideale.
Aveva avuto altre esperienze simili a queste di Naro, altrove?
-Certo, le esperienze sono state molteplici negli ormai 15 anni di attività di arte pubblica che ci hanno visto coinvolti sia in Italia che all’estero: solo per elencarne alcune, le scuole dell’Isola del Giglio, il Monastero di Trojan in Bulgaria, l’Istituto Franz Kafka di Merano, la Pro Loco di Roccatederighi (GR), l’istituto Comprensivo Umberto I di Pitigliano presso la sede di Castell’Azzara (GR), il comune di Guardistallo (PI), l’Ospedale “Piero Palagi” di Firenze, e il borgo di Campiglia Marittima (LI); con quest’ultimo abbiamo costruito un rapporto pluriennale che ha portato alla realizzazione di un articolato percorso culturale e artistico. Le collaborazioni come vedete sono state numerosissime. Ma è da notare che l’interesse nell’arte pubblica è in ascesa e la domanda è in crescita: molteplici sono le richieste da parte di comuni e realtà locali di avviare collaborazioni volte a valorizzare il proprio territorio e le proprie identità culturali attraverso opere che realizzino la condivisione tra artisti, committenza e cittadini.
Non avranno bisogno poi di cura e manutenzione queste opere del percorso d’arte della cosiddetta vaneddra longa di Naro? E’ un percorso a cielo aperto, sottoposto alle calure estive e alle intemperie invernali…
-Le opere necessitano di regolare manutenzione come ogni manufatto situato all’esterno; è comunque da specificare che i materiali da noi utilizzati sono il frutto di lughe ricerche condotte in Accademia e mirano alla massima longevità delle opere, le quali sono pensate fin dall’inizio per avere una forte resistenza alle intemperie e agli agenti atmosferici, utilizzando tinte totalmente minerali, che costituiscono un legame saldissimo con i supporti stessi, che del resto sono sempre realizzati da noi con materiali e intonaci scelti. È inoltre imprescindibile l’aspetto di non nocività dei materiali usati, tutte materie pienamente eco-friendly, che rientrano nell’ambito di una filosofia green nel rispetto delle conclusioni derivate dai crescenti dibattiti degli ultimi anni relativi a una maggiore tutela dell’ambiente e del pianeta, necessità e requisito sempre più indispensabile nell’operare contemporaneo.