Federico III, re di Sicilia dal 25 marzo 1296 al 25 giugno 1337, ha avuto a che fare con la Città di Naro e il suo Castello, ove pare avesse soggiornato e da qui emanato alcuni capitoli del regno, concernenti il buon governo delle città e delle università di Palermo, come riportato nel manoscritto del settecento di Paolo Castelli dal titolo Storia di Naro, custodito nella biblioteca comunale di Palermo. In questo manoscritto, è assunto che il corpo dei 21 capitoli è datum Nari sub parvo nostro sigillo secreto die nono martii septimae inditiones, id est anno 1324.
D’altronde, probabilmente nel 1330, lo stesso Federico III ha fatto costruire la torre maggiore con le due bifore, sul lato occidentale esterno del Castello, nella quale è scolpito lo stemma con le armi gentilizie degli Aragona.
Ecco, ciò è già bastevole per testimoniare come Naro, dove qualche mese fa è stato costituito il Centro Studi Chiaramontani, abbia interesse a far uscire dal dimenticatoio il fondatore del regno di Sicilia più importante e duraturo: quel Federico III di non ci sono immagini né vere pagine di gloria e sua esaltazione.
Se il primo regno di Sicilia è nato nel 1130 con Ruggero II e si è estinto nel 1282 con la rivoluzione del Vespro, il regno di Sicilia più lungo e considerevole è stato il secondo ed ultimo, quello iniziato nel 1296 dall’aragonese Federico III e soppresso soltanto nel 1816 dal borbone Ferdinando I.
Eppure, quel re di Sicilia, quel Federico III sembra essere stato dimenticato da tutti. Persino la sua sepoltura nella cattedrale di Catania è rimasta scordata da tutti, confusa con quella di altri personaggi della famiglia reale suoi discendenti.
Eppure Dante, nella Divina Commedia, al canto III del Purgatorio, si riferisce a re Federico III come l’onor di Cicilia (l’onor di Sicilia).
Tuttavia, di questo vero e unico grande re di Sicilia c’è una sola immagine riconosciuta, quella del mosaico cui nell’abside centrale del Duomo di Messina, ove appare giovanetto e belloccio. Non ci sono altre immagini di lui.
Ma “qualche anno fa, durante il corso di ricerche storiche” -dice Calogero Saverio Vinciguerra, presidente del Centro Studi Chiaramontani– “abbiamo trovato negli archivi della Biblioteca Nacional de España di Madrid, un disegno di ridotte dimensioni, ma di ottima fattura, nel quale è visibile un uomo con barba e corona che sfoggia un grande cartiglio dove troviamo rappresentato l’emblema del Regno di Sicilia”.
“È molto probabile” -aggiunge il prof. Vinciguerra– “che la figura rappresentata sia proprio quella di Federico III che troviamo nell’atto di esibire, con gesto elegante, il simbolo del proprio regno”.
“Il ritrovamento di questo preziosissimo disegno” -osserva a sua volta Mariella Lo Bello, vice presidente del Centro Studi Chiaramontani– “rappresenta una grande scoperta proprio per la scarsità di testimonianze iconografiche sul re di Sicilia”.
Da qui, l’idea di incaricare l’artista italo-albanese Kristian Lepuri, dell’Accademia di Belle Arti di Firenze, di realizzare un’opera pittorica da collocare in una nicchia presente all’ingresso del Castello Chiaramontano di Naro, con l’obiettivo di riprodurre nel modo più fedele possibile, ma in scala più grande, il disegno originale. “Attraverso questa operazione è stata resa fruibile a tutti un’immagine rimasta fino a ieri nascosta tra le pagine di un antico volume, ma che è patrimonio della storia e della cultura siciliana”- osserva il sindaco di Naro, Mariagrazia Brandara.
Il dipinto (formato di 120 x 250 cm) è già collocato all’interno del castello, ed è sin da ora fruibile da tutti coloro che amano l’arte e cultura e da chiunque vorrà visitare la città di Naro e il suo castello.
Sulle probabilità che il dipinto riproducente il disegno custodito nella biblioteca madrilena raffiguri davvero Federico III torneremo con interviste e approfondimenti.