C’è nei favaresi una sorta di rassegnazione su tutti i problemi della città che il Clero ha avvertito e sul quale vuole fortemente intervenire per trasformare la loro arrendevolezza e rassegnazione in coinvolgimento e partecipazione attiva nelle soluzioni.
Il capitano Leonardo Mirto da pochi mesi comandante della Tenenza dei Carabinieri di Favara, tra i primi suoi interventi, almeno per quelli a noi noti, ha voluto conoscere lo stato dell’arte del centro storico.
L’ufficiale dell’Arma ha aperto il vaso di Pandora e ha avuto piena visibilità da parte dell’opinione pubblica la vergona dell’inferno della zona a valle della Chiesa Madre, tra le vie Reale e Fonte Canali.
Ovviamente, i sacerdoti si sono sempre occupati della particolare problematica offrendo assistenza e ascolto ai residenti. Hanno fatto quello che hanno potuto e continuano a fare, mentre dentro il vaso aperto dal capitano Mirto c’è altro, sul quale il volontariato non può fare nulla. C’è una parte del paese abbandonata a se stessa: abitazioni pericolanti, carcasse di auto, sudiciume, discariche abusive di rifiuti e l’elenco è lungo. Dentro questa sorta di favela ci vivono donne e uomini, famiglie.
E se la politica sul prezioso lavoro e sui risultati del capitano Mirto non ha avuto ne lacrime, ne sorrisi, forse per un suo avvertito senso di colpevolezza, i sacerdoti dal canto loro, hanno voluto parlarne e affrontare la problematica.
Don Calogero Lo Bello, a tal proposito, ha convocato una riunione del Clero che si è tenuta nella parrocchia BMV Mediatrice di tutte le Grazie alla quale hanno partecipato tutti i parroci di Favara.
Mi scuso fin da subito con i sacerdoti che mi leggeranno, ma chi scrive si sforza di raccontare i fatti da laico e sicuramente non focalizzerà come meritano gli aspetti strettamente ecclesiali dell’incontro.
Tornando alla nostra notizia, i politici, è risaputo, sono portati più alle parole che alle azioni concrete, se non fosse così, adesso, non staremmo a parlare dell’inferno del centro storico, generato dall’abbandono figlio dell’indolenza di chi amministra storicamente la città.
Il Clero ha un modo tutto diverso, per fortuna, ad affrontare le criticità: non parla tanto per parlarne, ma per accendere il faro dell’attenzione sul problema e lasciarlo acceso finché rimane tale.
Una prima azione tra le tante che saranno organizzate dai parroci sarà un convegno che si svolgerà nella prossima Quaresima attraverso la collaborazione dell’Area del Consiglio Pastorale Cittadino (CPC), presieduto da don Calogero Lo Bello, “che sicuramente – scrive don Diego Acquisto nel suo SanVito.it – cercherà di coinvolgere, tanti Cittadini sensibili ed altre persone qualificate di buona volontà, unitamente alle Autorità preposte, a partire dalla Civica Amministrazione, perché si passi davvero al concreto, per evitare possibili ed irreparabili disastri”.
E Favara ha già vissuto il suo irreparabile disastro 14 anni fa, con la tragedia di Via del Carmine con il crollo di un’abitazione che si portò le vite delle sorelline Bellavia. Da allora ad oggi poco è stato fatto.
Adesso c’è l’impegno dei parroci che chiamano i cittadini alla partecipazione, chiedendo loro di mettere da parte la rassegnazione in una sorta di: Non abbiate paura.