La Corte dei Conti per la regione siciliana aveva sentenziato, in primo grado, la prescrizione del danno erariale di euro 131.861,91, in capo alla dirigenza del CUPA (Consorzio Universitario Provincia Agrigento), per le spese di rappresentanza, missioni, telefonia del professore maltese Joseph Mifsud, presidente pro-tempore del CUPA medesimo.
In secondo grado, invece, la Corte dei Conti ha dovuto sentenziare la nullità degli atti d’accusa della procura regionale della stessa Corte. Infatti, la procura aveva archiviato nel 2012 la stessa identica vicenda, ritenendo insussistente qualsivoglia irregolarità. Di qui, la nullità degli atti della procura, vigendo il principio processuale del ne bis in idem, in base al quale è vietato l’avvio d’una nuova iniziativa giudiziaria dopo la formazione del giudicato o, nel caso di specie, dopo il decreto di archiviazione.
E’ stato lo studio legale Rubino a trovare il bandolo della matassa in occasione del patrocinio assunto a favore dell’agrigentina Olga Matraxia che all’epoca era dirigente del settore degli affari generali presso il CUPA.
Ma ecco I fatti.
La procura regionale della Corte dei Conti, nel maggio 2021, contesta alla dottoressa Matraxia, in solido con altri dirigenti del CUPA, un danno erariale per presunti presunti addebiti commessi da Joseph Mifsud durante gli anni della sua presidenza. Quest’ultimo avrebbe distratto per spese varie di cosiddetta rappresentanza ( taxi, cene, biglietti aerei, bar, souvenir, soggiorni in hotel, telefonate, missioni, caramelle e cioccolatini) ben 131.861,91 euro quale importo totale, del quale la somma di euro 78.653,95 veniva dalla procura addebbitato ad Olga Matraxia, in quanto dirigente del CUPA che aveva omesso controlli approfonditi e riconosciuto petanto quali legittime quelle spese .
La dirigente CUPA, al fine di dimostrare l’infondatezza delle accuse a lei mosse, ha così dato mandato agli avvocati Girolamo Rubino e Rosario De Marco Capizzi. I quali hanno preliminarmente eccepito la prescrizione del presunto danno erariale, evidenziando come il termine di prescrizione decorra a partire dal momento in cui l’amministrazione sia nelle condizioni di conoscere l’asserito pregiudizio cagionato dai propri dipendenti.
Gli stessi avvocati difensori hanno messo in risalto come -nel caso di specie- l’Amministrazione fosse in grado di conoscere l’asserito danno già a partire dal marzo del 2011 quando, su specifica richiesta avanzata dal Comune di Agrigento e dalla Camera di Commercio di Agrigento, soci del CUPA, era stata trasmessa a tali Enti l’elenco completo di tutte le spese poste in essere da Joseph Mifsud durante il suo mandato.
Inoltre, i difensori di Olga Matraxia sono entrati nel merito della vicenda con articolate e significative difese che il giudice contabile non ha preso in considerazione, dal momento che ha immediatamente accolto le tesi esposte in via preliminare dagli avvocati Rubino e De Marco Capizzi, dichiarando prescritto il presunto danno contestato dalla Procura (sentenza Corte dei Conti Sicilia-sez. giur. del 26 gennaio 2022).
Ma la procura ha insistito proponendo appello avverso la sentenza di primo grado che aveva dichiarato la prescrizione dell’asserito danno erariale.
La dottoressa Matraxia, quindi, ha dovuto conferire un nuovo mandato difensivo agli avvocati Girolamo Rubino, Giuseppe Impiduglia e Massimiliano Valenza. Questi, con la comparsa di risposta, hanno evidenziato la correttezza della sentenza di primo grado e, anzi, sulla base di documentazione rinvenuta soltanto nel corso del giudizio di appello, si sono accorti che la procura regionale, già nel 2012, aveva emesso (con riferimento alla medesima fattispecie) un provvedimento di archiviazione, ritenendo insussistente qualsivoglia irregolarità.
Così gli avvocati Rubino, Impiduglia e Valenza hanno eccepito la nullità e/o l’inammissibilità dell’appello della procura regionale per violazione del principio processuale del ne bis in idem che peraltro trova specifica disciplina in una norma dell’ordinamento giudiziario della responsabilità contabile.
Ed infatti la procura poteva riaprire l’istruttoria soltanto con decreto motivato ed esclusivamente là dove fossero emersi, successivamente, elementi nuovi oppure sussistessero elementi preesistenti ma occultati.
Cosa non accaduta.
Pertanto i difensori della dottoressa Matraxia hanno chiesto la nullità della citazione di primo grado e dell’appello della Procura.
La Corte dei Conti/sez. giurisidizionale di appello, condividendo l’eccezione dell’avv. Rubino e degli avvocati Impiduglia e Valenza, ha così dichiarato nulli gli atti della pubblica accusa e per l’effetto
la dottoressa Matraxia non dovrà affatto pagare il presunto danno contestato pari ad euro 78.653,95.