Marco Zambuto è stato intervistato dal TG1 per raccontare la sua esperienza di sindaco di Agrigento condannato in primo grado per abuso d’ufficio ed assolto con formula piena in appello.
Quella condanna in primo grado lo ha riguardato per piccoli episodi legati alla fondazione del teatro Pirandello e consistenti in incarichi di modico importo per la sagra del mandorlo in fiore del 2012.
Marco Zambuto, dopo la condanna in primo grado si dimise da sindaco, senza aspettare la sospensione prevista dalla legge Severino.
In altri termini, quella condanna ingiusta in primo grado stroncò la brillante carriera politica di quel giovane e dinamico avvocato che stava amministrando molto bene la propria città.
Era infatti al suo secondo mandato, essendo stato riconfermato sindaco (dopo il primo mandato iniziato nel 2007) nel maggio del 2012 al primo turno con oltre il 41% dei voti dei suoi concittadini.
Adesso ha voluto raccontare la sua esperienza al TG1 proprio mentre il dibattito sull’abrogazione del reato dell’abuso d’ufficio tiene banco.
Il reato è previsto dall’art. 323 del codice penale e consiste nel procurare a sé o ad altri un ingiusto vantaggio patrimoniale (o un ingiusto danno ad altri) nell’esercizio delle proprie funzioni di pubblico ufficiale o di incaricato di pubblico servizio e contravvenendo a una legge che non lascia margini di discrezionalità.
E’ un reato residuale di carattere pressoché generale in cui possono essere fatte rientrare ipotesi d’ogni tipo che poi -nella quasi totalità di casi- si risolvono in una bolla di sapone e quindi (secondo le statistiche più aggiornate) si concludono con l’archiviazione o con l’assoluzione in favore degli indagati o degli imputati.
Ecco le dichiarazioni di Marco Zambuto al TG1:
“Sono stato condannato per abuso d’ufficio ad una pena di un mese e 10 giorni circa dal tribunale di Agrigento. Era uno dei primissimi casi, se non il primo caso, di applicazione della legge Severino che mi avrebbe sospeso dall’incarico.
Consapevole che un sindaco delegittimato non può assolutamente amministrare la propria città, decisi di dimettermi immediatamente
La corte di appello, qualche mese dopo, mi ha assolto con formula piena
E’ costata molto, è costata molto in termini personali, perché subisci un’onta di fronte a tutta la tua città, a chi ti ha votato, a chi ha riposto in te la sua fiducia.
Ritengo che l’abrogazione del reato di abuso d’ufficio sia un fatto significativo, se si vuole che i sindaci amministrino le proprie città.
I cittadini chiedono ai sindaci la soluzione di mille problemi e spesso il reato di abuso di ufficio diventa un limite alla soluzione dei problemi, alla soluzione di vicende amministrative” .