Alessandro Pitruzzella
La mancata riscossione della bollettazione della TARI del comune di Favara, relativa agli anni che vanno dal 2016 al 2023, ha prodotto una montagna di crediti non riscossi pari a circa 35 milioni di euro.
A questi andranno aggiunti quelli accertati e non riscossi dall’Organismo Straordinario di Liquidazione, nell’ambito della procedura di dissesto finanziario dell’Ente, alla data del 31.12.2015, pari a circa 22 milioni di euro, che a breve, a seguito, si spera, dell’approvazione del rendiconto di gestione, a chiusura della procedura di dissesto, verranno riversati nel bilancio in bonis in corso di esercizio, per la riunificazione dei due bilanci.
Dunque, 57 milioni circa di crediti di dubbia esigibilità che causeranno un secondo dissesto finanziario, appena verrà chiuso il primo, in grave sostanziale e reale deficit. Ciò determina non solo una grave crisi di liquidità, ma anche l’impossibilità di approvazione dei bilanci ancora mancanti, dal 2021 a oggi.
Questo impedisce anche la stabilizzazione dei precari, ed è rimasta inattuata la rimozione delle cause che hanno determinato il primo dissesto, in primis e soprattutto la mancata riscossione dei crediti, in particolare la TARI.
Se il comune è andato in dissesto, principalmente, per mancanza di liquidità, qual è oggi la condizione diversa dall’anno 2015? Nulla, anzi è peggiorata perché nel 2015 i crediti non riscossi ammontavano a circa 23 milioni di euro e oggi sono 57, più che raddoppiati.
Però, tranquilli, va tutto bene.