Sabato 27 gennaio alle ore 10:00 presso la palestra dell’I.C. “Falcone Borsellino”, diretto da Maria Vella, si svolgerà la manifestazione “Giorno della memoria – Per non dimenticare” in collaborazione con la Prefettura di Agrigento e l’Archivio di Stato.
Sabato 27 gennaio 2024, alle ore 10.00, presso la palestra dell’Istituto comprensivo “Falcone Borsellino”, con ingresso da via Olanda, avrà luogo la manifestazione “Giorno della memoria – Per non dimenticare”, in collaborazione con la Prefettura di Agrigento e l’Archivio di Stato.
Durante la manifestazione, che vuole sottolineare il valore della memoria ricordando il sacrificio di
milioni di uomini e donne vittime dell’Olocausto, gli alunni presenteranno “Voci da una scuola elementare”: storytelling tratto dal progetto ideato dall’Archivio di Stato di Agrigento.
Il momento ufficiale della manifestazione sarà il conferimento, da parte di S.E. dott. Filippo Romano, Prefetto di Agrigento, di una medaglia d’onore (L.296/2006) alla memoria del militare favarese Calogero Cinquemani, deportato nel lager di Bischofshofen (Austria) dal 10/09/1943 al 07/05/1945. Sarà il figlio Pasquale a ritirare il prestigioso riconoscimento per il quale aveva inoltrato istanza.
Alla cerimonia interverranno anche il Sindaco di Favara Antonio Palumbo, la Direttrice dell’Archivio
di Stato dott.ssa Rossana Florio, il Presidente dell’Istituto di Studi e Ricerca “Marrone” prof. Rosario Manganella ed il Dirigente dell’Ambito territorile Agrigento USR dott.ssa Maria Buffa.
La manifestazione sarà presentata dal giornalista Giuseppe Moscato.
Lo storico Pasquale Cucchiara ha rintracciato il sig. Pasquale Cinquemani che gli ha rilasciato un’intervista alla presenza del segretario della locale sezione ANPI Carmelo Castronovo e gli ha permesso di scattare delle foto (che si allegano) ad alcuni documenti conservati gelosamente.
Si riporta di seguito quanto appreso da Cucchiara circa la storia del militare favarese Calogero Cinquemani che sarà insignito della medaglia d’ onore:
“Dopo aver letto la scheda della prefettura ‐ scrive Pasquale Cucchiara ‐ ho constatato che nel mio archivio personale, dove custodisco circa 50 nominativi di compaesani che sono stati prigionieri di guerra un po’ in tutti i continenti, dall’Europa all’Africa, dall’Oceania all’America, non figurava il nome di Calogero Cinquemani.
Secondo le fonti di cui sono in possesso,‐ aggiunge‐ questo nominativo non risulta in alcun registro e oggi siamo a conoscenza della sua storia grazie al figlio Pasquale che ha conservato i documenti, li ha fatti tradurre e si è impegnato affinché la storia di suo padre venisse riconosciuta ufficialmente dallo Stato. Conosco la famiglia Cinquemani praticamente da sempre ed è stato semplice rintracciarlo e convincerlo a rilasciarmi un’intervista alla presenza del segretario della locale sezione ANPI Carmelo Castronovo.
Calogero Cinquemani ‐ illustra Cucchiara ‐ è nato a Sciacca il 10/01/1917 da genitori favaresi in quanto il padre lavorava nella costruzione dell’asse ferroviario Agrigento – Castelvetrano e preferiva stabilirsi, insieme alla sua famiglia, nelle immediate vicinanze del posto di lavoro.
Il regime fascista lo chiamò alle armi per ben due volte: dal 31/03/1937 al 16/06/1939 nel 7` Reggimento Genio come autiere e nella seconda guerra mondiale dal 09/03/1940 al 10/09/1943, data in cui venne catturato e internato in territorio tedesco.
Infatti, con l’armistizio di Cassibile dell’8 settembre 1943, l’Italia si arrende incondizionatamente alle forze Alleate e si disimpegna a continuare la guerra al fianco dei nazisti. La reazione del Führer fu durissima tanto che migliaia di militari italiani vennero catturati e internati nei campi di concentramento, altri, come la divisione Aqui a Cefalonia, vennero trucidati. In quei giorni frenetici, il signor Cinquemani si trovava a Udine e venne catturato, insieme ad altri commilitoni, e trasferito nel campo di concentramento di Bischofshofen in Austria.
In un primo momento venne considerato prigioniero di guerra e, solo successivamente, come internato militare. Nella prima condizione, come spesso raccontava al figlio Pasquale, vissero momenti veramente drammatici a causa della mancanza di cibo. Non a caso si arrangiò a sostentarsi con bucce di patate, da cui ricavava anche il macco, e pane raffermo ammorbidito con acqua. Con il riconoscimento dello status di internato militare le sue condizioni migliorarono: infatti, venne impiegato come calzolaio in cambio di una più o meno regolare distribuzione di cibo. In prossimità della capitolazione della Germania, i nazisti aprirono le porte di diversi campi di concentramento e i prigionieri furono liberi di ritornare nelle loro case. Calogero, insieme ad un gruppetto di ex prigionieri meridionali, decisero di recarsi a piedi e con mezzi di fortuna nel distretto militare più vicino, ovvero quello di Udine, per testimoniare e documentare la loro terribile esperienza e per rassicurare i familiari in ansia.
Nei pressi del capoluogo di provincia friulano, furono intercettati dai partigiani locali indispettiti da questo piccolo gruppo di giovani che si riparava dalla fitta pioggia sotto un ponte. Alcuni suggerirono di fucilarli sul posto ma, quando compresero che quei ragazzi erano stati prigionieri in Germania, li lasciarono passare. Ritornato a Favara, Calogero continuò l’attività di calzolaio e, specie ai più piccoli e agli amici, raccontava la sua terribile esperienza di prigioniero condannando fermamente la guerra e le sue brutali atrocità.
Calogero morì a Favara il 14/08/2006.
La sua storia, ‐ conclude Pasquale Cucchiara‐ insieme a quella dell’amico Lillo Vaccaro, di Antonio Galiano e tanti altri, dimostra che l’impegno per la pace passa anche tramite il dialogo tra le generazioni e dalla conoscenza della storia”.