Gli operatori sanitari che lavorano più di sei ore hanno diritto al buono pasto.
Lo stabilisce una sentenza del giudice del lavoro del tribunale di Agrigento, che ha ha condannato l’Asp di Agrigento all’erogazione dei buoni pasti relativi all’ultimo quinquennio a 4 infermieri che avevano avviato l’azione giudiziaria col conforto del sindacato NurSind.
Secondo il giudice, Alessandra Di Cataldo, il buono pasto deve essere erogato per ogni turno eccedente il normale orario di lavoro di sei ore giornaliere, in conformità al contratto collettivo e nella prospettiva di assicurare il benessere psico-fisico del lavoratore.
Il sindacato NurSind, per voce del suo segretario provinciale Salvatore Terrana, informa che nel dettaglio l’ASP di Agrigento “è stata condannata a pagare circa 8 mila euro per i buoni che avrebbe dovuto erogare dal 2018 al 2022, oltre le spese legali ammontanti a circa mille euro per ciascuna delle cause”.
Ovviamente, l’ASP dovrà pagare quanto prescritto dalla sentenza.
Ma potrebbe determinarsi autonomamente a pagare i buoni pasti non prescritti anche a tutti gli altri operatori sanitari che ne faranno richiesta bonariamente senza ricorrere al giudice.
Diversamente, in linea teorica, questo precedente “apre le porte a una raffica di ricorsi in merito a una rivendicazione che riteniamo sacrosanta” -afferma il segretario provinciale del Nursind Salvatore Terrana, auspicando che “si possa sanare al più presto questa anomalia contrattuale per salvaguardare il diritto dei lavoratori a beneficiare del buono pasto quando effettuano turni di almeno sei ore”.