Vincenzo Priolo
Partendo dal noto storico e scrittore britannico, William Dalrymple, che ha scritto un intrigante reportage per il Financial Times, in cui racconta la sua esperienza in Puglia, “sulle tracce di antichi re e castelli”, viene alla memoria l’imperatore del Sacro Romano Impero e il suo legame con il sud Italia e con la passione per la poesia e la scienza.
Appartenente ad una dinastia cosmopolita, amica dell’Islam, Federico e, in seguito, il suo figlio prediletto Manfredi, hanno reso il Regno di Sicilia un luogo di dialogo. In particolare Naro, città che sin dal medioevo ha visto convivere pacificamente varie razze (greca, araba, ebraica, normanna), si è mostrato raro esempio di convivenza e tolleranza anche tra diverse religioni.
Nel castello di Naro,l’imperatore fu ispirato alla scrittura dei 21 capitoli del regno, riguardanti il buon governo delle terre e città del Regno di Trinacria, mentre nella Sicilia palermitana Federico fu ispirato dalla grande tradizione scientifica, fiorita alla corte normanna di Palermo, crocevia di culture diverse, che gli permise di produrre il trattato di falconeria De Arte venandi cum avibus.
L’imperatore venne a contatto con la cultura e la lingua araba. Ma oggi, interrogandoci sulla presenza attuale dell’islam e della popolazione musulmana in Sicilia, dove transitano gli immigrati, le cui cifre sono impressionanti negli ultimi anni, ci accorgiamo che spesso le Istituzioni faticano a riconoscere a gestire i transiti, le accoglienze e le culture religiose.
La Sicilia è ad esempio la prima regione per presenza di minori stranieri non accompagnati. Al 31 dicembre 2021 i minori accolti nella regione sono stati 3.466, pari al 28,2% del totale dei presenti nel Paese.
D’altronde, secondo la professoressa Laura Sabrina Martucci, docente della Facoltà di Giurisprudenza presso l’Università degli Studi di Bari Aldo Moro e coordinatrice del Master su terrorismo, prevenzione della radicalizzazione eversiva, sicurezza e cybersecurity, il traffico umano è uno dei grandi problemi in cui si insinuano il distorto uso della religione con tutte le implicazioni più oscure che impattano sull’Islam e sui musulmani, generando una generalizzata islamofobia, piuttosto che piena tutela dei loro diritti.
Anche Raffaella Scelzi, dottore di ricerca e relatrice al corso di competenze trasversali Terrorismo e on-line child subversive radicalization. Sicurezza e policies di riabilitazione tra diritti, azione psico- sociale e uso dell’intelligenza artificiale, è convinta che sia necessario il coinvolgimento della comunicazione verbale e non verbale al fine di attivare tecniche di proselitismo nei confronti di categorie deboli come i minori.
Ed il sottoscritto, che collabora attivamente con l’Università degli Studi di Bari e in particolare con la professoressa Martucci, ritiene che occorra promuovere nuove iniziative di formazione e studio sul territorio volte a rafforzare e sostenere il contrasto e la prevenzione del terrorismo e della radicalizzazione jihadista proiettata all’eversione violenta, adottando politiche di apertura e processi di integrazione nella comunità.