In un comunicato stampa l’amministrazione comunale scrive che la stessa sta lavorando “perché Favara non debba più conoscere la sete. Su nostra sollecitazione Aica ha in inserito nel piano degli interventi previsti per i prossimi anni, degli interventi per il raddoppio ed il potenziamento del tratto di condotta che rifornisce la nostra città ma, soprattutto, un’attività di studio e ricerca di nuove fonti di approvvigionamento idrico con l’individuazione di pozzi che possano costituire una riserva di emergenza per Favara”.
Il sindaco chiude il comunicato ringraziando “il Cda di Aica per aver ascoltato le nostre richieste: si tratta di un passo importante che potrà condurre la nostra città fuori dal disagio patito ad ogni rottura o riduzione della portata idrica”.
Vanno bene, anzi benissimo, il raddoppio della condotta e le nuove fonti, ma andrebbe sottolineato che, al di là dei sogni, l’attuale condotta può approvviggionare Favara fino a 100 litri al secondo, quando con una fornitura di circa 70 litri al secondo non ci sarebbero disservizi e i turni sarebbero al minimo. Il problema è, dunque, legato alla quantità di approvvigionamento alla città non all’attuale condotta e non al raddoppio della stessa che può sempre essere utile, oggi domani un concorso, ma che al momento non è la causa della sete favarese
Una soluzione? Far tornare l’istituto penitenziario ad essere alimentato dalla Rupe Atenea, dalla città di Agrigento, così com’era nel passato e liberare maggiori quantità di prezioso liquido da destinare a Favara… Meglio sognare