Il Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Messina ha dato esecuzione ad un’ordinanza cautelare emessa dal Giudice per le indagini preliminari presso il Tribunale peloritano, con cui è stato disposto un provvedimento custodiale in carcere e cinque misure degli arresti domiciliari, nei confronti di sei soggetti, facenti parte, a vario titolo e secondo l’ipotesi d’accusa, di una associazione per delinquere finalizzata alla commissione di truffe per il conseguimento di erogazioni pubbliche, di accessi abusivi al sistema informatico, di indebite compensazioni di debiti fiscali e di auto-riciclaggio.
Le investigazioni hanno avuto origine da una denuncia presentata alle Fiamme Gialle da un privato cittadino, che veniva informato da un funzionario dell’Agenzia delle Entrate dell’inserimento, nel proprio cassetto fiscale, di crediti d’imposta per un controvalore di ben 1,3 milioni di euro, riconducibili a lavori di ristrutturazione edilizia, in realtà mai eseguiti.
Sulla base dei primi accertamenti, quindi, i Finanzieri del Gruppo della Guardia di Finanza di Messina hanno
accertato che le agevolazioni fiscali segnalate, riconducibili al “cd. SUPERBONUS 110%”, risultavano cedute,
tramite la piattaforma denominata “cessione crediti” dell’Agenzia delle Entrate, ad una società, avente ad oggetto
la locazione di beni immobili, poi risultata priva di personale e strutture idonee all’esercizio dell’attività.
Più approfondite investigazioni, consistite nello svolgimento di attività tecnica, accertamenti bancari e perquisizioni locali, hanno consentito di ricostruire ulteriori ingenti crediti, inseriti nei sistemi informatici da un unico soggetto e ceduti da soggetti privati, sempre alle medesime società messinesi riconducibili a persone
facenti parte di un solo nucleo familiare.
L’attività criminale ruotava intorno ad un medico di medicina generale di Messina che, sfruttando il rapporto di fiducia che intercorreva con i suoi pazienti, prospettava loro la possibilità di ottenere i contributi statali “Ecobonus” e “Superbonus”, per ristrutturare immobili di loro proprietà.
A tal fine invitava i pazienti a rilasciargli le c.d. credenziali “SPID” – il Sistema Pubblico di Identità Digitale con cui usufruire dei servizi online della Pubblica Amministrazione – così da potere accedere, da remoto, al loro cassetto fiscale, a consegnargli i documenti d’identità, a consentirgli la facoltà di accesso alle caselle di posta elettronica, a conferirgli mandato per la gestione dello smobilizzo dei crediti di imposta conto terzi.
A fronte di lavori mai avviati, il medico, grazie al fondamentale apporto tecnico di un commercialista, operando da remoto nei cassetti fiscali degli ignari pazienti cedenti, riusciva a svolgere la procedura istruttoria dell’Agenzia delle Entrate, mediante l’apposizione dell’obbligatorio “visto di conformità” per far confluire la cessione del credito d’imposta nella piattaforma web “cessione crediti”.
I fittizi crediti così creati venivano poi ceduti ad altri soggetti, tra cui quattro società riferibili al medico ed a suoi parenti, al fine di consentirne la monetizzazione, ovvero la compensazione fiscale con debiti reali.
Il giudice della cautela ha anche disposto la misura cautelare del sequestro preventivo di oltre 37 milioni di Euro,
in parte ancora giacenti, sotto forma di crediti, sulla relativa piattaforma telematica, pari ai profitti generati
attraverso l’attività criminosa oggetto d’indagine.