La vicenda accade nella località balneare di San Leone, ad Agrigento, dove il sindaco Franco Miccichè di professione fa il medico e ritiene dunque si debba prevenire ed eliminare il rischio che possono correre coloro i quali siano affetti da favismo.
Questa patologia, in pratica, coinvolge circa 400 mila persone, in Italia, e consiste nella carenza o nella riduzione della funzione di un importante enzima che può portare il rischio di anemie acute non immuni, soprattutto mangiando fave (specialmente, crude).
In tale situazione, il sindaco Miccichè ha fatto un’ordinanza contingibile ed urgente al fine di prevenire qualsivoglia rischio a carico dei malati di favismo che abitino dalle parti in cui sorge l’orto.
Con questa ordinanza, il sindaco obbliga il proprietario dell’orto ad estirpare e distruggere le fave piantate.
In effetti, le fave -se fossero già belle e fatte- potrebbero essere mangiate o regalate (dal proprietario, ovviamente) anziché distrutte.
E poi: un’ordinanza contingibile ed urgente?
Queste vanno fatte in caso di emergenza sanitaria o di igiene pubblica a carattere locale.
Ci sono gli estremi della contingibilità e dell’urgenza che fanno agire immediatamente il sindaco nella veste di Ufficiale di Governo?
Certo, se il sindaco/medico l’ha fatta…