La prolungata siccità riapre la ferita mai rimarginata di un servizio idrico inadeguato, e, di più, assolutamente precario. E il problema è stato quasi sempre affrontato con pochissima professionalità in un scenario politico con i protagonisti l’uno contro l’altro armati, più per spartire i benefici del potere piuttosto di risolvere una volta per tutte la questione idrica della provincia di Agrigento. Da decenni gira il detto: “nell’Agrigentino l’acqua non disseta, ma arricchisce i furbi” e gli agrigentini, dal canto loro, sanno benissimo quanta verità c’è nel particolare detto.
Fuori dallo scenario politico c’è, per fortuna, chi si batte per affermare il sacro diritto all’acqua. In questo contesto, molte sono le associazioni ed anche singoli cittadini, tra questi ultimi e da tanti anni c’è don Marco Damanti parroco della chiesa Santi Pietro e Paolo di Favara. Un prete di periferia che non ha mai fatto sconti ai politici e ai responsabili del servizio per difendere i cittadini.
“Tutta questa politica – dice don Marco Damanti – che sta aprendo gli occhi ora per il dramma dell acqua e della siccità. Ma questo dramma è recente o c’è da anni e da tanti anni? Come mai la politica non ha fatto nulla in decenni? Come mai visto che siamo un Isola e la più bella del mondo, non si è mai passato di mettere dissalatori? Il dramma di oggi è frutto della mala politica e tavolta una politica viziosa. Il dramma è il poco e quasi niente investito sulle reti idriche e la perdita dell’ acqua dai tubi rotti”.
Come dare torto a don Marco quando in molte città il 50% d’acqua immessa nelle condotte colabrodo si disperde.
“È tempo di una nuova politica- conclude don Marco – ispirata davvero al bene comune e aiutata dagli ordini professionali tecnici per progettare un servizio che rispetti l’uomo in quanto tale e per far sentire al Governo nazionale il grido per una qualità di vita dei siciliani compatibile con il resto degli italiani nel godere di bene essenziale sempre”.