L’acqua è poca e la papera non galleggia.
La distribuzione idrica a Favara avviene, mediamente, per poche ore ogni otto giorni e, dopo mesi di servizio inadeguato, si sono prosciugate le riserve idriche dei privati.
La situazione è, a dire poco, preoccupante e allarmante, perché per mesi si è, anche, retta sulla capacità di accumulo dei recipienti dell’utenza, che adesso sono a secco.
I favaresi, quelli che ne hanno avuto la possibilità, per fronteggiare i “secolari” disservizi, hanno realizzato vasche di accumulo di notevole capacità fino ed oltre 100mila litri, oggi dopo mesi di scarsa fornitura le riserve non esistono più e tutti sono a secco.
Intanto, al di là dei buoni proposti di Palumbo, a Favara arriva un approvvigionamento che varia dai 35 ai 45 litri al secondo, quando ne dovrebbero arrivare 80 litri al secondo.
Aica dimezza l’alimentazione alla città e ai tecnici dell’azienda che gestisce l’acqua pubblica rimane la secca, ora si che ci vuole, scelta o di allungare i turni o di diminuire le ore di fornitura durante la turnazioni.
Mi aiuto con un esempio per essere più chiaro. Circa un anno fa quando arrivavano in città 70 litri al secondo la media delle erogazioni all’utenza era di 5 giorni con una durata di 6 ore. Oggi con l’arrivo a Favara dai 35 ai 40 litri al secondo, i tecnici Aica, per non portare i turni oltre gli 8 giorni, devono diminuire le ore di fornitura.
In teoria e solo in teoria i turni non superano gli otto giorni, in pratica non c’è più il servizio. La stragrande maggioranza dell’utenza è a secco e tra qualche settimana la situazione diventerà pericolosa anche dal punto di vista ordine pubblico, perché, scientificamente, nessuno può accumulare in 2 ore acqua sufficiente a soddisfare le esigenze di una famiglia per otto giorni. Stanno sfidando l’impossibile.