E’ questo il tenore testuale dell’ordinanza, venuta alla ribalta: “Il Sindaco (…) ordina, su tutto il territorio comunale, il divieto di vendita di qualsiasi tipo di oggetto, souvenir, gadget che inneggi o semplicemente richiami “in termini positivi”, in qualunque modo e forme alla mafia ed alla criminalità organizzata”.
Ma che è successo?
Nelle motivazioni dell’ordinanza i presupposti di fatto sono esplicitati per relationem, cioè richiamando la proposta del dirigente competente.
In pratica, il dirigente relaziona che “la Città di Agrigento, oggi promossa capitale italiana della cultura 2025” è “meta di milioni di turisti provenienti da tutto il mondo” e quindi “occorre veicolare l’immagine” di questa Città come contraria “ad ogni forma di simbologie che inneggino o semplicemente richiamino in termini positivi la mafia e la criminalità organizzata”. Pertanto, la vendita di simili souvenir, gadget e prodotti commerciali, nel territorio comunale “mortifica la comunità agrigentina, da anni impegnata nella cultura della legalità e del contrasto alla mafia”.
Di qui, l’ordinanza contingibile ed urgente del sindaco Francesco Miccichè.