di ???????????????????????????? ????????????????????????
A Sciacca vive un personaggio con una storia che sembra strappata ad un racconto pirandelliano.
“Filippu di li testi”, “sciacchitano“, figlio di pescatori, un’infanzia segnata da miseria e analfabetismo. Fattosi giovanotto va a cercare fortuna negli Stati Uniti ma rimedia solo un trauma cranico da scazzottata che finirà per costargli l’equilibrio mentale.
Filippo fa ritorno a Sciacca con un certificato di infermità mentale e acquista un appezzamento di terra in località San Antonio, alle falde del Monte Kronio. Non lo coltiva né vi costruisce chissà quale caseggiato, ma inizia a scolpire in maniera febbrile volti e forme antropomorfe su rami, tronchi, sassi, pareti rocciose, ovunque. Dipinge, scolpisce e scava cunicoli da cui estrarre nuove superfici da scolpire per oltre cinquant’anni, quasi ossessivamente. Deriso dai suoi compaesani, perde ogni contatto con la realtà, mentre la sua mente si popola di volti pietrificati.
Il suo riscatto artistico arriva anni dopo con Jean Dubuffet, teorico dell’Art Brut, che resta colpito dalle sue teste, alcune delle quali oggi esposte proprio al museo dell’Art Brut di Losanna.
Tutte le altre teste, scampate a vandalismi e furti sono ancora lì, nel giardino incantato di Filippo Bentivegna. Il giardino, che per ingressi è secondo solo alla Valle dei Templi, è un museo en plein air in cui tra ulivi, fichi d’india e mandorli emergono le teste enigmatiche, incomprensibili, ammalianti.
Di diverse forme e dimensioni, disposte un po’ ovunque, alcune ammassate a formare piramidi di volti, altre intagliate nei carrubi o negli ulivi.
Chi visita il giardino incantato di Bentivegna è sedotto dalla smania creativa e indecifrabile che le sue teste emanano e rapito dal desiderio irrefrenabile di sapere di più della psiche di un’artista autodidatta e naïf.