Manganella la sua bella figura l’ha fatta, celebrando l'apertura del parco di Giufà con la presenza delle Istituzioni e dei cittadini, utilizzati, come una sorta di comparse per le sue performance .
Fatta l’inaugurazione, il parco è stato abbandonato.
I soliti problemi del buon Sasà, il sindaco dell’apparire, che non riesce ad utilizzare le risorse umane del Comune, come ad amministrare la città.
Questa volta, per nostra fortuna, ci ha evitato il triste spettacolo del sindaco scopatore, film visto nel cimitero di Piana Traversa, a meno che non voglia rispondere all’appello di Mossuto.
“Il Parco di Giufà – a parlare è Giovanni Mossuto – versa in un vergognoso stato di abbandono, l'opera inaugurata poco più di un anno fa, fu progettata e finanziata durante il mio assessorato ai LLPP. Le sterpaglie invadono tutto il parco, con l'approssimarsi del caldo e degli incendi, rischiamo di perdere l'unico parco urbano della nostra città.
Occorrono 20 volontari per intervenire e pulire i giardini. Io ci sto, ne occorrono altri 19”.
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Giufà e la Giustizia
Giufà una ne pensa, cento ne fa!
Una volta ne combinò una talmente grossa che gli uomini di giustizia andarono ad arrestarlo. Il padre di Giufà, informato in anticipo, lo fece scomparire. All’arrivo delle guardie, Giufà non si trovò e così la faccenda si risolse in tanto chiasso e in nulla di fatto.
Ma il nome di Giufà era rimasto scritto sul libro nero della giustizia, e gli sbirri continuarono a cercarlo.
Quando un giorno il padre di Giufà decise di farlo tornare e tenerlo nascosto in casa, si presentarono i gendarmi che gli domandarono:
– Dov’è Giufà?
Il padre rispose:
– Ma insomma, non lo capite che mio figlio è morto? Fatemi il favore di non pensarci più!
Ma sentendo dire al padre che era morto, dal suo nascondiglio urlò:
– Qui mi vogliono imbrogliare! Non sono morto! Alla faccia di tutti, sono vivo e vegeto!
A parte il senso proverbiale, la storia che si racconta può anche assumere il sapore amaro ed eclatante di una città – quella di Favara – la quale si contorna proprio di quell’essenza che la storia di Giufà scompone e compone inesorabilmente.
È la storia attuale di un parco, quello di Giufà e dei Paladini che, dopo essersi visto passare ben tre sindacature, finalmente apre i battenti alla città. Ma: “Una se ne pensa e cento se ne fanno!” – O meglio dire il contrario, per poi: “All’arrivo della gente, il parco non si trovò e così la faccenda si risolse in tanto chiasso e in nulla di fatto”.
Proprio così. Perché, detto francamente, è un parco che trova nella sua inaugurazione una sorta di propaganda dell’aver fatto qualcosa che, in fondo non può dar giusti meriti a nessuno, in quanto costretti nell’attesa del trapasso di ben tre legislature comunali. Una sorta di ulteriore effigie che ha etichettato alle statue rappresentate nel parco che raccontano Giufà e i Paladini il marcare di storie passate e trapassate che finalmente riescono ad essere attuali alla gente.
Ma: “Quando un giorno si decise di farlo tornare e tenerlo nascosto in casa, si presentarono…” – Il popolo domandò: – “Dov’è Giufà?”
Il destino rispose: – “Ma insomma, non lo capite che Giufà è morto? Fatemi il favore di non pensarci più!”
Ed è proprio quello che è successo dopo l’inaugurazione: Giufà è morto e non si ci pensa più.
È d’obbligo volgere al Sindaco e a tutta l’amministrazione comunale il sentito bisogno di questa città:
Favara, un paese abbandonato istituzionalmente a se stesso , un paese immerso da mille problemi, ma che è fatto di tanta gente che vede nelle cose finalmente fatte, che vede quindi nel Parco di Giufà e dei Paladini un futuro migliore da ereditare ai nostri figli.
Chiede che le cose bisogna attuarle, non per farle “morire e non pensarci più”, ma coltivarle, migliorarle, progredirle.
Nel parco mancano i sacchetti dentro i cestini ed è per questo che lo si trova già sporco! L’inciviltà è soprattutto figlia del menefreghismo. Pensiamo anche che la sola pattuglia delle forze dell’ordine che passa da lì per dare un’occhiata non basti per difendere l’incolumità indotta da possibili atti vandalici. Potrebbe essere una scelta proponibile quella di effettuare una convenzione con il servizio di Metronotte, il quale di certo attuerebbe una vigilanza più appropriata, affinché si possano debellare il recarsi di danni che sicuramente hanno un costo superiore al servizio di prevenzione da attuare. Manca poi l’orario che indicherebbe l’apertura e chiusura del parco urbano. A nostro modo di vedere ci sono tuttora delle zone ove mancano delle barriere atte a eliminare pericoli, nello specifico ci sono pendii senza ringhiere che risultano non sicuri e quindi luoghi dove i bimbi non possono essere lasciati assolutamente liberi di giocare. I cancelli la sera rimangono sbarricati e le luci non sono del tutto funzionanti. Pensiamo pure che qui, in questo luogo pubblico si possono attuare tante cose. L’istallare vari cestini per la differenziata; utilizzare il posto per delle manifestazioni continue, a creare una sorta di calendario degli eventi da strutturare interagendo con tutta la città.
Ci vogliamo fermare qui, nel concludere dicendo:
“Ma sentendo dire dal destino che eravamo morti, dall’essere tutti nascosti urlammo:
– Qui ci vogliono imbrogliare! Non siamo morti! Alla faccia di tutti, siamo vivi e vegeti e vogliamo che ci sia una Favara migliore!”