Con 17 astenuti è stata bocciata la censura al sindaco per avere definito un circo l’assise cittadina. Per la cronaca solo in otto hanno votato favorevolmente, mentre cinque sono stati gli assenti.
Il Consiglio approva di essere un circo.
Sono intervenuti nel dibattito il presidente Pitruzzella, Bennardo, Lupo e Antonio Palumbo. Interventi pacati con il solo obiettivo di sanare lo strappo tra l’Amministrazione e il Consiglio comunale.
Antonio Palumbo, nel suo intervento, ha fatto di tutto per convincere i suoi colleghi sulla necessità di ridare la dignità negata al civico consesso di fronte alla città che segue i lavori consiliari, arrivando lui stesso a chiedere scusa e sottolineando di evitare di tirare nel dibattito i nomi di Falcone e Borsellino che non meritano certamente questo destino. Nulla da fare, alla maggioranza sta bene essere un circo equestre.
Del resto, un circo equestre è itinerante, monta e smonta le tende da un luogo all’altro, così come hanno dimostrato di essere non pochi consiglieri comunali, ieri a buttare fiele contro il sindaco, oggi stretti tra le sue braccia. Intanto nulla è cambiato. Non è cambiato il programma e non è cambiata la qualità di vita della città. Allora perché i nostri eroi saltano da una parte all’altra della barricata?
Cerchiamo di rispondere alla domanda. Ieri sera, il buon Sasà rideva sotto i baffi, rassicurato sul risultato finale del dibattito. Sapeva come sarebbe finita. All’interno dell’aula si respirava l’arroganza che è peggiore dei toni alti. E a lavori terminati in tre, non i tre “che pigliano”, ma una rappresentanza degli astenuti che, intanto, aspettavano in piazza, si sono incontrati con il sindaco, per poi riferire al gruppo. Non conosciamo il contenuto delle cose dette, ma si fa in fretta a capire l’arcano. Molto probabilmente saranno andati ad incassare i ringraziamenti e a rimarcare la preziosità del loro appoggio. Ovviamente, sono solo ipotesi. Di certo c’è una politica che ha vita autonoma e distante rispetto alla città, ché il sindaco rideva sotto i baffi in consiglio, mentre sa benissimo di non poterlo fare in Via Agrigento, all’Itria, in Via Kennedy o in Piazza Don Giustino, dove recentemente non ha riso.
Ed è la città che deve risolversi il problema che la danneggia. I favaresi vivono nel disagio per una poco adeguata amministrazione della cosa pubblica. E sanno che il problema non è solo Manganella, che se così fosse, il Consiglio avrebbe in mano la soluzione per risolverlo. I problemi sono, purtroppo, due: Manganella e il Consiglio comunale.
A questo punto, appare necessario spostare la sede del dibattito tra la gente, in città e all’interno dei partiti politici che amano le sorti di Favara. Solo intervenendo direttamente possono mettersi gli argini ai danni della politica.