Coordinamento Titano
I recenti provvedimenti Regionali indirizzati all’Ati di Agrigento hanno (è il caso di dire) agitato le acque dell’opinione pubblica sui possibili rischi connessi ai commissariamenti, paventando un ipotetico colpo di mano da parte della Regione e di Sicilacque per impossessarsi della gestione del SII della Provincia, interrompendo così il percorso virtuoso intrapreso dalla stessa Ati con la scelta unanime di andare verso una gestione Corsortile totalmente pubblica.
La recente smentita a mezzo stampa da parte di Siciliacque consente di quietare gli animi in relazione ai rischi sopra esposti e di interrogarsi invece sui rischi oggettivi che i 440.000 cittadini della Provincia stanno realmente correndo riguardo al loro Servizio Idrico Integrato.
Giova ricordare leggendo sia il D.P.Reg n.510 (nomina del commissario AD ACTA per la redazione del Piano d’Ambito), sia la diffida del 17 febbraio per mano del Dipartimento Acqua e Rifiuti, che è chiara l’intenzione di porre in essere “ogni adempimento necessario e/o utile all’avvio della procedura di affidamento ad un gestore unico d’Ambito, NEL RISPETTO DELLE DETERMINAZIONI Già ASSUNTE DALL’ASSEMBLEA TERRITORIALE IDRICA CON LA DELIBERAZIONE N.9/2019 (Azienda Speciale Consortile)”.
Occorre ribadire ciò perché la decisione dell’Ati in favore dell’azienda Consortile costituisce un PUNTO DI NON RITORNO che consente con ragionevole certezza di metterci al riparo dai rischi di ri-privatizzazione futura, nonostante la chiara percezione comune che quegli interessi siano sempre all’uscio pronti ad approfittare degli spiragli che politica ed istituzioni offrono loro.
Riguardo poi alle accuse mosse alla Regione di concentrare l’attenzione SOLO sulla Provincia di Agrigento con lo scopo di ostacolarne il ritorno all’acqua pubblica basti sapere che negli ultimi tre mesi provvedimenti di diffida e commissariamenti hanno interessato le Province di Caltanissetta, Messina e Siracusa per inadempienze che sono loro proprie, la Nostra dovrebbe occuparsi di rispondere delle sue.
Il fatto che Siciliacque non sia interessata al SII di Agrigento, nonostante vanti con l’(ex) gestore Girgenti Acque un debito di poco meno di trenta milioni di euro può essere asseverato da almeno tre importanti fattori: l’interdittiva antimafia comminata a G.A. e la conseguente risoluzione contrattuale, la separazione che i Commissari Prefettizzi hanno operato tra la precendente gestione e la attuale, e la determinazione dell’Ati di affidare la futura gestione ad un ente pubblico. I Commissari hanno persino cambiato la denominazione del gestore in GESTIONE COMMISSARIALE DEL SERVIZIO IDRICO INTEGRATO A.T.I. AG9 gia Girgenti Acque per segnare una cesura col passato e non rispondere dei debiti contratti dal precedente assetto societario.
Inoltre Siciliacque nel caso in cui arrivasse alla piena gestione della società G.A. non avrebbe diritto a gestire automaticamente il SII perché un articolo della convenzione fa del cambio societario una “clausola risolutoria espressa”.
Tutte le altre notizie di stampa, allarmistiche, a noi sembrano ” strumenti di distrazione di massa ” ai quali i cittadini non abboccano più.
Veniamo allora ai rischi reali espressi chiaramente dagli stessi Commissari Prefettizzi in uno stralcio riportato nella diffida del 17 febbraio: “…nel rappresentare i numerosi inadempimenti dell’ATI e di altri soggetti, (i Commissari) paventano il rischio della SOSPENSIONE DEL SERVIZIO IDRICO INTEGRATO PER DEFICIT FINANZIARIO STRUTTURALE” ed ancora : “PERDURA INFATTI UNA SOSTANZIALE INATTIVITA’ DI CODESTA ATI E SUSSISTE IL RISCHIO DI GRAVI DANNI AMBIENTALI ED ECONOMICI PER IL TERRITORIO”.
Stimiamo siano questi i rischi reali che la popolazione dovrebbe conoscere ed esortiamo una volta ancora l’Ati di Agrigento a non sprecare energie in controproducenti (ed irresponsabili) scontri istituzionali. Dopo il voto sulla Consortile del 27 settembre l’attività dell’ATI si è inabissata in incontri riservati, non ha concertato un cronoprogramma, non ha garantito la trasparenza invocata dalle associazioni. Gli unici rischi che si corrono sono legati all’INATTIVITA’ dell’Ente di Governo dell’Ambito, alla resistenza opposta dai vari Sindaci componenti dell’Assemblea (non solo i Sindaci non consegnatari) i quali faticano ancora a vedere le tragiche conseguenze di cui sopra, esponendo i propri cittadini a danni di portata incalcolabile. Si dedichino piuttosto agli adempimenti contestati dalla Regione e consentano in breve tempo la costituzione dell’ambito UNICO (ex art.164/2014) anche grazie ai commissariamenti del Voltano e del Tre Sorgenti che vi confluiranno, e il passaggio di consegne dalla gestione commissariale al nuovo gestore pubblico corredato di Piano d’Ambito e piano economico finanziario. Ne va della tenuta del SII della Provincia.
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